Labyrinth of Galleria: The Moon Society | Recensione

Labyrinth of Galleria è un RPG complesso e incantevole, capace però di sorprese che lo rendono uno dei migliori titoli sul mercato.

Avatar di Alessandro Palladino

a cura di Alessandro Palladino

-

Qualche tempo fa, NIS America ha pubblicato l'ottimo Labyrinth of Refrain: un dungeon crawler vecchio stile che attinge dall'amore del Giappone per la magia e il fantasy europeo, oggi seguito da Labyrinth of Galleria. Per lo sviluppatore, sempre Nippon Ichi Software, non è niente di eccessivamente strano e anzi affermo con abbastanza sicurezza che sono alcuni di quelli che prendono questa corrente con serietà e fanno uscire ottimi prodotti.

Labyrinth of Refrain, in particolare, è un esempio lampante di come trattare di lusso un genere e degli appassionati di nicchia, creando un DRPG profondo e complesso, ma mai ripido per i neofiti posto il masticare abbondantemente l'inglese come requisito base. Da fuori può sembrare un piatto veramente abbondante, ed effettivamente lo è, ma sulla bilancia il peso di ogni singolo ingrediente è tarato per essere quello esatto per ciò che richiede la porzione, per darvi l'esatta esperienza intesa per il vostro palato da giocatori. Lasciando perdere le metafore da cibo, prodotti come questo in genere sono quasi riservati a un pubblico specifico che entra nei loro mondi consapevole di cosa ha davanti e senza porsi paragoni di alcun tipo, è una zona confort ideale incasellata nei gusti lontani dalle logiche commerciali.

Questo è quello che avrei detto generalmente se Labyrinth of Galleria avesse seguito le orme del suo parente stretto. Invece quello che mi sono trovato davanti non solo è un DRPG ottimo, capace di dimostrare ancora una volta la forza di questo formato in prima persona, ma anche un'esperienza sorprendente, di rottura totale e fatta di scelte che fanno impallidire la concorrenza più grossa in ambito fantasy e non.

A caccia di opere d'arte

Questa rivelazione ha tutto un percorso che ne esalta la caratura, partendo dai classici stilemi dell'avventura fantasy con le streghe e da ciò che chi ha giocato Labyrinth of Refrain ricorda in termini di gameplay. La piccola Eureka è la protagonista ideale della storia, incarnando l'ingenuità e la sincerezza che ci si aspetta abbia il giocatore nei confronti di ciò che affronterà nella villa che contiene il labirinto di Galleria.

Come molti di noi in tempi di crisi (quindi sempre) Eureka ha risposto a un annuncio di lavoro che sembrava fatto per lei ma poi si ritrova a gestire una situazione completamente diversa e con un compenso non adeguato: invece di accudire fiori dovrà infatti "avventurarsi" in un luogo pieno zeppo di magia e mostri al fine di recuperare dei Curio: opere d'arte e manufatti magici nascosti in questo dedalo infinito e di cui si conosce poco. Per adempiere a tale incarico unirà la sua anima a quella di uno spirito errante, ovvero noi giocatori, e grazie a essa riuscirà a vedere cosa accade dentro al labirinto e creare una legione infinita di guerrieri.

Tale esercito è il modo più diretto con cui vivremo il gioco, creando di volta in volta delle legioni con squadre interamente da zero. Dalla classe alla personalizzazione estetica, passando per statistiche e composizione del party, ogni elemento della forgiatura dei pupazzi è il sogno di un qualsiase amante degli RPG fatti di numeri e imprese. Come noi occidentali abbiamo imparato da Darkest Dungeon, queste unità in cui infondiamo il nostro amore hanno però il difetto di essere sacrificabili e perciò Labyrinth of Galleria ci da la possibilità di portare guarnigioni su guarnigioni nella nostra run nel dungeon, o nel labirinto.

Nelle profondità dell'abisso

Rispetto a Refrain, Labyrinth of Galleria alleggerisce un po' la composizione fornendovi più strumenti per la vostra sopravvivenza, come la possibilità di riempire una specifica barra per utilizzare mosse molto forti simili alle ultimate di giochi più famosi, e rendendo la navigazione più stimolante e facile. Parlo però di piccoli (ma sensibili) ritocchi a un sistema che il team di Nippon Ichi ha già ritenuto perfetto per quel che è, trovandomi assolutamente d'accordo: i meccanismi di questo orologio fatto di lotte e conversazioni funzionano a rintocchi regolari e godibili, sembrando solo in apparenza astrusi mentre il giocatore è incoraggiato a sperimentare senza timore alcuno, tanto che arriverete a un punto che solo le boss fight più ardue saranno una sfida in cui la vostra strategia sarà messa alla prova.

A dirvi di rilassarvi c'è anche lo stile artistico ormai stabile non solo per Labyrinth of Galleria e soci, ma anche per Nippon Ichi Software in generale. La cura dei modelli, esclusivamente in 2D, è eccezionale e dimostra ancora una volta quanto Takehito Harada sia bravo. Non nascondo che è uno dei miei artisti preferiti, del quale apprezzo in particolare la capacità di unire l'iperbole caricaturale al fantasy più giapponese e il gotico, senza però snaturarne la natura leggera di fondo. Chiaramente per Labyrinth of Galleria parliamo della seconda corrente più che della prima, vuoi per via della traccia "artistica" che permea la narrazione e l'obiettivo di Eureka.

Tutto questo è sì il cuore pulsante dell'idea di Labyrinth of Galleria, ma anche solo una parte di esso che nasconde qualcosa di cui non vi posso parlare e che è stato volutamente nascosto da qualsiasi tipo di trailer o comunicazione. Per un discorso critico dovrei assolutamente dirvi di cosa stiamo trattando, poiché ha influenzato pesantemente il mio giudizio in merito e in positivo, ma ritengo che anche non sapere assolutamente nulla su tale questione sia necessario per l'esperienza generale che andrete a svolgere. Come premettevo: ogni ingrediente è stato tarato per saziarvi, e quello che ho trovato è stato il boccone più succoso di tutta la composizione.

Ciò che Labyrinth of Galleria fa nelle ombre che vi illustro è un'operazione eccezionale che si prende grossi rischi ma ripaga abbondantemente se si segue il fil rouge dietro il senso delle azioni che osserverete. È difficile rompere gli schemi, ancora di più riuscire a sorprendere ed evolversi su un seguito di un franchise che poggia così saldamente su canoni specifici. Eppure Nippon Ichi Software ci è riuscita, anzi ha superato di gran lunga le aspettative riposte in essa. Il consiglio, perciò, è di non privarvi della vostra prima partita inconsapevole di uno dei migliori RPG di quest'anno (e del 2020 in Giappone), il quale mi ha dato un effetto di "stordimento" o dissonanza che non provavo da tempo, probabilmente dalle ultime opere di Yoko Taro. Voglio solo avvisare chi di voi è più sensibile: Labyrinth of Galleria può sembrare "spensierato" ma include temi anche piuttosto forti con rappresentazioni critiche, perciò occhio nel vostro procedere.