Comandi rodati
Per quanto riguarda il gameplay, PoP entra nel vivo dell'azione attraverso il suo vasto regno liberamente visitabile. Solo i luoghi dove è necessario un potere speciale (quattro in tutto) non è consentito l'accesso, ma sarà solo questione di poche ore. A differenza del motore grafico, lo stile di gioco rispolvera i principi standard della serie. Ci si destreggia, quindi, tra brevi corse lungo le pareti e vertiginosi salti da un pilastro all'altro.
Un aspetto che balza subito all'occhio è la velocità con la quale si prosegue nei livelli. A differenza della trilogia passata, dove si studiava la topografia dei luoghi prima di lanciarsi nel vuoto, il nuovo Prince of Persia si poggia su un sistema semplicistico. Le inquadrature favoriscono la direzione da seguire e l'obiettivo da raggiungere è indicato da una traccia luminosa. Piuttosto che un gioco d'avventura marcatamente platform, la nuova opera di Ubisoft è un action ritmico che necessita una buona attitudine nella sincronizzazione dei movimenti. Si salta su una parete, si raggiunge il prossimo appiglio ed eventualmente ci si fa aiutare da Elika. il ritornello è questo e lascia ben poco spazio a importanti evoluzioni. Solo i poteri speciali offrono una variante, ma non ricoprono un ruolo così marcato all'intero del gioco.
Ben meno presenti che in passato, i combattimenti si focalizzano a loro volta su un principio di sincronizzazione, che abusa pesantemente dei Quick Time Event (QTE) e del sistema di contro-attacco. L'influenza di un certo Assassin's Creed è evidente, ma abbandonate l'idea di soffermarvi a combattere orde di nemici. Prince of Persia è un gioco a duelli, che vede il suo lato bellico mostrare i muscoli in occasione delle sfide con i cinque principali nemici dell'avventura.
Nel loro piccolo, i combattimenti sono privi di una reale sfida e sfociano nella ripetitività, come buona parte dell'intero gameplay. Si scalano diversi ostacoli per raggiungere la sommità del livello, si combatte il boss di turno, si rivitalizzano i luoghi maledetti e si raccolgono le varie sfere per sbloccare uno dei quattro poteri che aprono la strada a nuove aree.
Per carità, i controlli sono rodati e funzionano alla grande, ma come buona parte delle produzioni odierne, anche questo Prince of Persia scade in poco tempo nella micidiale trappola della monotonia.
La presenza di Elika, inoltre, dona a Prince of Persia un nuovo volto femminile ma tarpa le ali a un gameplay già di per sé piuttosto basilare. Il suo compito è principalmente quello di assistere il Principe in ogni sua mossa, dall'esplorazione al combattimento. Così, se un salto si tramuta in una rovinosa caduta, la giovane eroina interviene con prontezza e riporta il nostro eroe al checkpoint più vicino, abolendo il game over, tanto caro agli episodi precedenti. Nei combattimenti con i nemici, invece, si immola più volte per salvare la pellaccia del Principe, mitigando il già basso fattore di sfida.