Il panorama geopolitico dell'intelligenza artificiale e dei processori ad alte prestazioni è destinato a subire una scossa significativa. Un gruppo bipartisan di senatori americani ha presentato il SAFE Chips Act, una proposta di legge che mira a cristallizzare per i prossimi 30 mesi le attuali regole di controllo sulle esportazioni verso la Cina, impedendo di fatto ad AMD e NVIDIA di vendere acceleratori AI basati sulle architetture più recenti.
Il cuore della questione risiede nelle soglie tecniche stabilite nel 2023 dal governo statunitense per definire quali chip possano essere esportati verso nazioni considerate avversarie come Cina, Iran, Corea del Nord e Russia. Le restrizioni riguardano processori con prestazioni totali pari o superiori a 4.800 TPP, larghezza di banda DRAM di almeno 4.100 GB/s, interconnessione da 1.100 GB/s o una combinazione DRAM-interconnessione di 5.000 GB/s. Attualmente, AMD e NVIDIA possono commercializzare in Cina rispettivamente l'Instinct MI308 e l'HGX H20, modelli appositamente limitati per rispettare questi parametri.
Il problema fondamentale è che questi acceleratori risalgono al 2023 e oggi risultano tecnicamente superati rispetto a quanto offre l'industria cinese dei semiconduttori. L'Ascend 910C di Huawei, per esempio, surclassa già l'H20 nelle operazioni FP16/BF16 con 780 TFLOPS contro 148 TFLOPS. La situazione è destinata a peggiorare ulteriormente con l'arrivo degli NPU di prossima generazione Ascend 950PR e 950DT, che promettono 1 PFLOPS in FP8 e 2 PFLOPS in FP4, aprendo la strada a sistemi AI su scala zettaFLOPS e lasciando gli attuali chip americani autorizzati sempre più indietro nella corsa prestazionale.
Secondo quanto riportato dalla stampa specializzata, NVIDIA ha speso mesi tentando di convincere legislatori e amministrazione a concedere licenze per versioni depotenziare dell'architettura Blackwell o addirittura per i processori Hopper H200 completi, che surclasserebbero sia l'Ascend 910C che i futuri 950PR/950DT nelle metriche FP16/BF16 e FP8. Tuttavia, se il SAFE Chips Act dovesse diventare legge, per i prossimi 30 mesi fino a metà 2028 l'azienda di Santa Clara potrà offrire al mercato cinese solo le GPU HGX H20, L20 PCIe e L2 PCIe, già datate oggi e destinate a sembrare antiquate nel giro di pochi anni.
La posizione di NVIDIA sul tema è netta e articolata su tre pilastri strategici. Il primo argomento riguarda la competitività: senza la possibilità di vendere acceleratori ragionevolmente prestanti ma comunque limitati, produttori locali come Huawei, Biren Technologies e Moore Threads domineranno definitivamente il mercato cinese, spiazzando permanentemente la tecnologia americana nella Repubblica Popolare e potenzialmente sfidandola anche altrove, data la tendenza espansiva delle aziende cinesi. Il secondo punto tocca l'efficacia dei controlli: secondo l'azienda, permettere l'esportazione di acceleratori depotenziati rallenta lo sviluppo tecnologico cinese più efficacemente di un divieto totale, poiché mantiene una dipendenza dagli standard e dall'hardware statunitensi anziché spingere Pechino ad accelerare il proprio ecosistema indipendente. Infine, NVIDIA sottolinea l'impatto economico: perdere i ricavi dal mercato cinese indebolisce la leadership americana nel calcolo ad alte prestazioni per l'intelligenza artificiale, compromettendo fatturato e investimenti in ricerca e sviluppo.
Il disegno di legge prevede che dopo 30 mesi dall'entrata in vigore, il Dipartimento del Commercio statunitense possa modificare le soglie tecniche stabilite nel 2023, ma solo con l'approvazione della maggioranza dell'End-User Review Committee. Qualsiasi modifica pianificata dovrà inoltre essere comunicata al Congresso con almeno 30 giorni di anticipo, accompagnata da una valutazione dettagliata su come tali cambiamenti potrebbero alterare le capacità degli sviluppatori cinesi di AI o influenzare applicazioni militari e cibernetiche.
L'iniziativa legislativa porta la firma di sei senatori in rappresentanza bipartisan: Pete Ricketts, Chris Coons, Tom Cotton, Jeanne Shaheen, Dave McCormick e Andy Kim. Il senatore Coons ha inquadrato la questione in termini di confronto strategico globale, affermando che il resto del XXI secolo sarà determinato da chi vincerà la corsa all'intelligenza artificiale e se questa tecnologia sarà costruita sui valori americani di libero pensiero e liberi mercati o sui valori del Partito Comunista Cinese. La posizione ufficiale sottolinea come, mentre la Cina accelera per colmare il divario tecnologico, gli Stati Uniti non possano permettersi di consegnare le chiavi del futuro attraverso chip per semiconduttori avanzati.