-
Pro
- Teleobiettivo con zoom ottico 5x
- Pixelsnap (ricarica wireless Qi2)
- Esperienza software eccellente
- 7 anni di aggiornamenti garantiti
- Tensor G5 migliora in efficienza
- Design compatto e ottima qualità costruttiva
- Display OLED a 120Hz
- Buona autonomia
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Contro
- Fotocamera principale e grandangolare del Pixel 9a
- Rimossa la ricarica wireless inversa
- Gaming non al livello dei top di gamma "premium"
- Mancano Wi-Fi 7 e chip UWB
- Memorie UFS 3.1 sul modello da 128GB
Il verdetto di Tom's Hardware
Informazioni sul prodotto
Google Pixel 10
Google Pixel 10: la recensione in un minuto
Ho testato a fondo il Google Pixel 10 per diversi giorni e il verdetto è chiaro: è il miglior concorrente che Google abbia mai schierato contro l'iPhone base. È uno smartphone che colpisce Apple dove fa più male, puntando su completezza, versatilità e un'intelligenza artificiale pervasiva e realmente utile. Progettato per abbattere le barriere per chi proviene da iOS, il Pixel 10 prende elementi familiari agli utenti Apple e li eleva con funzionalità che mancano alla concorrenza diretta.
Il design, un raffinamento del già ottimo stile del Pixel 9, comunica solidità e qualità, con una cornice in alluminio satinato e un retro in Gorilla Glass Victus 2. La vera novità hardware è duplice: l'introduzione di Pixelsnap, un sistema di magneti compatibile con lo standard aperto Qi2 che risponde finalmente al MagSafe di Apple, e, per la prima volta sul modello base, un teleobiettivo con zoom ottico 5x. Questa aggiunta rivoluziona la versatilità fotografica del dispositivo, offrendo possibilità creative prima riservate ai modelli Pro.
Tuttavia, il Pixel 10 è un dispositivo di compromessi calcolati. Per includere il teleobiettivo e mantenere un prezzo competitivo, Google ha declassato i sensori della fotocamera principale e ultra-grandangolare, che ora sono gli stessi del più economico Pixel 9a. Il risultato è che, se di giorno le foto sono eccellenti grazie alla magia del software, in condizioni di luce difficili si nota un passo indietro rispetto al suo diretto predecessore.
Il cuore pulsante è il nuovo chip Tensor G5 a 3nm, un SoC potente e ottimizzato per l'IA che abilita oltre 20 nuove funzionalità on-device, ma le cui prestazioni grafiche non sono al vertice della categoria. Lo splendido display OLED "Actua" da 6,3 pollici a 120Hz è luminoso e nitido, ma non essendo un pannello LTPO come sui Pro, non supporta le funzioni più avanzate per l'Always-on Display.
L'autonomia è ottima e la ricarica migliorata, ma l'aggiunta dei magneti ha comportato la rimozione della ricarica wireless inversa. Il software, basato su Android 16, è pulito e intelligente, ma la doccia fredda per noi italiani è che molte delle funzioni AI più rivoluzionarie sono assenti al lancio.
Il Pixel 10 è uno smartphone ambizioso ma riuscito, rivolgendosi con coraggio a chi cerca un'alternativa completa e intelligente nel mondo Android.
Prezzi
Google conferma la sua strategia di distribuzione consolidata anche per il Pixel 10 in Italia, garantendo una presenza capillare sul territorio. Il dispositivo è disponibile per il pre-ordine, con l'arrivo effettivo nei negozi fisici e online fissato per il 28 agosto. È possibile acquistarlo tramite il Google Store ufficiale e presso le principali catene di elettronica di consumo, tra cui Unieuro, MediaWorld, Euronics e Amazon, offrendo così al pubblico un'ampia scelta di canali d'acquisto.
Per quanto riguarda i prezzi, il Pixel 10 si posiziona in modo competitivo nel segmento di fascia alta. Il modello di partenza con 128GB di memoria di archiviazione ha un prezzo di listino di 899 euro, una cifra che lo allinea a diverse proposte simili. Per chi necessita di maggiore spazio, la variante da 256GB viene proposta a 999 euro, un incremento che considero ragionevole per il raddoppio dello storage che, allo stesso tempo, migliora in efficienza e velocità.
