Dipendenza dai giochi: non facciamo terrorismo

In una contea inglese la dipendenza dai videogiochi sembrerebbe essere davvero preoccupante. Il giornale locale descrive la situazione in maniera fin troppo allarmistica. È bene non chiudere gli occhi, ma il terrorismo non serve a nessuno.

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a cura di Manolo De Agostini

A Lancashire, nord-ovest dell'Inghilterra, i giovani sono videogiochi-dipendenti a livelli inimmaginabili. Il sito web del giornale locale, il Lancashire Evening Post, ha raccolto le confessioni dei giovani "drogati da pixel".

"Un crescente numero di giovani nella contea cerca aiuto professionale dopo essere stato attirato dal mondo dei videogiochi", scrive l'Evening Post.

I ragazzini di Lancashire saltano i pasti, marinano la scuola per giocare e rubano soldi ai genitori per comprare gli ultimi titoli. Giocare due ore ai videogame, secondo il terapista Steve Pope, equivale a sniffare una striscia  di cocaina.

Il pezzo dell'Evening Post, l'avrete già capito, è tra i più sensazionalistici degli ultimi anni. Essenzialmente fa terrorismo psicologico. È una buona occasione però per parlare di un fenomeno che in alcune parti del mondo, nei paesi asiatici in particolare, assume proporzioni preoccupanti. Non bisogna sottovalutare nulla, siamo i primi a dirlo e a sottoscriverlo, ma alzare i toni a nostro giudizio sortisce l'effetto contrario.

"Cifre allarmanti rivelano che tre ragazzini su cinque sotto i 16 anni giocano a tal punto da preoccupare, secondo gli operatori sanitari. Sotto i 10 anni, quattro bambini su cinque mostrano segni di dipendenza", scrive l'Evening Post.

Il giornale ha poi raccolto la confessione a cuore aperto di Jack, quindicenne di Garstang. "Giocare era tutto quello che volevo ed era la prima cosa che pensavo non appena mi svegliavo. Avrei giocato per ore senza nemmeno accorgermene".

"Era come se avessi un demone nel mio cervello e non riuscivo a fermarmi. Se i miei genitori cercavano di fermarmi, perdevo la testa. Ho perso il contatto con i miei compagni, iniziato ad andare male a scuola ed ero diventato una persona arrabbiata e aggressiva. Non ero io".

"La dipendenza è in forte crescita e porta i giovani ad avere anche problemi fisici come l'obesità", ha dichiarato il terapista Steve Pope. "Il videogioco permette ai genitori di stare tranquilli, ma diventa un problema quando diventa tutto ciò che un ragazzino vuole".

"Ho visto un ragazzino di 14 anni giocare per 24 ore senza soste, senza mangiare. Stava mostrando segni di disidratazione. Quando i suoi genitori gli hanno tolto la console è diventato aggressivo e ha minacciato di lanciarsi da una finestra". "La dipendenza può anche portare a una spirale di violenza dopo aver giocato a titoli violenti. I giovani potrebbero voler trasformare i loro giochi di fantasia in realtà".

I giovani inoltre stanno manifestando anche segni preoccupanti di assuefazione a Internet e Facebook.

"Sto lavorando con una famiglia dove la nonna di 74 anni è dipendente dal poker online, la figlia da eBay - ha comprato 270 paia di scarpe - e la sorella maggiore è dipendente da Facebook".

Le testimonianze proseguono, ma ci fermiamo qui. Le parole più sensate arrivano forse da Gayle Brewer, professore di psicologia dell'Università Centrale di Lancashire. "I genitori hanno paura di far giocare i propri bambini all'aperto e sentono che se stanno in casa dove possono vederli giocare ai videogiochi sono al sicuro".

"Un gioco può sembrare una via rapida per occuparsi dei bambini, e come passatempo ad alta intensità li tiene stimolati e hanno poche probabilità di annoiarsi".

"È necessario trovare un equilibrio. È più facile per i genitori stabilire regole su quanto a lungo il loro bambino può intrattenersi con questi tipi di giochi". Insomma, i genitori devono fare semplicemente i genitori.