Nel panorama dell’astronomia moderna pochi eventi riescono a catalizzare l’attenzione della comunità scientifica come la scoperta di un oggetto interstellare. Questi visitatori cosmici attraversano il nostro sistema solare senza rimanere intrappolati dal Sole e rappresentano finestre uniche sulle regioni più remote della galassia. Il 3 luglio un team internazionale ha annunciato il terzo oggetto di questo tipo mai identificato, 3I/ATLAS, aprendo nuovi scenari di ricerca.
Un gigante antico in viaggio verso il Sole
3I/ATLAS si distingue nettamente dai suoi predecessori, ’Oumuamua e Borisov. Con una velocità iperbolica di quasi 60 km/s – oltre 215.000 km/h – supera nettamente i 26 km/s di ’Oumuamua e i 32 km/s di Borisov. Le dimensioni stimate, fino a 10 km di diametro, lo renderebbero cento volte più grande del primo e dieci volte superiore al secondo, anche se i valori saranno rivisti con osservazioni più precise. L’aspetto più sorprendente è l’età: tra 3 e 11 miliardi di anni, potenzialmente coeva alla formazione della galassia.
La scoperta è stata resa possibile dal sistema ATLAS della NASA, una rete di telescopi in Hawaii, Cile e Sudafrica che scandaglia il cielo ogni notte. L’oggetto non rappresenta alcun pericolo per la Terra, non avvicinandosi mai più della distanza che ci separa dal Sole. Una volta confermata la natura interstellare, i ricercatori si sono attivati in una corsa frenetica per raccogliere dati: “È eccitante ma stressante”, ha ammesso Aster Taylor dell’Università del Michigan, tra i protagonisti della scoperta.
Un laboratorio cosmico in avvicinamento
Gli astronomi ritengono che 3I/ATLAS sia probabilmente una cometa, circondata da una coma di gas e polveri. Nei prossimi mesi, con l’avvicinarsi al Sole, l’attività dei ghiacci interni rivelerà indizi sulla sua composizione chimica. Hubble e JWST osserveranno il corpo per chiarirne dimensioni, rotazione e reazioni al riscaldamento. “L’oggetto appare sfocato nelle immagini, è lontano e ancora poco chiaro”, spiega James Wray del Georgia Institute of Technology.
La scoperta arriva in un momento chiave: l’Osservatorio Vera C. Rubin, attivo dall’estate, dovrebbe individuare uno o due nuovi oggetti interstellari ogni anno. “Se arriveremo ad averne 10 o più, potremo iniziare ad avere un campione significativo”, afferma Taylor. Ogni corpo di questo tipo porta con sé informazioni uniche su epoche lontane e processi primordiali, rendendo 3I/ATLAS una finestra preziosa sui primi miliardi di anni della nostra galassia.