L’umanità trasmette nello spazio seguendo schemi precisi e riconoscibili, creando una sorta di “impronta digitale” delle proprie comunicazioni che potrebbe guidare la ricerca di civiltà extraterrestri. Un gruppo di ricercatori della Penn State e del Jet Propulsion Laboratory della NASA ha analizzato vent’anni di dati della Deep Space Network (DSN) per capire quando e dove un osservatore esterno avrebbe maggiori possibilità di intercettare i segnali terrestri. I risultati, pubblicati su Astrophysical Journal Letters, ribaltano l’approccio tradizionale alla ricerca di intelligenze aliene.
La maggior parte delle trasmissioni è diretta verso Marte o verso veicoli in orbita attorno al pianeta rosso. Questa costante attività crea inevitabili “spillover” radio che possono propagarsi nello spazio. “Gli esseri umani comunicano soprattutto con le sonde e i veicoli inviati a studiare altri pianeti come Marte”, spiega Pinchen Fan, primo autore dello studio.
L’allineamento planetario come punto di forza
I ricercatori hanno scoperto che un’intelligenza extraterrestre posizionata lungo l’allineamento Terra-Marte avrebbe il 77% di probabilità di captare i nostri segnali. La percentuale cala al 12% per gli altri pianeti e diventa quasi nulla in assenza di allineamenti.
Joseph Lazio del JPL sottolinea come la DSN invii alcuni dei segnali radio più potenti mai prodotti dall’umanità. Analizzando i registri pubblici, il team ha mappato modelli temporali e spaziali delle trasmissioni, che seguono quasi sempre il piano orbitale terrestre.
Invece di osservare casualmente il cielo, i ricercatori propongono di concentrare la ricerca delle tecnofirme sugli allineamenti planetari, analogamente al metodo del transito usato per scoprire esopianeti. Un segnale DSN può essere rilevato fino a 23 anni luce di distanza, fornendo un parametro concreto per puntare sistemi vicini orientati verso la Terra.
L’orizzonte delle comunicazioni spaziali
Secondo Jason Wright, direttore del centro per l’intelligenza extraterrestre della Penn State, le trasmissioni terrestri aumenteranno con l’espansione dell’esplorazione spaziale. Il futuro Nancy Grace Roman Space Telescope potrebbe ampliare la lista di bersagli esopianetari, mentre la NASA sperimenta già sistemi di comunicazione laser, potenzialmente adottati anche da civiltà extraterrestri.
Questi modelli offrono una nuova mappa per orientare la ricerca SETI, trasformando lo “spillover” delle nostre comunicazioni in una bussola cosmica.