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Apple e Samsung insieme per le fotocamere iPhone "Made in Texas"

Apple collabora con Samsung nello stabilimento texano per sviluppare una nuova tecnologia di produzione di chip semiconduttori

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Avatar di Luca Zaninello

a cura di Luca Zaninello

Managing Editor

Pubblicato il 08/08/2025 alle 09:16

La notizia in un minuto

  • Apple ha siglato un accordo con Samsung per sviluppare sensori fotografici di nuova generazione negli USA, diversificando la catena di fornitura e riducendo la dipendenza da Sony
  • I nuovi sensori impilati a tre strati promettono di rivoluzionare la fotografia mobile con scatti ad alta velocità, video 8K e eliminazione dell'effetto "gelatina"
  • Le politiche tariffarie americane con dazi fino al 100% sui chip stranieri favoriscono aziende con stabilimenti USA come Samsung, penalizzando Sony che produce a Taiwan
Riassunto generato con l'IA. Potrebbe non essere accurato.

L'industria dei semiconduttori globale sta assistendo a un'importante riorganizzazione delle alleanze strategiche, con Apple che ha deciso di diversificare la propria catena di fornitura per i sensori fotografici degli iPhone. La società di Cupertino ha siglato un accordo con Samsung per sviluppare una nuova generazione di sensori d'immagine presso lo stabilimento texano del colosso sudcoreano, segnando un punto di svolta significativo nei rapporti tra le due aziende. Questa mossa rappresenta non solo una riconciliazione dopo anni di tensioni, ma anche una strategia per ridurre la dipendenza da Sony, che finora ha dominato quasi incontrastata il mercato dei sensori per smartphone di fascia alta.

Una partnership rinata dalle ceneri della rivalità

Il ritorno di Samsung come partner tecnologico di Apple assume contorni particolarmente interessanti considerando la storia travagliata tra le due multinazionali. Dal 2011, Apple aveva progressivamente abbandonato Samsung come produttore principale di chip, preferendo affidarsi a TSMC per la realizzazione dei propri processori. Questa decisione aveva contribuito al declino del business semiconduttori di Samsung, relegando l'azienda coreana a un ruolo marginale nell'ecosistema Apple.

Oggi la situazione si ribalta completamente: Samsung ha conquistato due importanti contratti consecutivi, prima con Tesla per un accordo da 16,5 miliardi di dollari, ora con Apple per lo sviluppo di sensori d'immagine innovativi. Il denominatore comune di questi successi commerciali sembra essere la presenza di stabilimenti produttivi sul suolo americano, un fattore che si sta rivelando decisivo nel nuovo scenario geopolitico.

La tecnologia che cambierà la fotografia mobile

I sensori in fase di sviluppo rappresentano un salto tecnologico significativo nel campo dell'imaging digitale. Si tratta di sensori impilati a tre strati che promettono di rivoluzionare le capacità fotografiche degli smartphone, consentendo scatti ad alta velocità e registrazione video 8K con frame rate elevati. Questi componenti dovrebbero inoltre risolvere uno dei problemi più fastidiosi della fotografia mobile: l'effetto "gelatina" causato dal rolling shutter, che distorce le immagini quando si fotografano soggetti in movimento rapido.

Sony controlla il 45% del mercato globale dei sensori d'immagine, del valore di 21,8 miliardi di dollari

La sfida tecnologica è particolarmente complessa, tanto che anche Canon si è unita alla corsa per sviluppare questa nuova generazione di sensori. Samsung e Sony stanno investendo risorse considerevoli in questa tecnologia, consapevoli che il futuro della fotografia mobile dipenderà dalla capacità di integrare prestazioni sempre più elevate in spazi sempre più ridotti.

Il fattore dazi: quando la geopolitica influenza la tecnologia

L'elemento che potrebbe aver fatto pendere la bilancia a favore di Samsung è paradossalmente di natura politica ed economica. Le nuove politiche tariffarie americane, che prevedono dazi fino al 100% sui chip stranieri, rischiano di penalizzare pesantemente le aziende senza presenza produttiva negli Stati Uniti. Samsung, TSMC e SK Hynix, grazie ai loro stabilimenti americani, potrebbero evitare questi costi aggiuntivi.

Sony, invece, si trova in una posizione più vulnerabile: i suoi sensori d'immagine vengono prodotti sotto contratto da TSMC a Taiwan, e l'azienda giapponese non dispone di impianti per chip negli Stati Uniti. Questa situazione aveva persino spinto Sony a considerare uno spin-off della divisione sensori, progetto poi accantonato proprio a causa delle incertezze legate alle politiche tariffarie.

La risposta di Sony: innovazione contro protezionismo

Nonostante le pressioni competitive, Sony mantiene una posizione di leadership nel settore con una quota di mercato del 45% sui 21,8 miliardi di dollari del mercato globale dei sensori d'immagine, contro il 19% di Samsung. Il vantaggio competitivo dell'azienda giapponese si basa su decenni di innovazione pionieristica: dall'illuminazione posteriore ai sensori impilati a due strati, fino agli otturatori globali per le fotocamere mirrorless.

In risposta alle nuove sfide, Sony ha ribadito la propria fiducia nelle capacità tecnologiche: "Rimaniamo sicuri di essere all'avanguardia nel fornire tecnologia di sensori ai nostri clienti e ci concentreremo su ulteriori progressi tecnologici attraverso dimensioni e densità maggiori dei sensori", ha dichiarato l'azienda. Una strategia che punta sull'eccellenza tecnologica per contrastare i vantaggi geopolitici dei concorrenti.

Fonte dell'articolo: www.engadget.com

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