In occasione del lancio, Google e i suoi partner commerciali hanno previsto diverse offerte promozionali per incentivare l'acquisto. Durante la fase di pre-ordine, saranno attive varie campagne di trade-in, che permetteranno di ottenere una supervalutazione del proprio smartphone usato da permutare, abbattendo così il costo finale del nuovo Pixel. Consiglio vivamente di monitorare i siti dei singoli rivenditori per scoprire i dettagli specifici di queste promozioni, che possono rappresentare un'ottima opportunità per risparmiare.
Google Pixel 10: la recensione completa
Ho tra le mani il Google Pixel 10 da diversi giorni e posso dirvi con certezza che si tratta del miglior competitor di iPhone (nella sua versione base) che Google abbia mai creato. Nonostante alcuni piccoli passi indietro, colpisce Apple proprio dove fa più male: completezza, versatilità e, soprattutto, tantissima IA implementata in modo utile.
Si tratta di uno smartphone che è stato progettato per abbattere più ostacoli possibili nel passaggio da iOS ad Android, presentando caratteristiche familiari agli utenti Apple, elevate da una serie di funzionalità che agli iPhone base mancano.
La linea Pixel si è sempre distinta per due pilastri: una fotografia computazionale capace di compiere miracoli e un'esperienza software pulita, intelligente e garantita nel tempo. Il Pixel 10 continua su questa linea, migliorando nel complesso l'esperienza utente in un mercato che solitamente si concentra di più sulle specifiche tecniche urlate a gran voce.
La domanda che mi ha accompagnato durante tutta la prova è una sola: Google è riuscita a trovare il giusto equilibrio tra novità e compromessi? L'aggiunta di un teleobiettivo e dei magneti, oltre agli enormi cambiamenti apportati al chip Tensor G5, sono sufficienti a compensare i regressi dei sensori fotografici principali e le fastidiose limitazioni geografiche delle sue funzioni di intelligenza artificiale più pubblicizzate?
Questa non è una recensione che si può basare sulla semplice lettura di una scheda tecnica. Il Pixel 10 è uno smartphone che esige uno sguardo più approfondito, un'analisi critica che vada oltre le apparenze.
Inutile cambiare solo per poter dire di aver cambiato
La prima volta che si prende in mano il Pixel 10, la sensazione è di familiare solidità. Con le sue dimensioni di 152,8 x 72,0 x 8,6 mm e un peso di 204 grammi, il dispositivo si sente denso, premium, un blocco unico e ben assemblato che comunica immediatamente qualità costruttiva.
Google ha saggiamente scelto di non stravolgere il linguaggio stilistico introdotto con il Pixel 9, optando per un affinamento piuttosto che per una rivoluzione. E ha fatto bene. Il design dello scorso anno era uno dei più riusciti e riconoscibili nel panorama degli smartphone, e questa continuità gli dona un'aria di maturità. I bordi piatti si fondono con angoli dolcemente arrotondati, offrendo una presa comoda e sicura.
La scelta dei materiali conferma questa impressione di qualità. La cornice è realizzata in alluminio di grado aerospaziale con una finitura satinata che, con mia grande soddisfazione, respinge efficacemente le impronte digitali. Il retro è invece protetto da un vetro Corning Gorilla Glass Victus 2 con una finitura lucida. Un Pixel di nuova generazione con scocca e bordi entrambi opachi, come quella delle prime generazioni, non tornerà mai abbastanza velocemente.
Google afferma che questa generazione è due volte più resistente del Pixel 8, un dato che infonde sicurezza, così come la confermata certificazione IP68, che garantisce resistenza ad acqua e polvere. Le colorazioni disponibili per il modello base sono quattro: Frost, Lemongrass, Obsidian e la bellissima Indigo che ho tra le mani.
