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Apple promette e non mantiene, finisce in tribunale

Investitori accusano Apple di averli ingannati sui miglioramenti di Siri e di aver sopravvalutato il potenziale di intelligenza artificiale dell'iPhone 16.

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a cura di Luca Zaninello

Managing Editor

Pubblicato il 23/06/2025 alle 09:29

La notizia in un minuto

Apple è al centro di una class action per frode sui titoli che accusa l'azienda di aver ingannato gli investitori sui tempi di sviluppo dell'intelligenza artificiale, in particolare riguardo alle funzionalità di Siri e iPhone 16. La causa sostiene che durante la WWDC 2024, Apple abbia creato aspettative irrealistiche presentando funzionalità AI non ancora funzionanti come immediatamente disponibili. Le conseguenze sono state devastanti: crollo del 25% delle azioni e perdita di 900 miliardi di dollari di valore di mercato dopo il rinvio al 2026 degli aggiornamenti Siri. Il caso potrebbe ridefinire come le aziende tech comunicano le loro roadmap di innovazione, sottolineando l'importanza della trasparenza nelle promesse tecnologiche.
Riassunto generato con l'IA. Potrebbe non essere accurato.

Il colosso di Cupertino si trova ora al centro di una battaglia legale che potrebbe ridefinire il modo in cui le aziende tecnologiche comunicano le loro roadmap di innovazione. Una class action per frode sui titoli, depositata il 20 giugno presso il tribunale federale, accusa Apple di aver ingannato gli investitori riguardo ai tempi di sviluppo e alle reali capacità delle sue funzionalità di intelligenza artificiale. L'azione legale si concentra particolarmente sulle promesse non mantenute legate a Siri e alla linea iPhone 16, sollevando interrogativi sulla trasparenza aziendale nel settore dell'AI.

La causa, denominata Tucker v. Apple Inc e presentata presso il Distretto Settentrionale della California a San Francisco, chiama in causa direttamente l'amministratore delegato Tim Cook, il direttore finanziario Kevan Parekh e l'ex CFO Luca Maestri. I ricorrenti sostengono che l'azienda abbia deliberatamente minimizzato i tempi necessari per implementare gli aggiornamenti AI presentati come parte di Apple Intelligence, creando aspettative irrealistiche nel mercato.

Le conseguenze finanziarie di questa strategia comunicativa si sono rivelate devastanti per gli azionisti. Dall'apice raggiunto a fine dicembre 2024, le azioni Apple hanno subito un crollo del 25%, con una perdita di valore di mercato stimata in circa 900 miliardi di dollari. Questo tracollo è coinciso con il rinvio al 2026 di alcune delle nuove capacità di Siri, inizialmente previste per un lancio molto più rapido.

Il cuore della controversia ruota attorno alla Worldwide Developers Conference del giugno 2024, durante la quale l'azienda americana presentò Apple Intelligence come elemento distintivo della linea iPhone 16. Secondo l'accusa, gli investitori furono indotti a credere che queste funzionalità avanzate di AI sarebbero state immediatamente disponibili, rappresentando un vantaggio competitivo significativo per le vendite del nuovo dispositivo.

La realtà, però, si è rivelata ben diversa dalle aspettative create durante l'evento. I querelanti affermano che Apple non disponeva di una versione funzionante di quelle caratteristiche al momento degli annunci, configurando così una situazione di presunta comunicazione fuorviante verso il mercato finanziario.

Le promesse sull'AI si sono trasformate in un boomerang legale

Il primo segnale di difficoltà era emerso già a marzo, quando l'azienda aveva annunciato il rinvio delle funzionalità Siri più avanzate. Questa decisione aveva preceduto la WWDC 2025, una presentazione che secondo molti analisti aveva deluso le aspettative sui progressi dell'intelligenza artificiale di Apple, evidenziando un gap tra le ambizioni dichiarate e la realtà tecnologica.

Dal punto di vista dei consumatori, la situazione riflette una problematica più ampia nel settore tecnologico: il divario tra marketing e implementazione effettiva. Molti utenti si aspettavano di trovare le funzionalità Siri di nuova generazione già integrate nei loro dispositivi al momento dell'acquisto, scoprendo invece di dover attendere aggiornamenti futuri.

La class action potrebbe spingere Apple a rivedere radicalmente la sua strategia comunicativa, adottando un approccio più conservativo nelle promesse sui tempi di sviluppo. L'azienda si trova ora di fronte alla necessità di bilanciare la pressione degli investitori per innovazioni rapide con la realtà tecnica dei lunghi cicli di sviluppo dell'intelligenza artificiale.

Il calo delle vendite di iPhone, collegato secondo i querelanti proprio alle aspettative disattese sull'AI, dimostra come le comunicazioni aziendali possano avere ripercussioni dirette sui risultati commerciali. Apple dovrà ora affrontare non solo la sfida tecnologica di sviluppare funzionalità AI competitive, ma anche quella legale di rispondere alle accuse di comunicazione fuorviante verso gli azionisti.

Il caso Tucker v. Apple Inc rappresenta un precedente significativo per l'intero settore tecnologico, sottolineando l'importanza della trasparenza nelle comunicazioni aziendali riguardo a tecnologie ancora in fase di sviluppo. La risoluzione di questa controversia potrebbe influenzare il modo in cui le grandi aziende tech presenteranno in futuro le loro roadmap di innovazione, specialmente nel campo dell'intelligenza artificiale dove i tempi di sviluppo rimangono spesso incerti.

Fonte dell'articolo: www.phonearena.com

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