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La Storia dietro Red Dead Redemption 2, tra gang e sparatorie

Questo speciale ha con l’obiettivo di riportare alla mente alcuni degli eventi e dei personaggi meno conosciuti ma anche più autenticamente di frontiera della storia a stelle e strisce, sulla scorta di quanto visto con Red Dead Redemption 2

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Avatar di Lorenzo Quadrini

a cura di Lorenzo Quadrini

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Pubblicato il 14/11/2018 alle 12:00

L’uscita di Read Dead Redemption 2, videogioco che ha scosso nel profondo stampa e pubblico del nostro medium preferito, ha portato con sé un vero e proprio ritorno di fiamma per quel che concerne l’immortale fascino del selvaggio West. Per questo motivo, oltre alla massiccia recensione del gioco, è stato preparato questo speciale, con l’obiettivo di riportare alla mente alcuni degli eventi e dei personaggi meno conosciuti ma anche più autenticamente di frontiera della storia a stelle e strisce.

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La banda di Rufus Buck

Tra le tantissime bande di criminali che hanno infestato l’America del diciannovesimo e ventesimo secolo (almeno per quel che concerne i primi venti anni del 1900), quella di Rufus Buck è una delle meno note ma anche delle più sanguinarie. Il periodo storico tra l’altro è praticamente coincidente con RDR2, a dimostrazione del fatto che, se pur chiusa la frontiera nel 1894, il West rimase per decenni un territorio eterogeneo, variopinto e a tratti violento.

Buck, nativo sia Creek che afroamericano, visse ai margini della neonata società della Nazione Creek, una delle cinque nazioni “civilizzate” degli indiani americani dell’epoca. Il virgolettato è d’obbligo per quel che concerne la civilizzazione, che anche per i Creek (i quali preferiscono il nome Muskogee), stabilmente stanziati nell’attuale Georgia, passò attraverso la violenza fisica e sociale. Dapprima venduti dagli alleati inglesi alla neonata nazione americana, furono con il tempo relegati in piccolissime riserve, mentre lo Stato della Georgia invadeva, anche con la forza, i loro antichi territori.

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I Creek, per spirito di conservazione, si adattarono rapidamente alla situazione ostile, pur partecipando nel corso di tutto il 1800 a numerose azioni militari contro gli americani. In questo contesto si mosse, nel 1895, Rufus Buck, assieme ad altri quattro membri, tutti di origini etniche miste. La banda di Buck rappresenta un esempio di come le politiche repressive dell’espansionismo americano - politiche che già di per sé non aiutarono per quel che concerne l’ordine pubblico nei territori di frontiera - seminarono il germe di un’insoddisfazione sociale da parte delle minoranze che spesso sfociava nella becera violenza. Rufus ne fu un esempio lampante. Considerato di “razza pericolosa” anche tra gli stessi Creek, poiché metà indiano e metà afroamericano, visse ai margini della comunità nativa, fino a quando non iniziò a rubare e rapinare viaggiatori di passaggio tra Arkansas e Oklahoma.

L’aspetto più terribile nelle attività della gang era sicuramente l’inumana ferocia che solitamente riservavano alle donne, assieme alla pressoché indifferenza di trattamento che rivolgevano alle proprie vittime, americane o indiane che fossero. Rufus Buck era insomma un vero e proprio emarginato, esattamente come i suoi compagni, e come tale visse per tutto il 1895 e parte del 1896. La violenza fisica, suo tratto distintivo, fece sì che delle circa (purtroppo le fonti sono discordanti) 9 donne violentate, almeno 3 morirono successivamente per le ferite riportate.

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Una brutalità senza precedenti che scosse anche la stessa Nazione Creek, che vedeva deteriorarsi giorno dopo giorno i rapporti già tesi con le comunità statunitensi limitrofe. Di talché, con uno sforzo congiunto tra polizia indiana e Ranger, nello stesso 1896 la banda fu catturata e processata. La folla inferocita davanti alla prigione che ospitava la gang premeva per il linciaggio, che fu evitato solo grazie al coraggio dello sceriffo, per il quale i crimini dei 5 di Buck dovevano essere puniti dalla legge e non dalla semplice vendetta. Pochi mesi dopo furono tutti impiccati su ordine del giudice della contea.

La sparatoria dell'O.K. Corral

La sparatoria all’O.K. Corral non è certo un episodio poco noto, avendo ispirato film, racconti e più in generale risultando ad oggi uno degli eventi più romanzati ed iconografici del selvaggio West. L’O.K. Corral era una rimessa per cavalli, un luogo di ristoro classico nell’America del diciannovesimo secolo, situata vicino la cittadina di Tombstone, in Arizona, a pochissima distanza dal confine con il Messico. Come gran parte delle cittadine di confine in quegli anni anche Tombstone stava subendo una crescita rapida e praticamente sregolata: miniere di argento, traffico illegale di mandrie rubate, bordelli e ben 14 case da gioco.