Ma la vera, grande novità di quest'anno non è visibile, si chiama Pixelsnap. Sul retro del Pixel 10 è integrato un anello di magneti che trasforma radicalmente il modo in cui interagiamo con il telefono. È la risposta, attesa da anni, al MagSafe di Apple, ma costruita sullo standard aperto Qi2, una mossa strategica che potrebbe avere ripercussioni su tutto il mondo Android. Purtroppo, nonostante le somiglianze, non è compatibile con le cover di Pixel 9, il che è un po' un peccato.
Come da tradizione, anche Pixel 10 ha un sistema di vibrazione di altissima qualità. È davvero un piacere ricevere i diversi feedback dati dalla nuova interfaccia di Android mentre si scorre tra le varie schermate.
Accendendo il Pixel 10, si viene accolti da uno schermo che è semplicemente eccellente. Il pannello OLED "Actua" da 6,3 pollici è un piacere per gli occhi. Con una risoluzione di 1080 x 2424 pixel, che si traduce in una densità di 422 PPI, ogni testo e immagine appare incredibilmente nitida e dettagliata. La riproduzione dei colori è brillante ma naturale, senza le saturazioni eccessive che a volte si vedono su pannelli di qualità inferiore.
Google dichiara una luminosità di picco di 3000 nit, un valore che si traduce in una leggibilità eccezionale anche sotto la luce diretta del sole estivo. Durante una giornata di scatti all'aperto, non ho mai avuto difficoltà a inquadrare la scena o a rivedere le foto, un passo avanti notevole che migliora l'usabilità quotidiana del dispositivo. Si tratta di un miglioramento modesto rispetto ai 2700 nit del modello precedente, ma qualsiasi miglioramento è sempre gradito.
La fluidità è garantita da una frequenza di aggiornamento variabile che oscilla tra 60Hz e 120Hz. Tuttavia, è proprio qui che si nasconde uno dei primi, importanti compromessi che distinguono il Pixel 10 dai suoi fratelli maggiori. A differenza dei modelli Pro, che montano un pannello LTPO capace di scendere fino a 1Hz, lo schermo del Pixel 10 non può andare al di sotto dei 60Hz. È comunque molto meglio di un iPhone base che ha ancora, nel 2025, un display a soli 60Hz.
Questa non è una mera differenza tecnica per appassionati, ma una scelta di segmentazione del prodotto con implicazioni dirette sull'esperienza utente. La capacità di un display LTPO di abbassare drasticamente la sua frequenza di aggiornamento quando visualizza immagini statiche è fondamentale per l'efficienza energetica (anche se come vedremo il Pixel 10 non ne ha troppo bisogno).
Questa efficienza permette ai modelli Pro di supportare una nuova, affascinante funzione software: il "Full Screen Wallpaper" sull'Always-on Display. In pratica, i modelli Pro possono mostrare una versione attenuata e a colori del proprio sfondo anche a schermo spento, con un impatto minimo sulla batteria. Il pannello del Pixel 10, non potendo scendere a frequenze così basse, renderebbe questa funzione troppo dispendiosa in termini energetici, e per questo ne è sprovvisto. Google sta quindi utilizzando una funzione software visivamente accattivante, abilitata da un hardware superiore, per creare un motivo tangibile e quotidiano per spingere l'utente verso il modello Pro. Potete vivere benissimo senza? Assolutamente.
Per quanto riguarda l'autenticazione, il Pixel 10 offre un lettore di impronte digitali a ultrasuoni integrato sotto il display e lo sblocco con il volto. Nei miei test, il sensore di impronte si è dimostrato veloce e affidabile nella maggior parte delle situazioni, un netto miglioramento rispetto alle prime generazioni di sensori ottici ed in linea con il Pixel dello scorso anno. Lo sblocco con riconoscimento del viso, pur essendo comodo e certificato per l'autenticazione biometrica nelle app, si basa sulla sola fotocamera frontale e non offre lo stesso livello di sicurezza di sistemi più complessi.
Se fuori cambia poco, dentro è tutta un'altra storia
Il vero protagonista e motore di ogni innovazione presente nei Pixel 10 è il processore di nuova generazione Google Tensor G5.
Questo chip rappresenta l'aggiornamento più significativo mai realizzato da Google nel campo dei semiconduttori personalizzati, con un'architettura profondamente rivista e progettata specificamente per l'era dell'intelligenza artificiale di Gemini. Realizzato da TSMC con un processo produttivo a 3nm, il Tensor G5 introduce miglioramenti molto graditi, anche se li affianca a cambiamenti difficili da comprendere.
