Mining criptovalute, usati siti governativi e supercomputer

È di queste ore la notizia che siti governativi di Regno Unito e USA sono stati compromessi al fine di infettare gli utenti con programmi illegali per il mining di criptovalute. Nel frattempo in Russia degli scienziati sono stati arrestati per aver utilizzato allo stesso scopo un supercomputer governativo.

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a cura di Alessandro Crea

La febbre per le criptomonete ormai dilaga e non risparmia nessuno. Nelle scorse ore infatti si sono diffuse due notizie che testimoniano di questa smania collettiva: migliaia di siti statunitensi e britannici, anche governativi, erano infatti stati compromessi per diffondere sui PC di chi li visitava programmi per il mining. In Russia invece a finire in manette non sono stati un gruppo di hacker, ma addirittura degli scienziati, che avevano pensato bene di sfruttare per il mining un supercomputer governativo.

Secondo The Register tutti i siti manomessi avevano in comune l'uso del plugin ‎BrowseAloud di TextHelp, che legge i siti Web per le persone con problemi visivi come cecità completa o parziale o condizioni come la dislessia. Al momento però non è noto se a compromettere il plugin sia stato qualcuno esterno alla società o invece un dipendente. Quel che è certo invece è che l'elenco dei siti è piuttosto ampio, si parla infatti di oltre 4200 siti tra cui anche quello della Corte degli Stati Uniti, di diverse università come ad esempio quella di New York e molti altri britannici e australiani con dominio gov.uk e .gov.au.

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Il miner utilizzato invece è il famigerato Monero di Coinhive, un javascript già utilizzato di recente per infestare siti porno e di altro tipo, sempre al fine di sfruttare di nascosto la potenza di calcolo degli ignari visitatori al fine di minare criptovalute.  TextHelp ha comunque già fatto sapere di aver rimosso immediatamente il proprio plugin da tutti i siti in modo da poter prendere le giuste contromisure senza mettere a rischio gli utenti, mentre il National Cyber Security Centre del Regno Unito ha affermato ufficialmente che i siti governativi continuano a funzionare normalmente e non rappresentano un rischio per la sicurezza dei cittadini.

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Gli scienziati arrestati in Russia invece erano tutti membri dell'Istituto di Ricerca di Fisica Sperimentale, un'istituzione prestigiosa e ricca di storia, che tra l'altro ha contribuito alla messa a punto della prima bomba atomica dell'allora Unione Sovietica. La situazione non è ancora molto chiara ma sembra appunto che gli ingegneri abbiano provato a sfruttare le risorse dell'Istituto, principalmente il super computer in dotazione, per fini personali tra cui quello di minare criptovaluta.

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Secondo quanto riportato dalle fonti la potenza di calcolo del super computer raggiungerebbe il PetaFlop ma è difficile dire quanto possa aver prodotto in termini di potenza di mining, inoltre al momento non si sa quanto estesa nel tempo sia stata l'attività. Non c'è dunque nessuna prova di una relazione diretta tra l'utilizzo del super computer e la flessione dell'hash rate (ossia il numero stimato di tera hashes al secondo della rete) dei Bitcoin tra il 6 e il 7 febbraio scorso, anche perché molti media hanno utilizzato impropriamente il termine bitcoin come sinonimo di criptovaluta in generale.

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Insomma ormai quella per le criptovalute è una vera mania, paragonabile forse solo alla frenesia che scatenò nell'800 la corsa all'oro in California, dove migliaia di persone si precipitarono, spesso senza avere realmente idea di cosa fare e come, nell'illusione di arricchirsi. Inutile dire ovviamente che per molti il sogno rimase tale o addirittura si trasformò in un incubo, proprio come sta accadendo adesso insomma.