L'interazione tra atomi e luce nasconde meccanismi più complessi di quanto si pensasse fino ad oggi. Un team di ricercatori della Facoltà di Fisica dell'Università di Varsavia, del Centro per le Nuove Tecnologie della stessa università e dell'Emory University di Atlanta ha dimostrato che le forze dirette tra atomi vicini possono amplificare un fenomeno quantistico noto come superradianza, aprendo scenari inediti per lo sviluppo di tecnologie quantistiche avanzate. Lo studio, pubblicato sulla rivista Physical Review Letters, mette in discussione i modelli teorici tradizionali che tendono a trascurare questi legami atomici diretti.
La superradianza è un effetto quantistico in cui gli atomi emettono luce in perfetta sincronia, generando un'intensità luminosa molto superiore alla somma delle loro emissioni individuali. Questo fenomeno si manifesta quando numerosi emettitori condividono la stessa modalità ottica all'interno di una cavità, cioè uno schema di luce confinata tra specchi che permette comportamenti collettivi impossibili per atomi isolati. Fino ad ora, la maggior parte degli studi aveva considerato principalmente l'accoppiamento tra luce e materia, trattando l'intero gruppo atomico come un unico "dipolo gigante" collegato al campo elettromagnetico della cavità.
Come spiega il dottor João Pedro Mendonça, primo autore dello studio e ricercatore presso il Centro per le Nuove Tecnologie dell'Università di Varsavia, i fotoni agiscono tradizionalmente come mediatori che collegano ogni emettitore a tutti gli altri all'interno della cavità. Tuttavia, nei materiali reali, gli atomi vicini interagiscono anche attraverso forze dipolo-dipolo a corto raggio, un aspetto spesso trascurato nei modelli teorici. La ricerca ha rivelato che queste interazioni intrinseche possono competere o rafforzare l'accoppiamento mediato dai fotoni responsabile della superradianza, modificando sostanzialmente il comportamento del sistema.
Il punto critico risiede nell'entanglement quantistico, quella connessione profonda tra particelle che condividono stati quantistici. Molti metodi teorici convenzionali trattano luce e materia come entità separate, eliminando di fatto questo legame fondamentale. I modelli semiclassici semplificano notevolmente il problema quantistico, ma perdono informazioni cruciali ignorando il possibile entanglement tra fotoni e atomi, come sottolineano gli autori della ricerca.
Per superare queste limitazioni, il gruppo ha sviluppato un metodo computazionale che mantiene esplicitamente rappresentato l'entanglement, consentendo di tracciare le correlazioni sia all'interno che tra i sottosistemi atomici e fotonici. I risultati dimostrano che le interazioni dirette tra atomi vicini possono abbassare la soglia necessaria per la superradianza e persino rivelare una fase ordinata precedentemente sconosciuta che condivide le proprietà chiave del fenomeno. L'inclusione dell'entanglement si rivela quindi essenziale per descrivere accuratamente l'intera gamma di comportamenti luce-materia.
Le implicazioni pratiche di questa scoperta vanno ben oltre la comprensione teorica. I sistemi luce-materia basati su cavità sono centrali per molti dispositivi emergenti, tra cui le batterie quantistiche, unità concettuali di accumulo energetico che potrebbero caricarsi e scaricarsi molto più rapidamente sfruttando effetti quantistici collettivi. La superradianza può accelerare entrambi i processi, migliorando l'efficienza complessiva del sistema.
Regolando la forza e la natura delle interazioni tra atomi, gli scienziati possono ora ottimizzare le condizioni necessarie per la superradianza e controllare come l'energia si muove attraverso il sistema. "Una volta che si mantiene l'entanglement luce-materia nel modello, si può prevedere quando un dispositivo si caricherà rapidamente e quando no. Questo trasforma un effetto a molti corpi in una regola pratica di progettazione", ha dichiarato Mendonça. Principi simili potrebbero anche far progredire le reti di comunicazione quantistica e i sensori ad alta precisione.