È una situazione comune a molti: dopo poco tempo dall'acquisto, il computer portatile inizia a rallentare. I blocchi diventano più frequenti, la fase di avvio del sistema operativo si allunga, i programmi rispondono con lentezza e così via. Sebbene questo fenomeno possa verificarsi anche sui computer desktop, è decisamente più marcato sui portatili.
Il motivo è spesso legato a due fattori: un hardware mediamente meno potente, che mette il software alle strette più facilmente, e la progettazione stessa dei dispositivi. In questa analisi ci concentreremo in particolare sui computer portatili con sistema operativo Windows, poiché i Mac (come il nuovo MacBook Air) o i dispositivi con Linux sono generalmente meno soggetti a questo comportamento.
Tralasceremo le cause più ovvie, come la presenza di malware o l'installazione di programmi discutibili, per concentrarci su aspetti meno evidenti. Se possedete un portatile Windows e vi trovate in questa situazione, di seguito analizzeremo le cause più comuni e le possibili soluzioni.
Anche il software invecchia
Uno dei motivi più comuni è legato al semplice passare del tempo. Al momento dell'acquisto, il sistema operativo è "fresco", pulito e, soprattutto, ottimizzato per l'hardware su cui gira. Con il passare dei mesi e degli anni, però, il sistema viene aggiornato più volte, i programmi installati si accumulano e, anche senza aggiungere nuove applicazioni, quelle già presenti vengono arricchite con nuove funzioni e cambiamenti.
Il risultato è che, pur mantenendo le stesse applicazioni, si aggiunge un carico continuo, spesso invisibile, che va a compromettere le prestazioni. Con ogni aggiornamento, Windows introduce nuove caratteristiche, animazioni, servizi e processi pensati per offrire un'esperienza utente più ricca. Anche software apparentemente semplici come il browser per internet, pur agendo in maniera meno invasiva, sono soggetti a questa deriva. Le stesse applicazioni online che usiamo tramite browser diventano più impegnative nel tempo: se non impattano direttamente sulla CPU perché lavorano nel cloud, finiscono per pesare sulla quantità di dati salvati in memoria per il loro funzionamento.
Il punto è che il degrado delle prestazioni non dipende da un singolo evento, ma da una lenta stratificazione di abitudini poco attente e aggiornamenti automatici. Per questo è fondamentale imparare a gestire ciò che si installa, a controllare quali programmi si avviano con il sistema e ad alleggerire regolarmente il computer, eliminando ciò che non serve più. Anche il miglior hardware (qui la nostra guida ai migliori notebook), con il tempo, finisce per rallentare.
Come risolvere? Non possiamo pretendere che lo sviluppo di Windows e dei software rallenti. Ciò che possiamo fare è prestare attenzione a ciò che installiamo, evitando di accumulare programmi e file che rimangono lì solamente a occupare spazio e memoria.
Il disco si riempie e rallenta tutto
Una diretta conseguenza delle abitudini descritte in precedenza, ma anche di un normale utilizzo, è il progressivo rallentamento causato dalla diminuzione dello spazio libero sull'hard disk. Oltre agli aggiornamenti di sistema, che scaricano sempre più file e rendono i software più pesanti, anche altre applicazioni giocano un ruolo cruciale. Basti pensare all'uso continuo della navigazione web, che accumula dati temporanei, o ai client di posta che salvano le email in locale, per non parlare dei file multimediali che si acquisiscono durante l'uso quotidiano.
Un disco pieno non è solamente una questione di non avere più spazio per nuovi file; è un problema che riguarda direttamente la velocità operativa del sistema. Windows, ad esempio, utilizza parte dello spazio su disco come memoria virtuale quando la RAM non è più sufficiente. Se il disco è quasi saturo, anche questa operazione diventa estremamente lenta. Inoltre, i programmi e il sistema operativo stesso hanno bisogno di spazio per scrivere dati temporanei, creare cache e gestire gli aggiornamenti. Se questo margine viene a mancare, ogni singola operazione inizia a zoppicare.
Nei dischi meccanici (HDD) la situazione è ancora più evidente. Più sono pieni, più i dati vengono sparsi in settori distanti tra loro, obbligando la testina a continui spostamenti. È il fenomeno della frammentazione, che rende l'accesso ai file molto più lento.
Nei dischi a stato solido (SSD) il problema si manifesta in maniera differente, ma non meno impattante. Più celle di memoria vengono utilizzate, più si riduce la velocità di scrittura, soprattutto nei modelli di fascia bassa con buffer di dati limitati. Quando lo spazio libero scende sotto il 10-15% del totale, anche il sistema operativo inizia a fare fatica.
La soluzione consiste in una pulizia periodica del disco, l'eliminazione dei file inutili e, quando possibile, lo spostamento dei dati su unità esterne o servizi cloud. In questo modo si può liberare spazio e dare respiro al computer. Nei casi più gravi, la sostituzione di un vecchio disco meccanico con un moderno SSD può letteralmente resuscitare un portatile considerato ormai inutilizzabile.
