Indossare il PlayStation VR è un'operazione semplice e immediata; premendo un tasto posizionato nella parte posteriore del dispositivo si può allargare l'archetto di supporto, rivestito da una morbida e comoda spugna. Dopo aver posizionato il visore si può regolare l'inclinazione della parte frontale, un'operazione indispensabile per mettere a fuoco le immagini, mentre con una rotella nella zona posteriore si può stringere ulteriormente l'archetto. Niente lacci e fasce come con Oculus Rift e HTC Vive; fortunatamente non se ne sente la mancanza.
La zona del visore che circonda il volto non è rivestita in spugna ma da un sottile strato in gomma che si appoggia dolcemente sul viso. Con questa scelta di design e grazie all'assenza di fasce il peso del dispositivo (998 grammi) si concentra principalmente sulla zona superiore della fronte, senza dare troppo fastidio. Il lato negativo è che gli occhi non sono completamente isolati dal "mondo reale" e guardando in basso noterete uno spiraglio che lascia entrare la luce all'altezza del naso, soprattutto se la stanza in cui giocate è molto illuminata. Fortunatamente il problema si presenta soltanto quando lo schermo del visore è spento o durante schermate di caricamento particolarmente scure, visto che una volta immersi nelle esperienze non ci si fa più caso.
Prima di addentrarci nel racconto dei giochi provati ieri vi segnalo un altro piccolo problema sopraggiunto durante la sessione di test: la formazione di qualche gocciolina di condensa sulle lenti. Parte della responsabilità va sicuramente al caldo e all'afa che attanagliano Milano in questi pomeriggi assolati di settembre. Inoltre bisogna considerare che per concentrarci sui test abbiamo fatto sessioni prolungate di gioco. Un uso più accorto del visore, con qualche pausa in più, avrebbe sicuramente mitigato il problema.