La resistenza Brancaleone

Homefront: The Revolution è il seguito del primo capitolo pubblicato ben cinque anni fa. Nonostante uno sviluppo lungo e travagliato quest'ultima iterazione è giunta al pubblico con una formula di gioco totalmente rinnovata.

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a cura di Matteo Lusso

La resistenza Brancaleone

Ethan "Birdy" Brady è un giovane patriota che decide di unirsi alla resistenza di Filadelfia capitanata da Jack Parrish, ma le cose prendono subito una brutta piega e in men che non si dica da ultima ruota del carro diventa la nuova icona della rivoluzione. Il problema è che il buon Brady ha il carisma di un distributore d'acqua, ma poiché il suo scopo è distribuire piombo e sabotare i mezzi dei norc, l'assenza di qualsiasi capacità di dizione non è il vero difetto.

Tutte le altre figure principali che si incontrano durante il cammino, oltre a scambiarci per un tuttofare e spedirci avanti e indietro per Filadelfia, sono terribilmente prevedibili: abbiamo l'eroe tutto d'un pezzo, l'obiettore di coscienza e la ragazza dal carattere forte. Insomma, i personaggi peccano di personalità e non si evolvono con il susseguirsi degli avvenimenti. Ma in fin dei conti non è questa l'essenza degli open world?

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A ciò si aggiungono tutta una serie di buchi nella trama, o meglio tentativi di dare una storia ad ogni personaggio, ma troppo abbozzati. Almeno il doppiaggio in italiano è ben sincronizzato col labiale dei personaggi, perfino quelli secondari, e riesce a dare un po' di pathos in più alle cutscene.

La trama non sicuramente il punto forte di Homefront: The Revolution e purtroppo anche la longevità non è elevata per un titolo open world. Son bastate 11 ore per mettere fine alle avventure di Brady e dedicarsi a un buon numero di attività collaterali. Probabilmente chi punta al completamento certosino del titolo raddoppierà il tempo di gioco, in ogni caso siamo ben lontani dai canoni raggiunti con altri titoli dello stesso genere.