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a cura di Alessandra Borgonovo

Abbiamo provato la demo in lingua originale di Fist of the North Star: Lost Paradise, l'abbiamo giocato all'E3, abbiamo speso quasi un'ora in sua compagnia durante un evento dedicato a Milano e come se non fosse abbastanza, anche nel corso della Gamescom ne abbiamo approfittato per far esplodere alcuni delinquenti, accompagnati dall'iconica frase "Tu sei già morto". Dai combattimenti all'ultimo sangue, alle attività secondarie come i minigiochi fino ai lunghi tragitti in scenari desolati a bordo di una jeep, nonostante questo sia forse l'elemento meno convincente dell'intero gameplay, il risultato raggiunto da SEGA sarà in grado di soddisfare almeno in termini di meccaniche persino i fan più incalliti.

Sono passati ben trentacinque anni dalla prima apparizione di Hokuto No Ken (Fist of the North Star in Occidente, Ken il Guerriero in Italia) sulla rivista Weekly Shōnen Jump e la sua sempre crescente popolarità l'ha portato a essere il manga, e in seguito l'anime, più celebre della storia.

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L'opera di Yoshiyuki Okamura, in arte Buronson, e Tetsuo Hara ha dato vita a un personaggio che nella cultura giapponese ha lo stesso spessore di Batman o Superman per noi occidentali: Kenshiro, legittimo successore della Divina Scuola di Hokuto e protagonista della serie, chiamato anche l'uomo dalle sette cicatrici, è un combattente errante che nel mondo post-apocalittico dove si ambientano le vicende lotta in difesa dei deboli mettendo a frutto le sanguinose tecniche della sua arte marziale.

Ken il Guerriero come l'avete sempre sognato

Non basterebbe un intero speciale a raccontare tutta la genesi di Ken, del suo essere un derivato di Mad Max al quale s'intrecciano Bruce Lee e Sergio Leone (di cui non a caso Buronson è appassionato) e della storia dietro una brutalità primordiale, dei suoi personaggi, di quelle emozioni che bucano lo schermo per colpirci senza alcun preavviso.

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È quasi scontato perciò scrivere che l'estrema popolarità ottenuta non ha risparmiato il medium videoludico, sfortunatamente con pochi risultati memorabili. A spezzare questo ciclo arriva SEGA che, dopo la serie di successo Yakuza in terra natia e l'espansione in Occidente a seguito del recente Yakuza 0, dedica ora la sua attenzione a una delle opere appunto più influenti dell'ultimo trentennio: la licenza di Fist of the North Star si unisce così alle meccaniche che hanno reso popolare Yakuza per offrire un gioco che incarna la violenza della serie d'origine e la arricchisce con una narrazione inedita. Fist of the North Star: Lost Paradise verrà pubblicato per il mercato occidentale a breve, il 2 ottobre 2018 - a sette mesi di distanza dalla versione giapponese.

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Fist of the North Star: Lost Paradise si svolge principalmente nell'avamposto di Eden (definirlo cittadina sarebbe un po' troppo generoso), che gli habitué di Yakuza possono rinominare "la Kamurocho del deserto": funge infatti da hub per il giocatore, che potrà esplorarla a piacimento per accettare - e spesso risolvere in loco - missioni secondarie, divertirsi al karaoke o in altre attività di svago, ma anche ingaggiare combattimenti con i muscolosi teppisti che bazzicano le strade proprio come succede nelle luminose strade del quartiere di Tokyo. Certo l'impatto visivo non è lo stesso di Yakuza ma è semplice notare l'ispirazione presa a piene mani dalla serie: bar, casinò, persino un arcade, a Eden non manca niente e viene fugato qualunque dubbio sul fatto che sia stato creato dal team di Yakuza.

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Vi basterà aprire il menu per riconoscere la sua struttura, la mappa per ritrovarvi nelle strade ben definite e gli edifici comodamente identificabili in base al colore, o ancora la schermata dell'inventario e di Ken stesso, con abilità e statistiche impostate proprio come quelle di Kiryu. Questo lo rende un clone di Yakuza?

