I supercondensatori, dispositivi che accumulano carica elettrostatica anziché basarsi su reazioni chimiche come le batterie tradizionali, promettono ricariche rapidissime ma hanno storicamente sofferto di densità energetiche limitate. Un nuovo studio pubblicato su Nature Communications dimostra ora come sia possibile superare questo ostacolo attraverso una radicale riprogettazione della struttura del materiale a base di carbonio, aprendo prospettive concrete per applicazioni nel trasporto elettrico, nel supporto alle reti energetiche e nell'elettronica di consumo.
Il cuore dell'innovazione risiede in un'architettura materiale denominata ossido di grafene ridotto multiscala (M-rGO), sviluppata presso l'Università Monash in Australia a partire da grafite naturale, una risorsa abbondante nel continente. Il processo chiave è un trattamento termico rapido (rapid thermal annealing) che induce la formazione di una struttura di grafene altamente curvata, con percorsi controllati che consentono agli ioni di muoversi con efficienza straordinaria. Questa configurazione permette di sbloccare una porzione molto maggiore della superficie del carbonio utilizzabile per l'accumulo di energia, un limite che ha frenato per decenni lo sviluppo dei supercondensatori.
Il professor Mainak Majumder, direttore dell'ARC Research Hub for Advanced Manufacturing with 2D Materials presso il Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Aerospaziale di Monash, sottolinea l'importanza della scoperta dal punto di vista metodologico: modificando semplicemente il modo in cui il materiale viene trattato termicamente, il gruppo di ricerca è riuscito ad attivare aree della superficie carboniosa precedentemente inaccessibili. Questa strategia consente di costruire supercondensatori a ricarica rapida capaci di immagazzinare energia sufficiente a sostituire le batterie in numerose applicazioni, rilasciandola però con velocità nettamente superiori.
Le prestazioni dei prototipi realizzati in forma di celle a sacchetto (pouch cell) rappresentano un significativo passo avanti rispetto allo stato dell'arte. Il dottor Petar Jovanović, ricercatore presso l'ARC AM2D Hub e coautore dello studio, evidenzia che nei test con elettroliti a base di liquidi ionici i supercondensatori hanno dimostrato densità energetiche volumetriche fino a 99,5 Wh/L, livelli paragonabili a quelli delle batterie al piombo-acido tradizionali. Contemporaneamente, i dispositivi hanno erogato densità di potenza fino a 69,2 kW/L, mantenendo eccellente stabilità ciclica durante le operazioni di carica e scarica rapida. Questi valori collocano la tecnologia sviluppata tra le più performanti mai documentate per supercondensatori basati su carbonio.
Un aspetto cruciale della ricerca riguarda la scalabilità industriale del processo. A differenza di molte innovazioni che rimangono confinate ai laboratori, il metodo di sintesi dell'M-rGO è compatibile con materie prime australiane e può essere implementato su scala commerciale. Il dottor Phillip Aitchison, Chief Technology Officer della spin-off universitaria Ionic Industries e coautore dello studio, conferma che l'azienda sta già producendo quantità commerciali di questi materiali a base di grafene e collaborando con partner nel settore dell'accumulo energetico per portare la tecnologia verso applicazioni di mercato dove sia la densità energetica elevata che il rilascio rapido di potenza sono requisiti essenziali.
La combinazione di alta energia e alta potenza in un singolo dispositivo rappresenta un risultato raramente ottenuto nelle tecnologie di accumulo. Mentre le batterie agli ioni di litio eccellono nella capacità di immagazzinamento ma soffrono di tempi di ricarica prolungati e degrado ciclico, i supercondensatori convenzionali offrono ricariche in secondi ma con capacità limitate. Il materiale M-rGO sembra colmare questo divario, offrendo una via verso sistemi ibridi che combinano i vantaggi di entrambe le tecnologie senza i rispettivi svantaggi.
Il progetto ha ricevuto finanziamenti dall'Australian Research Council e dall'US Air Force Office of Sponsored Research, inserendosi nella strategia dell'Università Monash di sviluppare materiali avanzati per un futuro energetico a basse emissioni di carbonio. Le prossime fasi della ricerca si concentreranno sull'ottimizzazione dei processi produttivi, sui test di durata a lungo termine in condizioni operative reali e sull'integrazione dei supercondensatori in sistemi elettrici complessi, dalla mobilità elettrica alle infrastrutture di rete intelligenti. Resta ancora da verificare come questi dispositivi si comporteranno in applicazioni su larga scala e quali saranno i costi di produzione finali rispetto alle tecnologie concorrenti, elementi determinanti per il successo commerciale di qualsiasi innovazione nel settore dello stoccaggio energetico.