È ora di tagliare i listini di PS3, Wii e Xbox 360

Secondo un'indagine di mercato, le tre aziende produttrici di console (Microsoft, Sony e Nintendo) dovrebbero ridurre il prezzo dei loro prodotti, ancorati allo stesso costo del Natale 2009. Una mossa del genere combatterebbe il calo delle vendite di software, e incentiverebbe l'acquisto delle nuove periferiche di movimento, Kinect e Move.

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a cura di Roberto Caccia

Secondo uno studio di mercato, Microsoft, Sony e Nintendo dovrebbero effettuare un taglio dei listini delle rispettive console, per incentivare l'acquisto di hardware e combattere il calo delle vendite dei videogiochi. Questi i risultati di un'indagine condotta da Cowan e Company.

"Nessun produttore di hardware ha ridotto il prezzo delle console dalle vacanze natalizie dell'anno scorso, nonostante il fatto che la quantità di denaro che i potenziali acquirenti vorrebbero spendere per questo tipo di hardware sia inferiore, rispetto a un anno fa", si legge nei risultati della ricerca.

Ok il momento è giusto, abbassate i prezzi delle console

"Nel nostro sondaggio dell'anno scorso, il budget medio che gli intervistati avrebbero voluto destinare all'acquisto di hardware coincideva grosso modo con il prezzo dei rivenditori, quest'anno l'intervallo è superiore di circa 25 euro per tutte e tre le console", ha commentato l'analista Doug Creutz.

"Crediamo che i produttori di hardware (nello specifico Microsoft e Sony) avrebbero ottenuto vendite più sostanziose delle nuove periferiche di controllo, Kinect e Move, se ci fosse stato un calo di prezzo della console", continua l'analista. "Nonostante il nostro sondaggio mostri una forte richiesta per questi nuovi controller, la domanda fra i non-possessori di console e fra i possibili acquirenti rimane ancora tiepida, e la chiave delle vendite basse di software e da imputare al prezzo alto dell'hardware".

Il rapporto ha anche evidenziato che il 76 per cento dei giocatori di console che sfruttano l'online ha comprato contenuti aggiuntivi a pagamento durante l'anno passato, e circa il 46 per cento ha speso più di 15 euro in contenuti online.