La divisione enterprise di Telecom Italia si prepara a ridisegnare il panorama tecnologico nazionale con una strategia ambiziosa che unisce investimenti massici e visione geopolitica. Con 1,35 miliardi di euro da investire nei prossimi tre anni, Tim Enterprise punta a consolidare la propria posizione di "fabbrica tecnologica del Paese", come la definisce il suo responsabile Elio Schiavo. L'operazione rappresenta molto più di un semplice piano industriale: è una scommessa sulla sovranità digitale italiana in un contesto europeo sempre più attento all'indipendenza tecnologica.
Una rete di data center all'avanguardia europea
Il cuore pulsante della strategia risiede nell'espansione dell'infrastruttura fisica. Tim Enterprise raggiungerà una capacità installata di 125 MW distribuita su 17 data center, di cui otto rappresentano l'eccellenza tecnologica mondiale con certificazioni Tier IV o Rating IV. Questi standard, i più elevati in termini di affidabilità, collocano l'azienda italiana ai vertici europei: la metà di tutti i data center di questa categoria presenti nel nostro Paese porta infatti la firma Tim.
L'architettura si arricchirà di una struttura completamente "AI ready" e del potenziamento di due strutture esistenti. Parallelamente, 105 milioni di euro alimenteranno l'espansione dell'edge cloud, quella tecnologia che promette di avvicinare fisicamente i servizi digitali agli utenti finali, riducendo drasticamente i tempi di risposta e aumentando l'affidabilità dei sistemi.
Il portafoglio da 4 miliardi che garantisce il futuro
Le ambizioni trovano solidità nei numeri: Tim Enterprise vanta un portafoglio ordini di circa 4 miliardi di euro, costruito attraverso contratti già siglati con le principali corporation italiane e le pubbliche amministrazioni. Questa base finanziaria testimonia la fiducia del mercato verso soluzioni che spaziano dal cloud computing alla cybersecurity, dall'intelligenza artificiale alle reti 5G e Internet of Things.
I risultati economici del 2024 confermano la solidità dell'approccio: ricavi per 3,3 miliardi di euro, margine lordo di 1,2 miliardi (35% dei ricavi) e un Ebitda After Lease di 700 milioni. Il cloud computing emerge come motore principale, superando il miliardo di fatturato e registrando una crescita del 25% anno su anno nel primo semestre.
Sovranità digitale: dall'Italia all'Europa
La dimensione strategica dell'operazione emerge chiaramente nel ruolo che Tim Enterprise riveste nel Polo Strategico Nazionale, sviluppato insieme a Leonardo, Cassa Depositi e Prestiti e Sogei. Questa iniziativa rappresenta il progetto di cloud sovrano più avanzato d'Europa, offrendo alle istituzioni italiane un'alternativa concreta ai colossi tecnologici stranieri.
"Non è solo un progetto tecnologico, è una strategia per garantire autonomia, resilienza e competitività all'Italia nel contesto europeo e globale", sottolinea Elio Schiavo. Il controllo diretto delle infrastrutture di calcolo e la gestione di chiavi crittografiche proprietarie costituiscono i pilastri di quella che l'azienda definisce "sovranità digitale reale".
L'ecosistema industriale dietro l'innovazione
Tim Enterprise non opera in isolamento ma coordina un ecosistema di competenze specializzate. Le "factory" interne - Noovle per cloud e intelligenza artificiale, Olivetti per IoT e soluzioni verticali, Telsy per la cybersecurity - sviluppano tecnologie proprietarie che garantiscono maggiore valore aggiunto rispetto alle soluzioni standard di mercato.
La squadra di oltre 6.400 persone e la rete di vendita capillare sul territorio nazionale servono attualmente più di 30.000 clienti, incluse tutte le società del Ftse Mib e la maggioranza delle mid-cap italiane. Il tasso di abbandono inferiore all'1% sui clienti principali testimonia la qualità delle relazioni costruite nel tempo.
L'approccio si completa con partnership strategiche internazionali che includono Google Cloud, Oracle e Microsoft, dimostrando come la sovranità tecnologica non significhi isolamento ma interoperabilità controllata. La partecipazione al progetto europeo Ipcei-Cis rafforza ulteriormente questa visione, contribuendo alla nascita di un ecosistema industriale e tecnologico continentale capace di competere con i giganti americani e asiatici.