Una scoperta dei ricercatori della Penn State dimostra come un approccio controintuitivo – ridurre deliberatamente i livelli di ossigeno durante la sintesi – possa aprire le porte a materiali ceramici completamente nuovi. Il team guidato da Saeed Almishal, professore associato di ricerca che collabora con Jon-Paul Maria, ha sintetizzato sette ossidi ad alta entropia precedentemente sconosciuti, una classe di materiali che incorpora cinque o più metalli diversi e che sta attirando crescente interesse per applicazioni nello stoccaggio energetico, nei dispositivi elettronici e nei rivestimenti protettivi. La ricerca, pubblicata sulla rivista Nature Communications, non si limita a descrivere nuovi composti, ma propone un framework teorico più ampio per la progettazione razionale di materiali ceramici complessi, basato su principi termodinamici fondamentali.
Gli ossidi ad alta entropia rappresentano una frontiera relativamente recente nella scienza dei materiali. A differenza delle ceramiche tradizionali che contengono uno o due elementi metallici principali, questi composti incorporano cinque o più metalli in proporzioni quasi equimolari, creando un "disordine configurazionale" che può conferire proprietà uniche. Tuttavia, la sintesi di tali materiali si è rivelata complessa, specialmente quando si cerca di stabilizzare metalli come ferro e manganese in specifici stati di ossidazione. Il problema centrale identificato da Almishal riguarda proprio il comportamento di questi elementi in presenza di ossigeno atmosferico: in condizioni standard, ferro e manganese tendono a legarsi con multipli atomi di ossigeno, passando a stati di ossidazione superiori che impediscono la formazione della struttura cristallina desiderata.
La soluzione è arrivata manipolando attentamente l'atmosfera all'interno del forno tubolare utilizzato per la sintesi. Riducendo la concentrazione di ossigeno, i ricercatori hanno limitato il numero di atomi di ossigeno disponibili per il legame con i metalli, forzando manganese e ferro a mantenere uno stato di ossidazione 2+ e a formare la cosiddetta "struttura rock salt", in cui ogni atomo metallico si coordina con soli due atomi di ossigeno. Questa configurazione è essenziale per ottenere le proprietà desiderate nel materiale finale. Il primo successo è arrivato con una composizione denominata J52, contenente magnesio, cobalto, nichel, manganese e ferro, che ha stabilizzato manganese e ferro nelle condizioni di ossigeno ridotto.
Dopo questo risultato iniziale, il team ha sfruttato capacità di machine learning sviluppate di recente per valutare rapidamente migliaia di possibili formulazioni. Questi strumenti computazionali hanno permesso di identificare sei ulteriori combinazioni metalliche capaci di formare ossidi ad alta entropia seguendo lo stesso principio di controllo dell'ossigeno. La validazione sperimentale è stata condotta con il supporto di studenti universitari che hanno processato, fabbricato e caratterizzato campioni ceramici solidi per tutte e sette le nuove composizioni. Il lavoro è stato sostenuto dal Dipartimento di Scienza e Ingegneria dei Materiali della Penn State e dal Center for Nanoscale Science dell'università, un centro di ricerca finanziato dalla National Science Foundation degli Stati Uniti.
La verifica della struttura elettronica dei nuovi materiali ha richiesto tecniche analitiche avanzate. Per confermare che manganese e ferro mantenessero effettivamente lo stato di ossidazione 2+ previsto, Almishal ha collaborato con ricercatori della Virginia Tech, guidati dall'assistant professor Christina Rost. Il gruppo ha utilizzato una tecnica di imaging che esamina come gli atomi assorbono i raggi X, permettendo di determinare con precisione gli stati di ossidazione dei singoli elementi e dimostrare la stabilità dei materiali sintetizzati. Questa caratterizzazione ha fornito la prova definitiva che l'approccio basato sul controllo termodinamico dell'ossigeno aveva prodotto esattamente le strutture cristalline e gli stati elettronici previsti dalla teoria.
L'aspetto più significativo della ricerca risiede nella sua generalizzabilità. Come sottolineato da Almishal, la regola principale seguita nella sintesi di questi materiali riguarda il ruolo che l'ossigeno gioca nella stabilizzazione di tali ceramiche. Sebbene lo studio si concentri su ossidi ad alta entropia con struttura rock salt, i metodi sviluppati forniscono un framework adattabile per una gamma più ampia di ossidi complessi chimicamente disordinati, molti dei quali sono attualmente difficili o impossibili da sintetizzare con tecniche convenzionali. La ricerca ha già attirato notevole attenzione nella comunità scientifica, con migliaia di accessi online all'articolo, probabilmente per la sua elegante semplicità: un approccio fondato su principi termodinamici consolidati applicato a un problema apparentemente complesso.
Le proprietà magnetiche dei sette nuovi ossidi ad alta entropia costituiranno il prossimo obiettivo della ricerca. Questi materiali potrebbero presentare comportamenti magnetici inusuali derivanti dall'interazione tra i diversi metalli nella loro struttura disordinata, aprendo potenziali applicazioni in dispositivi di memoria magnetica o sensori. Il team prevede inoltre di estendere gli stessi principi di controllo dell'ossigeno ad altre classi di materiali difficili da sintetizzare, potenzialmente accelerando la scoperta di composti con proprietà su misura per specifiche applicazioni tecnologiche.