Nel 1881 la situazione era prossima ad esplodere, anche a causa della presenza in zona della banda Cowboys. Il motivo di un nome così poco originale era dato dal fatto che in quelle zone il termine cowboy si era trasformato in un vero e proprio insulto, oltreché in una dichiarazione di intenti: il cowboy non era più il mandriano a cavallo delle praterie, ma un vero e proprio ladro di bestiame, nel particolare un ladro transfrontaliero, che regolarmente saccheggiava le mandrie messicane ricavandone profitto a Tombstone.

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Membri principali della banda erano i fratelli McLaury e i fratelli Clanton. Sebbene le attività del gruppo fossero tutto tranne che legali, non erano affatto malvisti a Tombstone: la cittadina infatti godeva del giro di affari dei Cowboys, invischiati in molte delle case da gioco presenti e, a detta delle fonti dell’epoca, benvoluti dalla comunità (ma non da quella messicana chiaramente). Forti oppositori dei McLaury e dei Clanton erano invece gli Earp, tre fratelli di cui il più famoso, Wyatt, era noto come abilissimo pistolero. Tutti e tre svolgevano il ruolo di sceriffo nella città, e nel periodo dello scontro lo stesso Wyatt concorreva nelle elezioni come sceriffo di contea.

Di primo acchitto potrebbe sembrare logica l’ostilità tra le due fazioni, essendo principale interesse dei Wyatt quello di far rispettare la legge e di impedire che bande armate si arricchissero attraverso ruberie e rapine, pur se fuori confine. In realtà risulta evidente dai resoconti giornalistici e dalle ricostruzioni storiche che nessuno dei due gruppi fosse effettivamente “pulito”. Gli stessi Earp infatti, noti giocatori d’azzardo, controllavano parte delle case da gioco, utilizzando senza scrupoli i vantaggi della loro posizione di uomini di legge per i propri scopi.

Nel 1881, dopo un assalto ad una diligenza che vide morire due persone, Wyatt Earp portò a processo i Clanton, accusandoli senza troppi giri di parole di conoscere i nomi degli ignoti assalitori, supponendo inoltre un coinvolgimento diretto degli stessi. Alle accuse i Clanton, che ne uscirono senza macchie a fine processo, risposero ribaltando la questione, affermando con sicurezza che i veri mandanti erano proprio gli sceriffi di Tombstone. Il gioco di illazioni e minacce che le due famiglie avevano iniziato in tribunale era perciò destinato a finire in tragedia, visto anche il coinvolgimento di Wyatt nelle concomitanti elezioni politiche.

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Il 26 ottobre del 1881, dopo un grave scambio di insulti avuto appena il giorno precedente, i tre fratelli Earp, assieme al compagno Doc Holliday, si recarono all’O.K. Corral per arrestare i Cowboys (i quali erano momentaneamente in città per fare provviste). Secondo le testimonianze raccolte nel successivo processo pare che le intenzioni dei primi non fossero bellicose, visto anche che Virgil si avvicinò alla struttura con l’obiettivo di disarmare la banda. Pare però che, dopo che Frank McLaury esplose il primo colpo di pistola, la situazione degenerò rapidamente, tanto che furono sparati quasi quaranta proiettili in meno di trenta secondi.

Alla fine dello scontro gli Earp risultarono vincitori sul campo, uccidendo i due fratelli McLaury e uno dei fratelli Clanton. Gli altri Cowboys fuggirono, tra l’altro apparentemente disarmati. Nessuno degli Earp venne invece ucciso, ma solo ferito. Successivamente il Clanton sopravvissuto portò a processo i fratelli Earp, con l’accusa di omicidio e di aver agito al di fuori dei poteri di legge. Sebbene essi non furono condannati, proprio in virtù del ruolo ricoperto, il giudice non mancò di redarguire gli sceriffi, accusati di aver agito ai limiti delle proprie facoltà.

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La sparatoria all’O.K. Corrall, pur non essendo un episodio di , né una delle sparatorie più sanguinose nella storia del West, ben rappresenta il periodo della frontierviolenza ciecaa, contraddistinto da figuro spesso ambigue, difficilmente inquadrabili per il lettore odierno, abituato a linee di demarcazione più nette. Nel complesso infatti, quella che potrebbe sembrare una lotta tra “guardie e ladri”, risultò essere uno scontro tra interessi contrastanti ma simili nei metodi, e ben lontani da vere esigenze di legge (a conti fatti Wyatt Earp decise di arrestare i Clanton solo per evitare la deleteria pubblicità negativa delle accuse mossegli nel processo per l’assalto alla diligenza). Un episodio perfetto per fermarsi nell’immaginario collettivo ed entrare nelle numerose leggende del Far West.

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