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Il ferro? Nato per caso 3000 anni fa in un laboratorio

Antiche officine del rame in Georgia rivelano come i metallurghi di 3000 anni fa utilizzassero ossido di ferro per migliorare le rese del rame.

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a cura di Antonello Buzzi

Senior Editor

Pubblicato il 29/09/2025 alle 09:00

La notizia in un minuto

  • Una ricerca dell'Università di Cranfield rivela che l'Era del Ferro potrebbe essere nata da un esperimento fallito: 3000 anni fa in Georgia, i metallurghi del rame utilizzavano ossidi di ferro come fondenti per migliorare la produzione, scoprendo involontariamente le proprietà del ferro metallico
  • Il sito archeologico di Kvemo Bolnisi era stato frainteso per 70 anni: non era un laboratorio di fusione del ferro come creduto negli anni '50, ma un'officina dove si sperimentava con ossidi di ferro per ottimizzare l'estrazione del rame
  • La scoperta dimostra come antichi "scienziati dei materiali" abbiano posto le basi per una rivoluzione tecnologica che avrebbe portato agli eserciti di Roma, alle ferrovie e all'era industriale moderna
Riassunto generato con l'IA. Potrebbe non essere accurato.

L'invenzione del ferro, uno dei metalli che ha rivoluzionato la storia dell'umanità, potrebbe aver avuto origine da un esperimento fallito di alcuni antichi fonditori di rame. Una ricerca dell'Università di Cranfield ha infatti svelato che circa 3000 anni fa, in un'officina metallurgica della Georgia meridionale, i metallurghi stavano sperimentando con ossidi di ferro per migliorare la produzione di rame, aprendo involontariamente la strada a quella che sarebbe diventata l'Era del Ferro. La scoperta ribalta le teorie precedenti su questo sito archeologico e offre nuove prove concrete su una delle transizioni tecnologiche più importanti della storia umana.

Il mistero di Kvemo Bolnisi risolto dopo settant'anni

Quando negli anni '50 gli archeologi scavarono per la prima volta il sito di Kvemo Bolnisi, trovarono accumuli di ematite (un minerale di ossido di ferro) e scorie metalliche. La presenza di questi ossidi di ferro li convinse di aver scoperto uno dei primi laboratori di fusione del ferro della storia. Tuttavia, la nuova analisi condotta dai ricercatori britannici ha dimostrato che questa interpretazione era completamente sbagliata.

Gli operai di Kvemo Bolnisi non stavano affatto fondendo ferro, bensì utilizzavano l'ossido di ferro come fondente per aumentare la resa nella produzione di rame. Questo materiale veniva aggiunto nei forni per migliorare il processo di estrazione, una pratica che richiedeva una conoscenza approfondita delle proprietà chimiche dei diversi minerali.

Dal meteorite al metallo industriale

Prima dello sviluppo della metallurgia estrattiva, il ferro era più prezioso dell'oro. Gli oggetti in ferro dell'Età del Bronzo, come il celebre pugnale trovato nella tomba di Tutankhamon con impugnatura d'oro e cristallo di rocca, erano forgiati esclusivamente dal ferro meteoritico. Questa rarità rendeva il metallo un bene di lusso riservato ai sovrani e alle élite.

Il ferro è il metallo industriale per eccellenza del nostro mondo

La capacità di estrarre ferro dal minerale attraverso la fusione rappresentò una delle trasformazioni tecnologiche più decisive nella storia umana. Nonostante il ferro sia uno degli elementi più abbondanti sulla Terra, il ferro metallico in natura è estremamente raro, rendendo la scoperta della metallurgia estrattiva ancora più significativa.

La simmetria tra scienza antica e moderna

Il dottor Nathaniel Erb-Satullo, ricercatore in Scienze Archeologiche presso l'Università di Cranfield, spiega l'importanza di questa scoperta: "La mancanza di documenti scritti, la tendenza del ferro ad arrugginire e la scarsità di ricerche sui siti di produzione hanno reso molto difficile rintracciare le origini di questo metallo".

Le evidenze di Kvemo Bolnisi dimostrano che questi metallurghi antichi comprendevano gli ossidi di ferro come materiali distinti e ne sperimentavano le proprietà all'interno dei forni. Questa sperimentazione da parte dei lavoratori del rame fu probabilmente cruciale per lo sviluppo della metallurgia del ferro, supportando una teoria discussa da tempo nel mondo accademico.

La ricerca presenta quello che Erb-Satullo definisce "una bellissima simmetria": utilizzare le tecniche moderne di geologia e scienza dei materiali per comprendere la mentalità degli antichi scienziati dei materiali. E tutto questo attraverso l'analisi delle scorie, materiali di scarto che sembrano semplici grumi di roccia dall'aspetto particolare.

L'eredità di un esperimento

La transizione verso l'Età del Ferro non fu istantanea, ma le sue conseguenze si estesero ben oltre l'antichità. Questa rivoluzione tecnologica diede origine agli eserciti che brandivano armi di ferro dell'Assiria e di Roma, e molto più tardi alle ferrovie e agli edifici con strutture in acciaio della rivoluzione industriale.

Lo studio, sostenuto da finanziamenti del British Institute di Ankara, della Fondazione Gerda Henkel e dell'American Research Institute del Caucaso Meridionale, è stato pubblicato sul Journal of Archaeological Science. I risultati offrono una nuova prospettiva su come l'ingegnosità e la curiosità sperimentale degli antichi artigiani abbiano posto le basi per una delle più grandi rivoluzioni tecnologiche della storia, dimostrando che spesso le scoperte più importanti nascono da esperimenti apparentemente marginali.

Fonte dell'articolo: www.sciencedaily.com

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