La Net Neutrality (o neutralità della rete) potrebbe arrivare comunque davanti alla Corte Suprema degli Stati Uniti, nonostante diverse organizzazioni per i diritti digitali abbiano deciso di non presentare ricorso contro una controversa sentenza del 2024. La decisione strategica di Free Press, insieme ad altri importanti gruppi di advocacy, rappresenta un cambio di tattica in una battaglia legale che si protrae ormai da anni e che tocca il cuore del funzionamento di Internet.
Una sconfitta che divide i tribunali federali
Il Sesto Circuito federale ha stabilito che la banda larga deve essere classificata come "servizio informativo" secondo la legislazione americana, ribaltando le regole sulla neutralità della rete imposte dalla FCC nel 2024. Questa decisione si scontra direttamente con le posizioni prese da altri due tribunali federali, creando quella che nel sistema giudiziario americano viene definita una "divisione tra circuiti" - una situazione che spesso spinge la Corte Suprema a intervenire per chiarire la questione a livello nazionale.
La controversia affonda le radici in una precedente vittoria dell'amministrazione Obama: nel 2016, la FCC aveva ottenuto ragione presso il Tribunale del Distretto di Columbia. Tuttavia, il panorama legale è cambiato drasticamente dopo una sentenza della Corte Suprema del 2024 che ha rafforzato il potere dei giudici federali di bloccare le normative quando non concordano con l'interpretazione che le agenzie governative danno delle leggi federali.
Strategie alternative alla battaglia giudiziaria
"La decisione del Sesto Circuito di quest'anno è stata spettacolarmente sbagliata, e le protezioni che ha eliminato sono estremamente importanti", ha dichiarato Matt Wood di Free Press. L'organizzazione ha però scelto una strada diversa dal ricorso: "Piuttosto che tentare di convincere un'agenzia che ha cambiato gestione e una maggioranza della Corte Suprema che si preoccupa molto poco dello stato di diritto, continueremo a lottare per l'accessibilità e l'apertura di Internet nel Congresso, nelle legislature statali e in altri procedimenti giudiziari a livello nazionale".
Insieme a Free Press, anche il Benton Institute for Broadband & Society, l'Open Technology Institute di New America e Public Knowledge hanno annunciato la decisione di non presentare ricorso. Raza Panjwani, consulente senior per le politiche dell'Open Technology Institute, ha spiegato che "anche se il Sesto Circuito ha commesso un errore grave nel ribaltare l'ordine sulla Neutralità della Rete 2024 della FCC, ci sono altri modi per portare avanti la nostra battaglia per le protezioni dei consumatori e la responsabilità degli ISP".
La resistenza degli stati e le prospettive future
Mentre la battaglia federale subisce questa battuta d'arresto strategica, alcuni stati continuano a mantenere attive le proprie normative. La California applica tuttora una legge statale sulla neutralità della rete, sopravvissuta ai tentativi dei fornitori di servizi Internet di farla dichiarare illegale. I tribunali hanno infatti stabilito che gli stati possono regolamentare la neutralità della rete quando la FCC federale non lo fa.
Andrew Jay Schwartzman del Benton Institute ha chiarito che la strategia di non ricorrere ora non significa rinunciare alla battaglia: "La decisione del Sesto Circuito rappresenta una cattiva politica oltre che una cattiva applicazione del diritto. Poiché è in contrasto con le decisioni di altri due circuiti, ci aspettiamo di portare la questione davanti alla Corte Suprema in un caso futuro". Una prospettiva che mantiene aperta la possibilità di un confronto definitivo sulla questione, ma in un momento e con modalità che potrebbero rivelarsi più favorevoli per i sostenitori della neutralità della rete.