Apple non è poi tanto brava con la privacy degli utenti, dice questa ricerca

Uno studio ha evidenziato che le politiche sulla privacy di Apple non risultano particolarmente efficaci: ecco tutti i dettagli

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a cura di Giulia Serena

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Uno studio ha evidenziato che le politiche sulla privacy di Apple non risultano particolarmente efficaci, poiché le impostazioni di privacy delle app predefinite su iPhone e Mac sono limitate e le opzioni di configurazione risultano confusionarie.

La ricerca è stata condotta da Amel Bourdoucen e Janne Lindqvist dell'Università Aalto in Finlandia. Essi hanno osservato che, sebbene molti studi abbiano esaminato le questioni di privacy legate alle app di terze parti sui dispositivi Apple, vi è una scarsità di letteratura che analizza la stessa problematica per le app di prima parte, come Safari e Siri.

Lo scopo dello studio era quello di investigare quanti dati raccolgono le app di Apple e dove vengono inviati, e di valutare se gli utenti fossero in grado di comprendere come navigare tra le impostazioni privacy di Apple.

Nonostante Apple sia elogiata per le sue iniziative per proteggere l'ambiente, i ricercatori pensano che le interfacce utente complesse possano ridurre l'efficacia delle misure di sicurezza.

"gli utenti devono individuare le relative opzioni di privacy attraverso cinque sottomenu"

I risultati mostrano, infatti, che gli utenti possono disabilitare le app predefinite, solo per scoprire in seguito che le impostazioni non corrispondono alle loro preferenze iniziali.

"Abbiamo scoperto che gli utenti non sono in grado di configurare correttamente le impostazioni sulla privacy desiderate delle app predefinite. Inoltre, alcune configurazioni delle app predefinite possono addirittura minare la fiducia nelle relazioni familiari."

I ricercatori criticano, dunque, la raccolta di dati da parte delle app di Apple, come Safari e Siri, il modo in cui vengono inviati tali dati, le modalità per disabilitare il tracciamento dei dati e il modo in cui Apple presenta le opzioni sulla privacy agli utenti.

Il documento mette in luce tali problematiche discutendo dell'assistente vocale Siri di Apple: anche se gli utenti possono scegliere di non abilitare Siri durante la configurazione iniziale dei dispositivi macOS, esso continua comunque a raccogliere dati da altre app per fornire suggerimenti. Per disabilitare completamente Siri, gli utenti devono individuare le relative opzioni di privacy attraverso cinque sottomenu diversi nell'app Impostazioni.

Inoltre, la documentazione di Apple sulle impostazioni della privacy non è esaustiva, giacché non spiega in dettaglio tutte le opzioni disponibili, cosa viene fatto con i dati degli utenti e se le impostazioni sono abilitate o disabilitate. Inoltre, è redatta in linguaggio legale, rendendola poco accessibile agli utenti comuni.

In un sondaggio condotto dagli autori, sebbene su un campione limitato di 15 intervistati, è emerso che le impostazioni sulla privacy di Apple potrebbero essere difficili da comprendere per gli utenti. In particolare, undici degli intervistati erano consapevoli del tracciamento dei dati e del fatto che fosse prevalentemente attivo per impostazione predefinita. Tuttavia, nove di loro sono rimasti sorpresi dalla portata della raccolta dati quando sono stati informati su come funzionano le opzioni sulla privacy in iOS e macOS.

Gli utenti sono stati anche testati sulla loro conoscenza delle impostazioni sulla privacy per otto app predefinite, tra cui Siri, Condivisione Familiare, Safari e iMessage. Secondo lo studio, nessuno è riuscito a comprendere con sicurezza come navigare nel menu Impostazioni per disabilitare completamente le app predefinite. In caso di confusione, gli utenti si sono affidati alla ricerca su internet per trovare risposte, anziché alla documentazione sulla privacy di Apple.

La mancanza di coerenza nelle impostazioni tra i dispositivi Apple è stata un'altra problematica evidenziata, nonostante iPhone e Mac condividano molte delle stesse app, come iMessage. Anche iCloud ha le sue impostazioni, aggiungendo ulteriore confusione.

Sebbene lo studio probabilmente non spingerà Apple a cambiare il suo approccio, le azioni legali potrebbero avere maggior successo. Apple è stata citata in giudizio più volte per non aver divulgato in modo trasparente il tracciamento dei dati.