Un monitor OLED sottoposto a stress estremo per quasi due anni sta finalmente mostrando i primi segni di degrado della luminosità, ma i risultati del test in corso potrebbero rassicurare chi teme il fenomeno del burn-in. Il canale YouTube Monitors Unboxed ha pubblicato un nuovo aggiornamento sul test di invecchiamento accelerato dell'MSI MPG 321URX, un display QD-OLED da 32 pollici che da 21 mesi viene utilizzato in condizioni deliberatamente punitive per verificare la resistenza della tecnologia OLED ai difetti permanenti dell'immagine.
Tim, il creatore del canale, ha avviato questo esperimento quasi due anni fa con un protocollo che va ben oltre l'utilizzo tipico di un utente normale. Il pannello viene impiegato 60 ore alla settimana principalmente per attività lavorative con interfacce statiche, mantenendo una luminosità fissa di 200 nits con la barra delle applicazioni di Windows 11 costantemente visibile. Il monitor viene inoltre configurato per entrare in modalità di risparmio energetico solo dopo due ore di inattività, una scelta che massimizza l'esposizione del pannello a elementi statici dell'interfaccia.
Dopo 5000 ore di utilizzo, il test ha finalmente registrato il primo calo misurabile della luminosità di picco. Per i primi 18 mesi di test, attraverso sette aggiornamenti successivi, il display aveva mantenuto una luminosità costante di 243 nits. Al ventunesimo mese, le misurazioni hanno rivelato una riduzione del 2% fino a 238 nits, rappresentando la prima evidenza tangibile di degrado della luminosità dall'inizio dell'esperimento.
Gli artefatti di burn-in già presenti sul pannello non sono peggiorati significativamente rispetto all'aggiornamento precedente di quattro mesi fa, anche se rimangono visibili. Il monitor presenta una linea verticale al centro dello schermo e tracce evidenti nella zona dove si posiziona la barra delle applicazioni di Windows. Anche la temperatura colore ha subito variazioni: dalla temperatura originale di 6441K misurata fuori dalla confezione, il display è sceso a 6352K entro il dodicesimo mese, stabilizzandosi poi attorno a questo valore.
Un dato particolarmente interessante emerso dal test riguarda la "curva di burn-in" caratteristica dei pannelli QD-OLED. Gli artefatti più evidenti si sono sviluppati rapidamente nel periodo compreso tra il terzo e il sesto mese di utilizzo, ma dal sesto mese in poi il peggioramento è rallentato drasticamente. La differenza tra le condizioni del pannello al sesto mese e quelle attuali, al ventunesimo mese, risulta talmente minima che un osservatore potrebbe faticarne a notare la progressione.
Dal punto di vista della percezione visiva, un calo di luminosità del 2% si colloca probabilmente al di sotto della soglia di percezione umana, il cosiddetto "just-noticeable-difference". Resta da vedere come evolverà questo degrado nei prossimi mesi: potrebbe mantenersi stabile, procedere linearmente o manifestare comportamenti diversi. Tim sottolinea che, nonostante le 5000 ore di utilizzo in condizioni abusive, il monitor offre ancora prestazioni quotidiane accettabili e il burn-in rimane visibile solo in specifiche situazioni di utilizzo.
Questi risultati offrono una prospettiva incoraggiante per gli utenti che utilizzano display OLED in condizioni normali. Se un pannello sottoposto a uno stress deliberato e prolungato mostra segni di degrado così contenuti dopo 21 mesi, è lecito aspettarsi che un utilizzo standard possa dilazionare questi fenomeni su orizzonti temporali ben più lunghi. La tecnologia QD-OLED, utilizzata da MSI nel modello 321URX, dimostra una resilienza superiore alle aspettative iniziali della comunità tech, anche se va ricordato che nessuna tecnologia OLED è immune al degrado nel lungo periodo.