Il 2025 viene consacrato da TIME Magazine come l'anno in cui l'intelligenza artificiale ha definitivamente travalicato i confini della ricerca di laboratorio per diventare una forza capace di ridefinire equilibri geopolitici, dinamiche economiche globali e il tessuto stesso dell'informazione digitale. La storica rivista americana ha abbandonato la tradizione di designare un singolo individuo come "Person of the Year", optando invece per una scelta collettiva: gli "Architetti dell'AI", il ristretto gruppo di CEO che dalle loro sedi della Silicon Valley stanno orchestrando quella che TIME definisce senza mezzi termini come uno dei più grandi progetti infrastrutturali fisici di tutti i tempi. Una decisione che arriva in un momento storico in cui, secondo recenti dati Edelman, l'AI incarna speranze concrete solo per una minoranza della popolazione, mentre la maggioranza manifesta crescente ansia economica per le implicazioni occupazionali della tecnologia.
Il riconoscimento, annunciato ufficialmente giovedì mattina dopo che immagini della copertina erano trapelate su Polymarket la sera precedente, abbraccia otto figure chiave dell'industria tecnologica: Jensen Huang di NVIDIA, Elon Musk di Tesla e xAI, Sam Altman di OpenAI, Mark Zuckerberg di Meta, Lisa Su di AMD, Dario Amodei di Anthropic, Demis Hassabis di Google DeepMind e Fei-Fei Li di World Labs. Personalità che TIME descrive come protagonisti di una corsa simultanea "fianco a fianco e gli uni contro gli altri", una competizione che ha catalizzato investimenti miliardari nell'hardware necessario a sostenere i carichi computazionali degli LLM di nuova generazione.
La scelta editoriale rappresenta un cambio di paradigma rispetto agli anni precedenti: nel 2024 era stato Donald Trump a ricevere il riconoscimento per la seconda volta, mentre nel 2023 era toccato a Taylor Swift, la cui tournée "Eras" venne accreditata di aver contribuito a scongiurare una recessione economica negli Stati Uniti. Storicamente, TIME ha sempre riservato il titolo a chi "ha maggiormente influenzato le notizie e il mondo, nel bene o nel male" – un criterio che nel 1938 portò alla controversa scelta di Adolf Hitler, a testimonianza che l'impatto, non la valutazione etica, guida la selezione.
Secondo l'analisi di TIME, il 2025 ha segnato una transizione fondamentale nel dibattito sull'intelligenza artificiale: il confronto su come utilizzare responsabilmente l'AI ha ceduto il passo a uno sprint per implementarla il più rapidamente possibile. Una dinamica che contrasta frontalmente con gli avvertimenti che gli stessi Altman e Musk avevano lanciato negli anni precedenti, quando mettevano in guardia contro la potenziale creazione di "catastrofi impreviste" nella rincorsa ai poteri della tecnologia. La rivista sottolinea come questi leader abbiano di fatto "afferrato il volante della storia", prendendo decisioni che stanno ridisegnando il panorama informativo, l'impatto climatico dei datacenter e le prospettive occupazionali di intere categorie professionali.
L'impatto infrastrutturale della corsa all'AI è tangibile: NVIDIA ha consolidato la propria posizione dominante nel mercato delle GPU per datacenter, con le architetture Hopper e la successiva Blackwell che alimentano i cluster di training dei principali laboratori di ricerca. AMD, sotto la guida di Lisa Su, ha intensificato gli sforzi per competere con le soluzioni Instinct, mentre i colossi del software hanno moltiplicato gli investimenti in capacità computazionale proprietaria. Meta ha annunciato spese per datacenter nell'ordine delle decine di miliardi di dollari, mentre Microsoft e Google hanno siglato accordi per garantirsi forniture energetiche dedicate, inclusa la riattivazione di reattori nucleari dismessi.
La dimensione geopolitica emerge come elemento centrale della narrazione di TIME: lo sviluppo dell'AI ha rimodellato le politiche governative, intensificato la competizione tra Stati Uniti e Cina per la supremazia tecnologica, e accelerato l'adozione industriale di sistemi di machine learning in settori critici dalla difesa alla sanità. La rivista traccia un parallelo esplicito con l'era atomica, definendo l'intelligenza artificiale lo strumento probabilmente più consequenziale nella competizione tra grandi potenze dall'avvento delle armi nucleari – un'affermazione che riflette la crescente consapevolezza del ruolo strategico della capacità computazionale nell'equilibrio di potere del XXI secolo.