Android Silver ucciso dai produttori: viva la frammentazione

Android Silver, progetto di Google per ridurre la frammentazione nel proprio ecosistema mobile, è stato impallinato dai produttori. Ed è per questo, probabilmente, che oggi esiste il Nexus 6.

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a cura di Manolo De Agostini

Il sogno di un ecosistema Android meno frammentato è naufragato per il veto dei produttori di smartphone. Già, perché mentre oggi abbiamo il Nexus 6, in linea con la strategia di Google degli ultimi anni, in base alle notizie dei mesi scorsi lo scenario avrebbe dovuto essere diverso.

Qualche tempo fa si parlava infatti di Android Silver, una nuova iniziativa di Google sotto la quale ogni produttore avrebbe offerto uno o più prodotti con un Android senza personalizzazioni (o quasi), in modo simile ai Nexus (che sarebbero spariti dal mercato). Un'idea interessante, che avrebbe fatto felice molti appassionati e facilitato una più rapida diffusione di Android 5.0 Lollipop.

Lo sforzo di Google però non ha trovato la necessaria sponda tra i partner. A scriverlo è Re/code, citando alcune fonti. "Google ha tentato di mettere il marchio Android in primo piano sui dispositivi mobile tramite un programma di marketing chiamato Android Silver", scrive la giornalista Ina Fried.

"L'azienda voleva promuovere una versione meno personalizzabile del sistema operativo che avrebbe reso più facile agli sviluppatori di applicazioni creare versioni del loro software per i dispositivi Android, invece di doverne realizzare molte per le differenti build di Android. Il programma è stato accantonato a causa del tiepido interesse da parte dei produttori che non hanno voluto condividere il loro marchio con un'altra società o impiegare questa versione limitata del software".

Interpellato da Re/code il vicepresidente dell'ingegneria di Google, Hiroshi Lockheimer, non ha rilasciato commenti su Android Silver, limitandosi a dire che il marchio Nexus continuerà a vivere in futuro. Quel che è certo è che la filosofia di Android Silver vive in altre nuove iniziative del gigante di Mountain View rivolte al mondo delle auto, delle TV e degli smartwatch.

A differenza di Android per smartphone e tablet Google limita in modo specifico come e quanto i produttori di dispositivi possono intervenire sull'esperienza utente originale. E mentre Lockheimer conferma, sottolinea che non si tratta necessariamente di una situazione permanente.

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Google vuole prendersi del tempo per assicurarsi di gestire il progetto nel migliore dei modi, trovando successivamente il modo di dare la giusta flessibilità ai produttori. Il modello potrebbe essere quello di Android One, l'iniziativa per favorire la distribuzione di smartphone low-cost nei paesi emergenti.

Google mantiene infatti il controllo sull'immagine di Android caricata sui dispositivi, mentre produttori e operatori possono scegliere quali applicazioni da precaricare. "Stiamo cercando il giusto equilibrio tra differenziazione e personalizzazione", ha concluso Lockheimer. Sarà molto dura raggiungere gli stessi obiettivi nel mondo ormai maturo di smartphone e tablet, dove i produttori hanno già messo in campo strategie di differenziazione ben definite.

Google avrebbe dovuto pensarci prima del debutto di Android, ma era un'altra epoca e soprattutto gli obiettivi erano altri: conquistare il mercato. E ci è riuscita. Come biasimarla? Il potere di ridurre la frammentazione di Android rimarrà quindi nelle mani dei produttori, che negli anni - non tutti e non sempre - hanno comunque compiuto importanti progressi in tal senso, garantendo aggiornamenti per molti terminali. Non è la situazione ideale, ma probabilmente la perfezione non è di questo mondo. Tocca accontentarsi.