La RAM non è mai abbastanza
Uno dei segnali più evidenti di un notebook in affanno è la difficoltà nel gestire più applicazioni contemporaneamente. Finché si apre un solo programma alla volta, tutto sembra funzionare bene; ma appena si avvia un browser con diverse schede aperte, un editor di testo e un'applicazione in background come Spotify o Teams, il sistema comincia a rispondere lentamente. In questi casi, la colpa è quasi sempre della memoria RAM che si satura.
Il problema è che molte applicazioni moderne sono "affamate" di memoria. I browser, ad esempio, caricano ogni scheda come un processo separato, quindi basta aprire una decina di siti web pesanti per consumare diversi gigabyte di RAM. A questo si aggiungono i processi invisibili: programmi in avvio automatico, software che si aggiornano in background, antivirus, strumenti di sincronizzazione cloud e altri tool che restano attivi anche quando non li stiamo usando. Con il tempo, questo carico aumenta perché ogni aggiornamento tende a rendere i programmi più esigenti. Così, un computer che all'inizio gestiva tranquillamente il multitasking quotidiano, dopo un paio d'anni inizia a faticare già con poche finestre aperte.
La soluzione è duplice: da un lato, ridurre il numero di applicazioni attive e alleggerire l'avvio del sistema; dall'altro, considerare un'espansione della RAM fisica, se il modello del portatile lo consente.
Le SSD non sono eterne
Non tutti i rallentamenti sono colpa del software. Con il passare del tempo, anche alcuni componenti hardware possono mostrare segni di usura, in particolare l'unità di archiviazione (hard disk o SSD). Gli SSD, a differenza dei vecchi dischi meccanici, non hanno parti in movimento e sono molto più veloci, ma non sono eterni.
Ogni cella di memoria di un SSD ha un numero limitato di cicli di scrittura. Man mano che l'unità viene utilizzata, queste celle si degradano e l'SSD inizia a perdere prestazioni. È un problema da analizzare con attenzione, perché la quantità di cicli di scrittura che gli SSD moderni possono gestire è elevatissima. Tuttavia, sui modelli più datati o di fascia bassa, il degrado dopo anni di uso intenso può diventare un fattore concreto da considerare.
La soluzione, in caso di degrado dell'SSD, è una sola: la sostituzione.
Il nemico di tutti i portatili con ventola
La polvere si accumula giorno dopo giorno senza che ce ne accorgiamo e, a lungo andare, compromette una funzione fondamentale per il buon funzionamento del computer: la dissipazione del calore. Ad eccezione dei rari notebook con raffreddamento passivo (senza ventole), la stragrande maggioranza dei modelli è dotata di un sistema progettato per mantenere sotto controllo le temperature del processore e degli altri componenti critici.
Con il tempo, le ventole aspirano aria che inevitabilmente trasporta polvere. Le particelle si accumulano sulle griglie e all'interno del dispositivo, ostruendo il flusso d'aria. Quando un notebook si surriscalda, non diventa solo più caldo al tatto. I processori moderni sono dotati di meccanismi di protezione termica che riducono automaticamente la loro frequenza operativa per evitare danni. Questo fenomeno si chiama thermal throttling e si traduce in un evidente rallentamento del computer.
La soluzione non è complessa: è necessaria una pulizia periodica delle ventole e delle griglie di aerazione. Anche un semplice getto d'aria compressa può fare la differenza. Se la polvere si accumula per anni, può solidificarsi e diventare molto difficile da rimuovere. Si raccomanda, quindi, una manutenzione regolare.
Quando l’hardware non basta più
Per quanto si possa mantenere pulito il software, alleggerire il sistema e tenere a bada la polvere, arriva un momento in cui il vero limite diventa l'hardware stesso. Nel giro di tre o cinque anni, le esigenze dei software cambiano, non solo in termini di spazio occupato, ma anche di prestazioni richieste. Nel frattempo, l'utente si abitua a usare più strumenti in contemporanea, a tenere decine di schede aperte e a gestire file multimediali ad alta risoluzione. È un'evoluzione lenta e quasi impercettibile, ma costante.
Così, una CPU che all'epoca dell'acquisto sembrava più che adeguata, oggi si ritrova a gestire carichi di lavoro che vanno oltre le sue possibilità. L'obiezione "ma è un Core i7" vale poco: poteva essere un processore di gamma alta, ma di diversi anni fa. Una GPU integrata può faticare a gestire le interfacce grafiche moderne, piene di animazioni e transizioni. Infine, la quantità di RAM, spesso limitata nei modelli più economici, diventa il vero collo di bottiglia, impedendo una gestione fluida del multitasking.
A rendere più evidente il problema c'è il confronto con i dispositivi nuovi. Oggi, anche nella fascia media si trovano notebook molto più veloci, efficienti e con sistemi di raffreddamento più efficaci rispetto ai top di gamma di qualche anno fa.
Se un portatile, anche dopo una formattazione completa, continua a mostrare difficoltà, significa che l'hardware ha raggiunto il suo limite. In questo caso, una pulizia del software aiuterà, ma il lasso di tempo prima che torni a rallentare sarà sempre più breve.
La soluzione? A questo punto le opzioni sono due: cambiare notebook o, in alternativa, passare a un sistema operativo più leggero come Linux.