La CPU, con la sua nuova architettura (un core ad alte prestazioni, cinque core medi e due di efficienza), è in media il 34% più veloce del modello precedente, con guadagni significativi sia in single-thread che in multi-thread. Ma il vero cuore pulsante del G5 è la sua TPU (Tensor Processing Unit), ora fino al 60% più potente.
Questo è il motore che alimenta oltre 20 nuove funzionalità di IA on-device al lancio. Il chip esegue il più recente modello Gemini Nano di DeepMind, che risulta 2,6 volte più veloce e 2 volte più efficiente in compiti come l'analisi degli screenshot o le trascrizioni di Recorder. La finestra di contesto del modello on-device è stata ampliata a 32K token (rispetto ai 12K della generazione precedente), permettendo allo smartphone di comprendere contesti molto più ampi, come un mese di email o centinaia di screenshot.
Questa potenza si manifesta in funzionalità quasi fantascientifiche come Voice Translate, dove un modello generativo lavora in parallelo a un modello audio classico per tradurre una conversazione telefonica in tempo reale, preservando il timbro vocale dell'interlocutore dopo averlo analizzato per pochi secondi, il tutto senza salvare alcun dato. Altre funzioni AI (comprese quelle non disponibili in Italia come Magic Cue e Call Notes) dipendono tutte da questa elaborazione locale.
Anche il comparto fotografico beneficia enormemente del nuovo chip. L'Image Signal Processor (ISP) personalizzato è stato potenziato, migliorando in particolare le prestazioni video in condizioni di scarsa illuminazione. L'ISP esegue una segmentazione della scena più granulare, permettendo al Pixel 10 di registrare video a 10-bit in 4K a 30fps, con motion deblur e Real Tone migliorati.
Sebbene non raggiunga le eccellenze dei migliori chip top di gamma sul mercato - indifferentemente che si parli di Qualcomm, MediaTek o Apple - non dovete assolutamente pensare che Tensor G5 sia da dare per scontato: è comunque molto vicino alle prestazioni di uno Snapdragon 8 Gen 3 (leggermente migliore nella CPU in task single-thread e appena peggiore in multi-thread), posizionandosi ben al di sopra del tipico smartphone di fascia media.
A livello di ISP Google poteva fare di più, soprattutto guardando i passi avanti incredibili fatti dai principali produttori di SoC di fascia alta. L'azienda di Mountain View ha però deciso di dare priorità e riservare la maggior parte dello spazio nel proprio chip a una NPU potentissima in grado di abilitare lo sviluppo delle avanzate funzionalità AI. Non solo quelle di oggi, ma anche quelle future (per quanto possibile) visto il lungo supporto software che attende i Pixel di decima generazione.
Google non ha nominato la nuova GPU (nello specifico una Imagination Technologies D-series DXT-48-1536) parlando dei miglioramenti apportati al proprio chip. Il motivo è presto detto, ma per quest'analisi più approfondita vi rimando alla recensione del Pixel 10 Pro XL.
Quello che vi basta sapere è che ci troviamo più o meno allo stesso livello dei Pixel 9 ma con un'architettura della GPU completamente nuova. Il margine di miglioramento sembra esserci, i driver presenti sembrano vecchi e potenzialmente migliorabili, ma non dovete mai acquistare nulla sulla base di una promessa di miglioramenti futuri che potrebbero arrivare come anche no.
Il Pixel 10, di conseguenza, se la cava discretamente con quasi tutti i titoli mobile - anche i più impegnativi - a patto di non esagerare con i dettagli grafici, Proprio come il suo predecessore. E proprio come il modello dello scorso anno, il Tensor G5 non supporta ancora il raytracing. Ci saremmo aspettati un po' di più sotto questo aspetto, sono onesto.
Google sembra aver migliorato il sistema di dissipazione, anche se forse il miglioramento nella gestione delle temperature è dovuto ai processi produttivi di TSMC, permettendo al chip di operare a frequenze più elevate più a lungo prima del throttling.
