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Pro
- Buone meccaniche da JRPG
- Tantissimi Digimon
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Contro
- Tecnicamente non al top
Il verdetto di Tom's Hardware
Per tutti i ragazzi nati durante gli anni ’90 il grande dilemma è sempre stato scegliere tra Pokémon e Digimon. Da una parte vi erano infatti i simpatici mostriciattoli capitanati dall’iconico Pikachu, capaci grazie soprattutto alle riuscite trasposizioni videoludiche e al gioco di carte collezionabili di appassionare milioni di bambini, mentre dall’altra i Digimon erano forti di evoluzioni spettacolari e di una trama dotata di qualche spunto anche inaspettatamente maturo.
Personalmente mi sono sempre trovato diviso a metà tra le due fazioni, amando particolarmente personaggi, creature e serie TV dei Digimon, ma preferendo sul piano videoludico i titoli basati sui mostri tascabili nati dall’impero Nintendo.
A oltre vent’anni di distanza da questi dubbi pre-adolescenziali, ci ritroviamo in questi ultimi mesi del 2025 di fronte alla stessa scelta che ci tediava nell’infanzia e a quella domanda capace di far crollare come castelli di carte al vento intere amicizie: “preferisci i Pokémon o i Digimon?”. Fortunatamente ora i legami emotivi non sono più a rischio, ma tale domanda è decisamente attuale, dato che a breve distanza uno dall’altro arriveranno sul mercato Digimon Story Time Stranger e Pokémon Leggende Z-A.
Noi abbiamo provato il primo nel corso degli ultimi giorni e siamo finalmente pronti a parlarvene.
Un nuovo viaggio nel mondo digitale
Time Stranger non riparte dall’ottimo Survive di cui avevamo tessuto le lodi qualche anno fa, bensì riprende in mano la serie Digimon Story, che non vedevamo sulle nostre console da oramai quasi dieci anni. Un ritorno che i fan del franchise aspettavano da tempo e che, dopo essersi fatto attendere parecchio, è quindi finalmente realtà.
Per chi non sapesse di cosa stiamo parlando, si tratta di una saga basata sulle delle meccaniche da JRPG tutto sommato classiche e sulle immancabili e talvolta ingarbugliate digievoluzioni dei simpatici mostriciattoli. Tutti aspetti che ovviamente ritroviamo anche in Time Stranger e che hanno contribuito al successo della saga.
In questo nuovo capitolo ci ritroviamo nei panni di un’agente di un’organizzazione speciale dedita a preservare l’ordine mondiale da tutti quegli strani eventi che riguardano il mondo digitale e, di conseguenza, gli stessi Digimon. La nostra avventura in particolare comincia con una serie di misteriosi accadimenti a Shinjuku, nel cuore pulsante di Tokyo, che finiscono presto per includere pericolose nemesi, alleati improbabili e molto altro ancora.
Per evitarvi qualsivoglia spoiler eviteremo di andare più di tanto nel dettaglio, ma vi basti sapere che la narrazione è abbastanza lenta e incentrata su alcuni stilemi da JRPG classico. Aspettatevi quindi numerosi dialoghi e talvolta anche dei riempitivi all’apparenza superflui, che rendono il tutto ancorato a standard del passato sotto tale punto di vista. Un qualcosa che, siamo sicuri, molti di voi davano già per scontato, ma che val ben la pena ricordare a tutti coloro che si getteranno invece nel magico mondo videoludico dei Digimon solo con Time Stranger.
Un JRPG da non sottovalutare
Se lato narrativo vi è quindi qualche piccola defaillances in questa nuova avventura dei Digimon, lo stesso non si può fortunatamente dire sul piano del gameplay. Time Stranger ci ha infatti convinto con un sistema di gioco a turni da JRPG dotato di qualche spunto niente male e, soprattutto, con un grande stuolo di creature da utilizzare e far digievolvere a piacimento.
Vero fulcro del sistema di gioco è in particolare un sistema di debolezze e resistenze decisamente interessante. Oltre al classico trittico che funziona come la morra cinese, vi è infatti un ulteriore sistema corollario ancor più articolato, dove una decina di altre tipologie di Digimon hanno i propri punti di forza e di debolezza rispetto alle altre. Il che significa che è possibile arrivare con le giuste combinazioni a triplicare o quadruplicare il danno delle proprie mosse, ma anche a decimarlo nel caso decidessimo di schierare un alleato poco adatto allo scontro in questione.
In ogni battaglia dovremmo quindi cercare di avere il team più funzionale possibile per sfiancare il nemico nel modo giusto ed evitare al contempo di vedere le proprie speranze vaporizzarsi dinnanzi al primo assalto avversario. Fortunatamente Digimon Story Time Stranger mette a disposizione del giocatore oltre alla squadra principale anche una sorta di panchina di mostriciattoli da cui attingere e poter così eventualmente rimediare in corsa a qualche scelta strategica fallace.
Il nostro personaggio, inoltre, può partecipare di tanto in tanto attivamente allo scontro con delle abilità speciali ricaricabili, che potenziano ad esempio le statistiche dei vari Digimon, li curano o, ancora, danneggiano direttamente il team avversario.
Grazie a tali peculiarità, Time Stranger riesce ad offrire dei combattimenti a turni accattivanti e riusciti, coadiuvati anche da delle ottime animazioni d’attacco, senza però diventare mai troppo hardcore. Né banale né troppo complesso: il giusto compromesso, insomma, per accontentare tutti e non scontentare nessuno.
Una marea di Digimon
Oltre ai vari combattimenti, una grossa parte di Time Stranger è relativa all’esplorazione e alla cura dei propri Digimon. Ognuna delle varie creature, oltre a poter essere reclutabile dopo averla sconfitta abbastanza volte, può infatti essere sia evoluta che involuta in svariati modi, con i vari cammini evolutivi che sono particolarmente articolati e spesso e volentieri si incrociano anche tra di loro.
Prendere una strada invece che l’altra richiede poi di soddisfare determinati requisiti, che possono riguardare il livello agente del nostro personaggio, le caratteristiche del Digimon in questione e addirittura il nostro rapporto con esso. Delle dinamiche magari non immediate da capire per un neofita del franchise, ma che funzionano decisamente bene e rendono Time Stranger dotato di una propria identità.
Meno convincenti, invece, le fasi più esplorative, per quanto Tokyo sia sempre Tokyo. Le varie zone sono infatti di dimensioni ridotte e molto spesso anche parecchio lineari, rendendo il girare tra di esse poco accattivante. Il level design, insomma, non spicca particolarmente ed è composto da numerosi corridoi e grosse stanze, dove non vi è mai molto da fare.
Pure le missioni secondarie sono la maggior parte delle volte dei meri riempitivi, che non aggiungono troppo al gioco e servono solo a ottenere le relative ricompense. Difetti che però, come citato qualche paragrafo fa in merito al ritmo della narrazione, sono in realtà caratteristiche ben note agli amanti del genere e che potrebbero quindi non pesare più di tanto per chi ha sempre apprezzato la saga e questo particolare tipo di JRPG.
Tecnicamente, infine, non ci troviamo certamente dinnanzi a un’opera mastodontica, con alcune texture che richiamano anzi più gli standard della vecchia generazione che di quella attuale. I Digimon però sono fatti davvero bene e anche i loro attacchi e le loro movenze sono stati ricreati con grande dedizione. Quello che importa, alla fine dei conti, è che Digimon Story Time Stranger è un ottimo gioco, sia per gli amanti del franchise che per gli appassionati di JRPG.