Possiamo assicurarvi di no. L'impronta c'è, si vede e non era certo nelle intenzioni degli sviluppatori nasconderla, ma già a partire dalla grafica si nota la distanza che il gioco vuole prendere da Yakuza grazie all'uso del cel-shading e del design dei personaggi basato sullo stile originale. Non ci stiamo limitando a giocare Kiryu nei panni di Kenshiro, sebbene i due personaggi condividano il doppiatore. La stessa Eden non somiglia nell'aspetto a Kamurocho, mostrandosi come un vero e proprio centro "urbano" post-apocalittico tipico dell'opera di riferimento anziché un dissoluto quartiere di Tokyo. Centro nevralgico dell'intera esperienza, almeno per quanto abbiamo potuto vedere finora, Eden ci vedrà impegnati come dicevamo in attività divertenti e se vogliamo del tutto fuori dal personaggio di Ken, come il barista o il massaggiatore: entrambe richiederanno l'uso delle nostre arti marziali, a voler sottolineare la ridicola assurdità della situazione - ma è poi il motivo per cui sono tanto belle. SEGA non si smentisce e anche in questo caso ci offre la possibilità di giocare ai classici arcade ma questa volta proprio a tema Fist of the North Star; per quanto riguarda le missioni secondarie, sono diverse e in certi casi assurde proprio come ci si aspetterebbe dallo studio che ha sviluppato Yakuza.

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Essendo il contesto di Kenshiro molto più selvaggio e violento, abbiamo come avuto l'impressione che certe prove siano ben più impegnative di quanto invece sperimentato nei panni di Kiryu: se non altro, il vecchietto che ci ha fatto saltare i denti uno a uno e in più occasioni nel corso di una sfida cosiddetta amichevole sembra volerlo suggerire. Il teschio accanto al suo nome poteva in effetti essere un valido indizio sulla sua effettiva forza e un suggerimento a riprovare in un secondo tempo.

Ora che l'abbiamo nominato, è il momento di spendere due parole per il sistema di combattimento. Di nuovo, se siete familiari con la serie Yakuza vi troverete a casa: i comandi sono gli stessi, attacchi leggeri e pesanti da concatenare in diverse combo, la schivata e la parata che vi protegge solo dagli assalti portati dalla direzione che state fronteggiando. Il vero divertimento inizia quando abbiamo indebolito abbastanza il nemico da poter sfoggiare una delle letali tecniche della Scuola di Hokuto. Una pressione del tasto cerchio darà il via a una sequenza QTE nella quale Kenshiro si sbarazzerà del nemico con una singola mossa presa dal suo ampio repertorio: da Tōi, passando per JinchÅ«kyoku e arrivando fino a Kishō, chiunque sarà così folle da sbarrarci la strada si vedrà esplodere, in un modo o nell'altro. Assieme a queste abilità potremo sfruttarne di altre, legate ai tasti direzionali, basate sugli altri personaggi di Fist of the North Star: quattro pulsanti, altrettante mosse.

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Una di queste è "Flamethrower Man", che come suggerisce il nome ci mette a disposizione per qualche secondo il devastante lanciafiamme usato dall'omonimo personaggio nel manga: mentre è attivo, gli attacchi di Kenshiro diventano esplosioni di fiamme, permettendoci di fendere anche i gruppi più numerosi.

Conclusioni

L'uomo dalle sette stelle è molto più letale della sua controparte nel Giappone moderno ed è proprio ciò che ci si aspetta da un titolo come Fist of the North Star: Lost Paradise. Gli elementi condivisi con Yakuza e rivisti secondo questa chiave di lettura sono evidenti, e da un lato il gioco potrebbe essere visto come uno spin-off senza aspetti distintivi particolari. In realtà, pur non negando queste chiare somiglianze, SEGA ha fatto un ottimo lavoro nel catturare lo spirito del franchise affidandosi alla solidità di un gameplay consolidato nel tempo. Se riuscirà a cogliere nel segno anche con la storia, allora Fist of the North Star: Lost Paradise si qualificherà come il gioco che i fan hanno sempre atteso.


Tom's Consiglia

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