Sul fronte delle memorie, il Tensor G5 è abbinato a RAM LPDDR5X e memorie di archiviazione veloci. Qui, però, emerge una distinzione importante: il modello da 128GB del Pixel 10 (quello da noi testato) utilizza memorie UFS 3.1, mentre la versione da 256GB passa al più performante standard UFS 4.0. Secondo i nostri test le differenze non sono abissali, ma tenete a mente che le UFS 4.0 sono molto più efficienti (leggasi migliore autonomia, anche se di poco) ed efficienti, garantendo una tranquillità superiore per il futuro a lungo termine.
| Smartphone |
Geekbench 6 |
AnTuTu |
3DMark |
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Single-core |
Multi-core |
Steel Nomad | Steel Nomad Stress Test |
Wild Life Extreme |
Wild Life Extreme Stress Test |
||
|
Google Pixel 10 |
2308 | 5244 | 1219542 |
1019 (7,55 fps) |
1009 - 875 (86,7%) |
3049 (18,26 fps) |
3192 - 1846 (57,8%) |
|
Google Pixel 10 Pro XL |
2274 | 5442 | 1099665 |
1006 (7,46 fps) |
1014 - 860 (84,8%) |
3229 (19,34 fps) |
3249 - 2204 (67,8%) |
|
Google Pixel 9a |
1684 | 4283 | 1167961 |
1048 (7,77 fps) |
1054 - 692 (65,6%) |
2612 (15,64 fps) |
2635 - 1689 (64,1%) |
|
Google Pixel 9 |
1189 | 3218 | 802801 |
1026 (7,60 fps) |
1029 - 519 (50,4%) |
2561 (15,34 fps) |
2557 - 1173 (45,9%) |
| realme 14 Pro+ | 1187 | 3186 | 835507 |
370 (2,75 fps) |
373 - 370 (99,2%) |
1079 (6,47 fps) |
1077 - 1049 (97,4%) |
| OnePlus 13R | 2184 | 6520 | 1807138 |
1691 (12,53 fps) |
1703 - 1196 (70,2%) |
4825 (28,89 fps) |
4963 - 3428 (69,1%) |
| Samsung Galaxy S25 Ultra | 3142 | 9870 | 2214097 |
1830 (13,56 fps) |
2423 - 1190 (49,1%) |
6161 (36,90 fps) |
6540 - 3246 (49,6%) |
Il comparto audio vede un miglioramento grazie a speaker stereo tutti nuovi, che offrono un suono più ricco. Sul fronte della connettività, il Pixel 10 è equipaggiato con Wi-Fi 6E e Bluetooth 6, ma non supporta il Wi-Fi 7 (un passo indietro rispetto Pixel 9) né è dotato del chip Ultra-Wideband (UWB), presente sui modelli Pro. Negli USA i Pixel 10 sono già diventati "eSIM only", proprio come gli iPhone, ma fortunatamente da noi è ancora presente uno slot per la SIM fisica.
Il Pixel 10 è equipaggiato con una batteria da 4970mAh, un leggero ma gradito aumento rispetto ai 4700mAh del suo predecessore. Grazie a questa capacità e all'efficienza del nuovo chip Tensor G5, l'autonomia è molto buona. Nei miei giorni di test, con un uso misto che include fotografia, navigazione web, social media e streaming video, sono sempre arrivato a fine giornata con una riserva di carica confortevole. L'affermazione di Google di una "durata della batteria di oltre 30 ore" è realistica per un utilizzo normale, senza eccessi.
Quando è il momento di ricaricare, il Pixel 10 mostra un altro passo avanti. La ricarica cablata è stata potenziata a 30W, e Google dichiara che è possibile raggiungere il 55% di carica in circa 30 minuti. È un buon valore, anche se non il più veloce sul mercato. È importante notare, come consuetudine per molti produttori, che l'alimentatore da 30W necessario per raggiungere queste velocità non è incluso nella confezione e va acquistato separatamente.
