Tra le puntate di Secret Level, serie antologica di Amazon Prime Video che va a toccare svariati universi videoludici, ve n’è una in particolare che ha spiazzato un po’ tutti. Stiamo ovviamente parlando di Circle, ossia dell’episodio dedicato all’iconico Pac-Man. Chi si aspettava un racconto gioioso e colorato con come protagonista la simpatica creatura, ha infatti dovuto ricredersi in pochi minuti. Secret Level ha difatti deciso di rivisitare il tutto proponendoci una narrazione gore e ansiogena, dove una misteriosa figura antropomorfa intrappolata in un labirinto deve cercarne la via di uscita, divorando tutto ciò che le si para davanti.
Un qualcosa di assolutamente inaspettato, che ha però dopo qualche tempo trovato fondamenta in Shadow Labyrinth, metroidvania di Bandai Namco in uscita il prossimo 18 luglio che riscrive la lore di Pac-Man in una chiave totalmente inedita. Non più simpatici fantasmi e frutti quindi, bensì mostri agguerriti e trappole mortali, con l’iconico personaggio posto a guida del protagonista. Una guida i cui fini, però, sembrano tutt’altro che buoni.
In attesa di un lancio che non è poi così lontano, abbiamo avuto l’occasione grazie a Bandai Namco di provarlo in anteprima e siamo ora finalmente pronti a dirvi qualcosa di più su questo enigmatico Shadow Labyrinth. Che la nuova strada di Pac-Man sia davvero più oscura?
Un dedalo mortale
Il nostro primo hands on con questa peculiare avventura si è svolto in una manciata di situazioni differenti, sparse più o meno equamente all’interno dell’esperienza complessiva. Abbiamo avuto infatti modo di provare sia sezioni nelle prime ore di gioco, nelle quali ci siamo destreggiati a esplorare il misterioso labirinto che dà il nome al titolo, che anche di affrontare un imponente boss posizionato ben più in là nell’avventura. Una prova, insomma, che ci ha concesso, seppur non in maniera estesa, di toccare la maggior parte di quello che Shadow Labyrinth ha da offrire.
Non abbiamo invece avuto modo di immergerci più di tanto in quella che è la trama del titolo, ma da quanto siamo riusciti a vedere sembra andare a toccare i punti giusti per risultare accattivante. Una fitta coltre di mistero da dipanare, un assistente a cui non possiamo fare a meno ma di cui poco ci si può fidare e, per non farci mancare nulla, anche degli agguerriti alieni a metterci il bastone tra le ruote: sembra esserci insomma in Shadow Labyrinth tutto il necessario per una trama degna di essere raccontata.
L’opera di Bandai Namco assume, come anticipato poco fa, i classici stereotipi da metroidvania, richiamando anche visivamente da molto vicino le avventure di Samus come ambientazioni e avversari. In Shadow Labyrinth pare quindi esserci tutto quello che ci si aspetterebbe da un titolo del genere, a partire da potenziamenti da trovare, puzzle, sezioni platform e altro ancora. Sotto tale punto di vista, quindi, ci sono tutte le carte in regola per ore e ore di divertimento.
Nelle prime sezioni a nostra disposizione abbiamo in particolare potuto provare buona parte degli aspetti del gioco, passando dal districarsi in stanze colme di nemici fino al cimentarci in zone con sezioni platform a tempo. In entrambi i casi il tutto funziona bene, con i movimenti che sono fluidi e abbastanza precisi sia in combattimento che durante salti e dash. La presenza di potenziamenti, la possibilità di parare e quella di utilizzare potenti abilità rende poi il tutto ancor più valido.
Come da sacri crismi dei metroidvania, poi, è possibile scovare in anfratti nascosti vari upgrade, non sempre facilissimi da trovare, almeno nelle sezioni da noi provate. Cercarli, trovarli e, soprattutto, raggiungerli è sicuramente appagante, anche se per ovvie ragioni non è ancora possibile sbilanciarci troppo sul bilanciamento di tali potenziamenti e sul loro posizionamento in linea generale. La strada tracciata pare in ogni caso buona e promettente.
Una volta ottenuti si potrà poi equipaggiarli nei vari checkpoint disposti in giro per le mappe, con gli spazi a disposizione nel nostro personaggio che sono però limitati e ci obbligheranno pertanto a fare delle scelte. Una meccanica che consente di creare build tra di loro differenti e, potenzialmente, di aprire anche la strada a varie strategie di gioco.
Pac-Man, alieni e tanti pericoli
Tutto bello quindi, ma che centra Pac-Man in tutto ciò? L’iconico personaggio Bandai Namco, oltre che impersonare l’assistente principale del nostro alter ego digitale, diventa inoltre il protagonista anche di alcune fasi platform, dove dovremmo scivolare in delle rotaie tra colpi nemici, laser e molto altro ancora. Delle sezioni sicuramente interessanti e con del buon potenziale, oltre che spesso anche particolarmente punitive, ma che paiono un po’ un corpo estraneo all’intera esperienza di gioco. Una sensazione che speriamo sia dovuta principalmente all’essere stati scaraventati in medias res in Shadow Labyrinth e che possa svanire vivendo l’avventura dall’inizio.
Un altro aspetto che non ci ha convinto in toto, poi, sono stati gli scontri con i boss. Non tanto per le loro dinamiche o la varietà di amenità che ci siamo trovati ad affrontare, bensì per il fatto che tali battaglie si sono rivelate logoranti per la quantità di vita a disposizione dei nostri avversari. Ogni nostro colpo infliggeva infatti danni assai ridotti e, solo dopo minuti e minuti di scontro, ci è stato possibile vedere capitolare la nostra nemesi. Se il tutto sia dovuto a build infelici a nostra disposizione non ci è purtroppo possibile saperlo, ma quel che è certo è che se tali combattimenti fossero durati un 20-30% in meno li avremmo apprezzati enormemente di più.
Il che è un peccato, dato che i boss che abbiamo potuto affrontare ci hanno convinto sia dal punto di vista del combattimento che da quello estetico, regalandoci degli scontri vari e tutto sommato memorabili. Saltare tra un colpo e l’altro, attaccando al momento giusto e schivando quando necessario è infatti assolutamente appagante in Shadow Labyrinth, con le boss battle che riescono a rendere il tutto al meglio.
Piccola chiosa finale per quanto riguarda l’aspetto artistico: l’opera di Bandai Namco si basa su un intrigante ambientazione sci-fi distopica, in cui architetture fatiscenti ed elementi fantascientifici si amalgamano insieme ad altri più dark fantasy. Il tutto contraddistinto da delle tonalità spesso e volentieri tendenti allo scuro, che potenziano quella che è l’atmosfera di gioco. Discutibile, invece, la scelta di adottare uno stile anime per i vari NPC, dato che finiscono per cozzare con quello che è il resto dello scenario.
Shadow Labyrinth: in conclusione
Seppur con i suoi limiti, questo primo provato in compagnia di Shadow Labyrinth ci ha tutto sommato convinto. Se qualche anno fa ci avessero parlato di un metroidvania a tinte dark a tema Pac-Man avremmo molto probabilmente dato del matto al nostro interlocutore, mentre ora non vediamo l’ora di poter mettere le mani sopra questo peculiare titolo. Chissà se nella sua forma completa il gioco riuscirà a dissipare tutti i nostri dubbi e a regalarci una versione inedita e irrinunciabile di una delle più importanti icone del mondo videoludico.