L'idea che il corpo umano funzioni come una batteria con un numero prestabilito di battiti cardiaci disponibili nell'arco della vita è stata smentita da una nuova ricerca australiana. Lo studio, condotto dal professor La Gerche presso il HEART Laboratory, dimostra esattamente l'opposto: chi è fisicamente allenato consuma meno battiti cardiaci nell'arco di una giornata, con potenziali benefici sulla longevità. Questa scoperta ribalta una convinzione diffusa, ripetuta in passato persino dall'ex presidente americano Donald Trump, secondo cui l'esercizio fisico depaupererebbe le riserve energetiche dell'organismo.
I dati raccolti dai ricercatori del St Vincent's Institute of Medical Research e del Victor Chang Cardiac Research Institute rivelano differenze significative tra sportivi e sedentari. Gli atleti presentano una frequenza cardiaca media di 68 battiti al minuto, mentre chi non pratica attività fisica si attesta sui 76. Apparentemente poca cosa, ma nell'arco di ventiquattro ore questo si traduce in circa 97.920 battiti per i primi contro 109.440 per i secondi.
Il risparmio quotidiano ammonta quindi a circa 11.500 battiti, una cifra che il professor La Gerche definisce "incredibile". La spiegazione scientifica risiede nel fatto che, sebbene durante l'allenamento il cuore degli atleti lavori più intensamente, la frequenza cardiaca a riposo notevolmente inferiore compensa ampiamente gli sforzi intensi. Gli individui più allenati possono raggiungere valori di riposo fino a 40 battiti al minuto, ben al di sotto del range tipico di 70-80.
La ricerca, pubblicata sulla rivista JACC: Advances, sottolinea come l'efficienza metabolica migliori progressivamente con l'allenamento. Anche dedicando solo un'ora al giorno ad attività fisica intensa, il cuore batte più lentamente nelle restanti 23 ore, generando un effetto netto positivo sul consumo complessivo di battiti. Una frequenza cardiaca a riposo più bassa non rappresenta soltanto un indicatore di buona forma fisica, ma costituisce anche un predittore importante della salute cardiovascolare a lungo termine.
I benefici maggiori, secondo il professor La Gerche, si ottengono passando da uno stato di sedentarietà a un livello di forma fisica moderato. Bastano poche ore di esercizio mirato ogni settimana per trasformare radicalmente l'efficienza cardiaca e potenzialmente prolungare la vita di diversi anni. L'attività fisica costante è infatti associata non solo a una maggiore longevità, ma anche a una migliore salute mentale e a tassi inferiori di malattie cardiovascolari.
Lo studio riconosce che eventi di resistenza estrema, come il Tour de France, possono causare aumenti temporanei del numero totale di battiti giornalieri. Tuttavia, i vantaggi derivanti da un esercizio moderato e regolare superano di gran lunga eventuali rischi associati a performance sportive estreme. Il lavoro del HEART Laboratory, condotto in collaborazione con due importanti istituti di ricerca medica australiani, analizza atleti d'élite per ricavare informazioni utili non solo per lo sport agonistico, ma soprattutto per le persone affette da patologie cardiache gravi.