La vera novità, però, è la ricarica wireless. Grazie a Pixelsnap e allo standard Qi2, ora è possibile ricaricare il telefono in modalità wireless fino a 15W con il vantaggio dell'allineamento magnetico. Questa non è solo una questione di velocità, ma di comodità. Appoggiare il telefono su un supporto magnetico sul comodino o sulla scrivania, sapendo che si allineerà perfettamente e inizierà a caricarsi senza bisogno di armeggiare con i cavi, è un'esperienza che migliora la routine quotidiana.
Tuttavia, c'è una nota dolente da segnalare. Per far posto all'array di magneti di Pixelsnap, Google ha deciso di eliminare la funzione di ricarica wireless inversa, conosciuta come "Battery Share". Questa funzione, presente nelle generazioni precedenti, permetteva di usare il retro del Pixel per ricaricare altri dispositivi compatibili, come auricolari o smartwatch. C'è anche da dire che i recenti Pixel Watch non supportano la ricarica wireless ma utilizzano delle basette con dei pin, quindi questo cambiamento può anche essere visto come sensato dal punto di vista del marchio.
Un passo avanti e due passi indietro (che hanno senso)
Arriviamo al capitolo più importante, complesso e forse controverso di questo Pixel 10. La novità che campeggia sui manifesti pubblicitari è una vera e propria pietra miliare per il modello base: per la prima volta, il Pixel 10 è dotato di un teleobiettivo con zoom ottico 5x da 10,8 MP.
Mette il Pixel 10 in una posizione di vantaggio rispetto all'iPhone 16 base (privo di zoom ottico) e lo rende un temibile concorrente per i modelli base di Samsung. Ho passato ore a scattare foto a 5x, spingendomi fino al 10x che Google definisce di "qualità ottica", e le possibilità creative che si aprono sono immense. Finalmente, anche con il Pixel "base", si può comporre l'inquadratura con una libertà prima impensabile.
Ma c'è un costo nascosto, un "prezzo da pagare" per questa nuova versatilità. Un prezzo che, se letto nel contesto del mercato americano dove i principali competitor di Google sono solo Samsung e Apple, ha però molto senso. Per fare spazio al teleobiettivo e mantenere il prezzo competitivo, Google ha operato due declassamenti hardware un po' inaspettati sulle altre due fotocamere. Per comprendere appieno la portata di questa scelta, nulla è più efficace di una tabella comparativa.
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Google Pixel 10 |
Google Pixel 9 |
Google Pixel 9a |
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Sensore Principale |
48MP, 1/2,0", f/1.70 |
50MP, 1/1,31", f/1.68 |
48MP, 1/2,0", f/1.7 |
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Sensore Ultra-Grand. |
13MP, 1/3,1", f/2.2 |
48MP, 1/2,55", f/1.7 |
13MP, 1/3,1", f/2.2 |
|
Teleobiettivo |
10,8MP, 5x Ottico |
Assente |
Assente |
Il sensore principale del Pixel 10 è fisicamente più piccolo e ha una risoluzione inferiore rispetto a quello eccellente del Pixel 9. È di fatto lo stesso identico sensore montato sul Pixel 9a, il modello economico della scorsa generazione. Lo stesso, identico discorso vale per il sensore della ultra-grandangolare.
Storicamente, il punto di forza del Pixel base era avere un sensore principale di qualità assoluta, spesso identico a quello dei modelli Pro, affidandosi poi alla magia del software per lo zoom. Era una strategia basata sulla "qualità del singolo scatto". Il Pixel 10 inverte questa logica, adottando una strategia di "versatilità a tutti i costi". Sacrifica la qualità di punta del sensore più utilizzato per offrire una gamma completa di lunghezze focali.
Per capire la logica di questo cambiamento, ancora una volta, dobbiamo guardare al mondo Apple. Tre fotocamere sono meglio di due dell'iPhone base e, per la stragrande maggioranza degli utenti che sceglie il Pixel "di base", il miglioramento in qualità degli scatti da lunga distanza vale molto di più dei piccoli passi indietro sugli altri due sensori. Questo però significa anche che, se siete appassionati di fotografia o se arrivate da un Pixel 9, forse il nuovo Pixel 10 non è lo smartphone più adatto a voi.
