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Le zone sicure della Terra stanno scomparendo velocemente

Uno studio mostra che il 60% delle terre è già fuori dall’area sicura della biosfera, con il 38% in condizioni ad alto rischio.

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Avatar di Patrizio Coccia

a cura di Patrizio Coccia

Editor @Tom's Hardware Italia

Pubblicato il 09/09/2025 alle 18:37

La notizia in un minuto

  • Una ricerca del Potsdam Institute rivela che il 60% delle aree terrestri globali è fuori dalla zona di sicurezza ecologica, con il 38% a rischio elevato, principalmente in Europa, Asia e Nord America
  • La crisi dell'integrità funzionale della biosfera è iniziata già nel 1600 a causa dell'uso del suolo e dell'agricoltura intensiva, molto prima che il riscaldamento climatico diventasse il problema principale
  • La crescente domanda umana di biomassa per cibo, materiali e bioenergia per la cattura del carbonio crea una contraddizione critica che richiede politiche climatiche internazionali integrate

Riassunto generato con l’IA. Potrebbe non essere accurato.

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Le conseguenze dell’attività umana sul pianeta hanno ormai superato una soglia critica che mette in pericolo la stabilità degli ecosistemi. Una ricerca del Potsdam Institute for Climate Impact Research e dell’Università BOKU di Vienna ha elaborato la prima mappa mondiale dettagliata che mostra come il 60% delle aree terrestri globali sia già oltre la zona di sicurezza ecologica, mentre il 38% si trovi in condizioni di rischio elevato. Lo studio, pubblicato su One Earth, segna un passo decisivo nella comprensione di come l’umanità stia compromettendo i meccanismi fondamentali che regolano la vita sul pianeta.

L’energia della fotosintesi sotto pressione

Il concetto di integrità funzionale della biosfera si basa sulla capacità delle piante di co-regolare lo stato del sistema terrestre tramite la fotosintesi. Questo processo alimenta i cicli di carbonio, acqua e azoto che sostengono gli ecosistemi, anche di fronte all’interferenza umana. Wolfgang Lucht, responsabile del dipartimento di Analisi del Sistema Terrestre del PIK, sottolinea come i flussi energetici della fotosintesi siano ormai considerati centrali per la stabilità planetaria.

La ricerca si è concentrata su due indicatori: la quota di produttività naturale della biomassa deviata dall’uomo e i cambiamenti complessi nella vegetazione e negli equilibri di acqua, carbonio e azoto.

Una crisi che affonda le radici nel passato

Il modello LPJmL, che simula i flussi su base giornaliera a scala globale, rivela che i primi segnali critici si sono manifestati già nel 1600 nelle latitudini medie. Nel 1900, molto prima che il riscaldamento climatico diventasse centrale, il 37% delle superfici terrestri globali si trovava già fuori dalla zona di sicurezza, con il 14% in area ad alto rischio.

L’industrializzazione lasciava già i suoi segni prima del riscaldamento globale

Oggi il confine della biosfera risulta superato in gran parte del pianeta, soprattutto in Europa, Asia e Nord America, dove l’agricoltura ha radicalmente trasformato la copertura del suolo.

La sfida della crescente domanda di biomassa

Fabian Stenzel, autore principale dello studio, evidenzia una contraddizione chiave: l’umanità dipende dalla biosfera per cibo, materie prime e persino per strategie climatiche come la bioenergia con cattura e stoccaggio del carbonio, ma allo stesso tempo ne consuma risorse a un ritmo insostenibile.

Per Johan Rockström, direttore del PIK e coautore dello studio, questa prima mappa globale del superamento del confine della biosfera rappresenta una svolta scientifica con implicazioni dirette per le politiche climatiche. Biomassa e pozzi naturali di carbonio devono essere considerati parte integrante delle strategie di mitigazione, imponendo un approccio che unisca protezione ecologica e azione climatica.

Solo una gestione integrata della biosfera potrà invertire una tendenza che, iniziata quattro secoli fa, oggi minaccia la sopravvivenza degli ecosistemi terrestri.

Fonte dell'articolo: www.sciencedaily.com

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