Il videogiocatore tipo: cervellone e rachitico

Uno studio ci spiega come mai un videogiocatore è bravo e un altro no. Un altro studio evidenzia che i bambini che videogiocano troppo rischiano il rachitismo.

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a cura di Manolo De Agostini

I videogiocatori sono costante oggetto di studio e stanno ormai prendendo il posto delle scimmiette tra le cavie di laboratorio degli scienziati. Due studi - uno del Massachusetts Institute (condotto da Kirk  Erickson, professore del Massachusetts Institute, Arthur Kramer, professore di psicologia all'Università dell'Illinois e Walter Boot, della Florida State University) e uno dell'Università di Newcastle  (condotto da Simon Pearce e Tim Cheetham) - svelano l'aspetto del videogiocatore esperto: un cervellone rachitico. Vediamo perché.

Un nuovo studio ha stabilito che misurando il volume di tre strutture nel cervello è possibile prevedere, per buona parte, quali risultati raggiungerà una persona nei videogiochi. Specifiche parti del corpo striato, un insieme di tessuti all'interno della corteccia cerebrale, influenzano profondamente l'abilità di una persona di perfezionare "le capacità motorie, imparare nuove procedure, sviluppare strategie utili e adattarsi ad ambienti in rapido cambiamento".

"Questa è la prima volta che siamo in grado di prendere un'operazione reale come i videogame e mostrare che la dimensione di specifiche aree del cervello può predire le prestazioni e la capacità di apprendimento all'interno del videogioco", ha affermato Kirk Erickson, professore del Massachusetts Institute.

Secondo i ricercatori, i videogiocatori esperti sono superiori ai novizi in molti aspetti che riguardano l'attenzione e la percezione. Tuttavia, altri studi hanno mostrato che se un individuo si allena per 20 o più ore con i videogiochi, spesso non ottiene benefici cognitivi misurabili. Proprio per questo motivo, i ricercatori hanno pensato che dovevano esserci differenze individuali pre-esistenti nel cervello, in grado di influenzare l'apprendimento. Dopo aver condotto ricerche su animali, i ricercatori sono focalizzati su tre aree: nucleo caudato e putamen nello striato dorsale e il nucleo accumbens nello striato ventrale.

Per capire se la dimensione di queste tre aree fosse importante, gli studiosi hanno usato una macchina per la risonanza magnetica ad alta risoluzione su 39 pazienti, tra 18 e 28 anni, 10 dei quali maschi, che avevano speso 3 ore alla settimana con i videogiochi nei due anni precedenti. Il volume di ogni struttura cerebrale è stato confrontato con quello dell'intero cervello.

I partecipanti sono stati fatti allenare in una di due versioni di Space Fortress, un videogioco sviluppato dall'Università dell'Illinois in cui bisogna distruggere una fortezza senza far distruggere la propria nave. Metà dei partecipanti allo studio dovevano focalizzarsi sul miglioramento del punteggio generale del gioco, facendo attenzione anche alle varie componenti del titolo. Gli altri dovevano cambiare periodicamente le priorità, migliorando le loro capacità in un'area in un dato periodo di tempo, massimizzando i successi anche con altre operazioni.

Gli studiosi hanno visto che i videogiocatori con un nucleo accumbens più grande hanno raggiunto migliori risultati rispetto agli altri nelle prime sessioni di gioco. Questa area del cervello fa parte del centro della ricompensa, perciò le persone erano più motivate a raggiungere un obiettivo specifico nei primi stadi di apprendimento.

I videogiocatori con nucleo caudale e putamen più grandi hanno fatto meglio durante la fase di apprendimento a priorità variabile. Le due aree sono implicate nelle procedure di apprendimento, perciò i videogiocatori con le due aree più grandi hanno imparato di più e più rapidamente nel periodo di addestramento.

Tuttavia, se questo studio si è avvalso dei videogiochi per capire come funziona il cervello - e ad aiutarci a capire perché siamo delle schiappe colossali con i videogiochi - un altro studio evidenzia che lo stare troppo davanti a TV e videogiochi sta riportando in auge il rachitismo, una malattia ossea, tra i bambini del Regno Unito. A causare la malattia c'è la carenza di vitamina D, che assumiamo "per il 90% dalla produzione a livello cutaneo del colesterolo attraverso l'azione dei raggi UVA solari e solo per il 10% viene introdotta con la dieta", leggiamo su Wikipedia.

"Il rachitismo sta diventando un disturbo comune nel Regno Unito", afferma il professore Simon Pearce sul British Medical Journal. "I bambini tendono a stare in casa molti giorni e giocare con i loro computer anziché all'aria aperta. Ciò significa che i loro livelli di vitamina D sono peggiori degli anni precedenti". In passato si usava l'olio di fegato di merluzzo per ripristinare la vitamina D, ma oggi gli scienziati raccomandano il latte. A fare una battuta, verrebbe da dire che i videogiocatori non sono solo rachitici, ma anche viziati - oltre che cornuti.