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Pro
- Interessante connubio di survival e roguelike.
- Ritmo di gioco incalzante.
- Rappresentazione dei dinosauri efficace.
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Contro
- A tratti ripetitivo e frustrante.
- Interfaccia migliorabile.
Il verdetto di Tom's Hardware
Ricordo ancora quando incrociai con lo sguardo Dino Path Trail per la prima volta, all’Indie Dungeon della Milan Games Week 2023. Incuriosito dall’ambientazione peculiare e dal suo stile grafico accattivante, scambiai due chiacchiere con gli sviluppatori di Void Pointer (scoprendoli miei concittadini di Roma, ex-studenti di AIV), per poi provare la loro demo. Nonostante non sia un esperto del genere, fu una mezz’ora davvero piacevole e capii che il titolo era promettente.
Dopo quasi un anno e mezzo, e dopo averli rincontrati in altre occasioni fieristiche, finalmente ho potuto godermi il gioco completo e apprezzare i grandi passi avanti fatti da allora.
La premessa fondamentale da fare riguarda il particolare setting di Dino Path Trail. Ci troviamo in una versione alternativa del Far West, in un mondo in cui i dinosauri non si sono mai estinti e condividono il pianeta con gli esseri umani, tanto che i nativi hanno sviluppato la loro religione animista in sintonia con essi. A non essere affatto alternativo è invece l’animo prepotente dei coloni: nonostante la presenza dei pericolosi rettili, a farla da padrone troviamo delinquenti, bracconieri e cacciatori di taglie vari, che si impongono in quella terra con la violenza.
Ed è proprio così che inizia la storia di Lucy, quando la sua vita viene stravolta completamente da un gruppo di banditi che uccide sua madre e rapisce sua sorella Liz. I criminali fanno però lo sbaglio di lasciarsi scappare la giovane protagonista, che inesperta ma risoluta inizia la sua caccia ai rapitori per salvare la sorella.
Dino survivor
L’aspetto più caratteristico di Dino Path Trail è quello di essere una commistione di rouguelike e survival, con un sistema di combattimento da twin-stick shooter con visuale dall’alto. Un sacco di parole e carne al fuoco, mi rendo conto, eppure il tutto si fonde straordinariamente bene.
L’avventura si svolge attraverso varie aree generate proceduralmente: deserti rocciosi, territori palustri, lande innevate… Ognuna di esse contiene vari tipi di risorse, alcune comuni a tutte (come la legna degli alberi), altre più specifiche di determinati biomi. Lucy dovrà raccoglierle e costruire utensili sempre più efficaci, attrezzare la sua carovana, creare equipaggiamenti e potenziamenti via via più efficaci.
Le varie aree presentano anche avamposti dove fare piazza pulita di banditi e trovare nuove armi e mod, ma anche nidi di dinosauri da cui “prendere in prestito” le uova per poi collocarle su speciali altari sacri che in cambio ci infonderanno benedizioni speciali.
Jurassic Path
C’è molto da fare ed esplorare, ma rimanere troppo tempo in una zona si rivelerà presto una pessima scelta. Il capo dei banditi che stiamo cercando, infatti, ha messo una taglia sulla nostra testa, attirando su di noi le attenzioni dei vari cacciatori di taglie dell’area. A ogni passaggio di giorno tale taglia aumenterà e con essa il numero dei cacciatori e la loro pericolosità.
Per non finire sopraffatti anzitempo sarà dunque indispensabile bilanciare esplorazione, raccolta di risorse e crafting in modo ottimale per evitare di perdere troppo tempo. Una volta compresa la pericolosità di quel mondo, sarà palpabile la necessità di procedere il più rapidamente possibile e pianificare accuratamente le priorità dell’esplorazione per poter arrivare ad affrontare i boss con la giusta preparazione.
Personalmente ho sentito un po’ troppo pressante il sistema di escalation della taglia, o quantomeno troppo rapido il susseguirsi delle giornate. Sarà la mia meticolosa abitudine alla preparazione che mi fa tendere a “spremere” il più possibile le risorse disponibili evitando di tirare dritto, magari. Fatto sta che ho trovato abbastanza frustrante non poter esplorare liberamente le zone per timore di attardarmi troppo. Sicuramente non abbastanza frustrante da spingermi a mettere da parte il gioco, però.
Corsa contro il tempo a parte, il sistema di shooting che governa gli scontri contro banditi e dinosauri è pensato molto bene, spingendo il giocatore a sparare e schivare nel momento giusto (tramite degli hint visivi) per aumentare la quantità di danni e, a seconda delle abilità assegnate, attivare eventuali effetti ulteriori. Ci vuole un po’ per abituarsi al sistema di combattimento, ma una volta presa la mano si percepisce una certa gratificazione nel ritmo della “danza” di sparare, rotolare e ricaricare al momento giusto.
Gli scontri contro i boss sono decisamente i momenti salienti che metteranno a dura prova la nostra abilità e capacità di adattarsi a situazioni inconsuete. Spiace solo di aver percepito un certo ritardo nei controlli nei momenti più animati e affollati del gioco, quando un errore di una frazione di secondo per una schivata può rivelarsi fatale.
Ci (ri)vediamo a mezzogiorno
L’esperienza di Dino Path Trail comprende fisiologicamente una certa dose di trial and error. Per una sorta di maledizione, infatti, Lucy non può veramente morire, e ogni qual volta che viene abbattuta sarà magicamente accolta in una zona franca protetta da un nativo, da dove potrà ricominciare la sua caccia.
Questa morte temporanea significherà, però, anche perdere tutti i progressi, le risorse, gli equipaggiamenti e le abilità ottenute, a eccezione delle ricette per il crafting e del denaro. Dovremo insomma ricominciare praticamente daccapo.
Anche qui – a costo di attirarmi l’astio degli amanti dei roguelike – devo dire che ho patito abbastanza la sensazione di dover sostanzialmente ricominciare tutto senza un minimo senso di meta-progressione (a parte l’esperienza personale, ovviamente).
Luci e ombre del deserto
Graficamente è chiaro che Dino Path Trail non punta al realismo. Il suo stile low-poly con texture essenziali è una scelta artistica che rende l'aspetto generale pulito e facilmente decifrabile, rendendo l'esplorazione e i combattimenti facili da gestire. La dignitosa varietà di biomi e la palette di colori rendono l’esperienza visiva sicuramente accattivante. Meno efficaci ho trovato alcune animazioni un po’ legnose, ma niente di veramente grave.
Un aspetto più spigoloso è invece l’interfaccia e i vari menu, che ho trovato macchinosi da navigare e poco intuitivi. Non sarebbe un grosso problema di per sé, se non fosse che a volte mi sentivo di metterci troppo tempo a fare cose semplici in un gioco in cui il tempo è prezioso.
Un’ultima nota di merito al team di sviluppo per aver voluto tendere a una rappresentazione accurata dei dinosauri. Void Pointer ha chiesto infatti la collaborazione del paleontologo Filippo Bertozzo per restituire nel gioco aspetto e comportamenti verosimili delle creature. Ben lontano dai cliché hollywoodiani, i dinosauri non sono dei predatori mangia uomini, ma solitamente attaccano per difendere sé stessi e il loro territorio, e non fanno differenza tra Lucy e i banditi.