La domanda, a questo punto, è d'obbligo: può il software salvare la situazione? Può il nuovo ISP integrato nel Tensor G5, unito ai leggendari algoritmi di fotografia computazionale di Google, compensare un hardware inferiore? Nei miei test, la risposta è "in parte".
Di giorno, con buona luce, le foto del Pixel 10 sono eccellenti. I colori sono precisi, la gamma dinamica è ampia e il dettaglio è buono. L'elaborazione di Google riesce a estrarre il massimo da questi sensori. Tuttavia, quando la luce cala o si analizzano i dettagli più fini, si nota una minore "pulizia" dell'immagine e un rumore leggermente più presente rispetto a quello che ricordo dal Pixel 9. Il miracolo del software c'è, ma non può cambiare le leggi della fisica: un sensore più piccolo cattura meno luce.
A mitigare questi cambiamenti, ci sono le nuove funzionalità IA della fotocamera, disponibili su tutta la gamma:
- Camera Coach: Gemini si trasforma in un assistente alla regia, offrendo in tempo reale consigli su inquadratura e composizione, suggerendo di catturare l'attenzione di un soggetto o di provare angolazioni diverse.
- Auto Best Take: Un'evoluzione di una funzione già amata. Ora non è più necessario scattare una raffica di foto; con un singolo scatto, l'IA cattura più fotogrammi e combina automaticamente i volti per creare una foto di gruppo in cui tutti hanno l'espressione migliore.
- Add Me v2: La funzione per includere il fotografo negli scatti di gruppo è stata migliorata per gestire gruppi più numerosi con risultati più naturali.
Sul fronte video, il Pixel 10 si difende bene, registrando in 4K fino a 60 FPS e supportando video HDR a 10 bit. La stabilizzazione è efficace come sempre. Tuttavia, anche qui la segmentazione è netta: le funzioni video più avanzate come la registrazione 8K (tramite Video Boost) e il Night Sight Video rimangono un'esclusiva dei modelli Pro, a sottolineare ulteriormente che, nonostante il nuovo teleobiettivo, il Pixel 10 non è un dispositivo "Pro". La stessa cosa vale per i controlli manuali della fotocamera.
Ora, lungi da me difendere i downgrade hardware inspiegabili, soprattutto quando si parla della fascia alta del mercato. Qui, tuttavia, capisco perfettamente le motivazioni di Google, che ha voluto ribilanciare il Pixel di base per offrire agli utenti di smartphone rivali più motivazioni possibili per trasferirsi nell'universo Made by Google, differenziando allo stesso tempo in modo più netto il modello base dal Pixel 10 Pro.
Proprio per questo, trovo che la gamma Pixel 10 sia la più completa e bilanciata che Google abbia mai prodotto.
Il cambiamento visivo che mancava da un po'
Il Pixel 10 arriva con a bordo Android 16, l'ultima versione del sistema operativo di Google. L'interfaccia è stata rinfrescata dal nuovo linguaggio di design Material 3 Expressive, che introduce animazioni più fluide, una tipografia più espressiva e nuove opzioni di personalizzazione, come gli "Effetti Live" per gli sfondi della schermata di blocco, che aggiungono un tocco dinamico e personale al dispositivo.
L'esperienza d'uso è quella, pulita e intelligente, che gli utenti Pixel conoscono e amano, con Gemini, l'assistente IA di Google, ora ancora più integrato nel tessuto del sistema operativo.
Google ha presentato una serie di nuove funzionalità di intelligenza artificiale che promettono di rendere il telefono un assistente proattivo e quasi magico. Funzioni come Magic Cue, che dovrebbe mostrare informazioni contestuali durante una chiamata (come i dettagli di un volo quando si chiama una compagnia aerea), o Gemini Live, che permette di usare la fotocamera per ricevere aiuto in tempo reale su ciò che si sta guardando. C'è anche una nuova, sbalorditiva funzione di traduzione vocale che non solo traduce in tempo reale una telefonata, ma lo fa replicando il timbro e il tono della voce dell'interlocutore, un'impresa tecnologica quasi fantascientifica.
E qui, per un utente italiano, arriva la doccia fredda. Molte di queste funzionalità rivoluzionarie, il vero motivo per cui esiste il potente chip Tensor G5, al momento del lancio in Italia sono semplicemente assenti o fortemente limitate. L'esperienza d'uso di un Pixel 10 in Italia, ad agosto 2025, è significativamente diversa e meno "intelligente" di quella di un utente negli Stati Uniti.
Questo sposta radicalmente la proposta di valore del telefono. L'acquisto non è più motivato da un'immediata superiorità software, ma diventa un investimento a lungo termine, un atto di fede nella capacità di Google di implementare queste funzioni in futuro attraverso i "Pixel Drop". In questo contesto, la promessa di 7 anni di aggiornamenti del sistema operativo, di sicurezza e di nuove funzionalità assume un'importanza cruciale. Non è più un semplice bonus, un valore aggiunto; diventa la garanzia essenziale che il telefono, un giorno, potrà finalmente mantenere tutte le sue promesse.
Superato questo discorso, Pixel 10 mantiene tutte quelle piccole chicche esclusive che mi hanno personalmente fatto innamorare dei modelli precedenti. Now Playing è una funzione a cui non riesco assolutamente a rinunciare. L'assistente di scrittura in Gboard, la mia tastiera di riferimento anche su altri smartphone, è ancora più potente e utile.
La dettatura vocale è ancora una volta la migliore di sempre, anche offline. Il registratore vocale, già uno dei migliori disponibili per le sue trascrizioni accurate e veloci, ora integra anche la possibilità di generare della musica di sottofondo appropriata (se, per esempio, vi piace registrarvi mentre cantate).
E poi ci sono le funzionalità pensate per facilitare il passaggio da iOS ad Android, come la nuova app Diario (non è fatta per me ma ne riconosco l'importanza) e il supporto a RCS che ora, grazie all'adozione di Apple, permette di chattare con gli utenti iMessage senza troppe rinunce.
È veramente difficile da spiegare, ma l'esperienza utente su un Pixel è davvero diversa e, almeno a mio parere personale, migliore e più curata a 360° rispetto a quella di altri smartphone Android. È il motivo per cui ho sempre privilegiato i Pixel come miei smartphone personali ed è il motivo per cui continuerò a farlo.
Conclusioni
Al termine di questa intensa settimana di prove, il Google Pixel 10 si conferma come il dispositivo dei compromessi calcolati.
È uno smartphone che fa un passo da gigante in una direzione, la versatilità fotografica, offrendo per la prima volta uno zoom ottico di qualità sul modello base. Ma per farlo, compie due piccoli passi indietro, declassando i sensori principali e ultra-grandangolare. Porta tra le mani degli utenti un'intelligenza artificiale utile, efficace e proattiva ma, al momento del lancio, consegna agli utenti italiani un'esperienza parzialmente monca, un assaggio di ciò che potrebbe essere.
Quindi, a chi si rivolge questo Pixel 10?
- Compratelo se: la vostra priorità assoluta è avere un teleobiettivo ottico in un pacchetto compatto e ben costruito. Se amate l'esperienza Android pura e pulita e considerate la garanzia di 7 anni di aggiornamenti (veloci) un valore irrinunciabile. Se siete affascinati dal nuovo ecosistema magnetico Pixelsnap e siete disposti ad aspettare, con pazienza, che tutte le mirabolanti funzioni IA arrivino anche in lingua italiana.
- Pensateci due volte se: siete dei puristi della fotografia che cercano la massima qualità d'immagine possibile dal sensore principale (in questo caso, il vecchio Pixel 9 o il nuovo Pixel 10 Pro/Pro XL potrebbero essere scelte migliori). Se la mancanza della ricarica wireless inversa è per voi un problema. Se siete dei gamer competitivi.
Considerando il prezzo di lancio, il Google Pixel 10 è uno smartphone ambizioso e, per molti versi, riuscito. Si pone con coraggio come portabandiera del mondo Android, soprattutto agli occhi degli utenti iPhone che magari da anni stanno valutando di cambiare ecosistema ma, per un motivo o per l'altro, hanno sempre trovato la scusa per non farlo. Oggi, Google, quella scusa non gliela vuole più dare.