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Pro
- Funziona benissimo come simulatore
- Piuttosto profondo in alcune meccaniche
- Intuitivo in ogni sua parte
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Contro
- Diventa piuttosto ripetitivo dopo qualche ora
- Lo shooting avrebbe bisogno di una sistemata
- Qualche piccolo bug
Il verdetto di Tom's Hardware
Informazioni sul prodotto

The Precint
Creare un videogioco avvincente nei panni di un tutore dell'ordine è notoriamente una sfida più ardua rispetto a quando si impersona un fuorilegge. Il motivo è semplice: nel secondo caso, il fulcro del divertimento risiede spesso nella libertà sfrenata, nell'agire al di fuori di ogni schema. Nel primo, invece, l'aderenza ai protocolli è la chiave, e questo può facilmente virare un'esperienza free-roaming verso una simulazione più metodica. Ed è proprio qui che The Precinct, l'opera di Fallen Tree Games, centra mirabilmente il bersaglio.
Siamo la Polizia di Averno City
Immaginate di calarvi dall'alto, con una prospettiva 2.5D che richiama i classici criminali poligonali di un tempo (o i primi Grand Theft Auto), nel cuore pulsante di Averno City. È qui, tra le sue strade vibranti di un'estetica anni '80 e pervase da un'incalzante colonna sonora synth, che si dipana la vostra giornata da tutore dell'ordine. Ogni turno è una nuova storia: un orologio scandisce il tempo a disposizione prima del rientro in centrale, spingendovi a dare il massimo. Che voi siate pattugliando a piedi i marciapiedi, elevando contravvenzioni a veicoli in sosta selvaggia, sfrecciando sull'asfalto al volante della vostra Volante per rispondere a una chiamata d'emergenza, o persino coordinando un inseguimento dal cielo a bordo di un elicottero, la sensazione di essere il braccio operativo della legge è palpabile.
Questa routine quotidiana non è fine a se stessa. Ogni crimine risolto, ogni intervento portato a termine con successo, si traduce in preziosi punti esperienza. Questi alimentano la vostra crescita professionale, permettendovi di affinare abilità cruciali come la mira o la resistenza, e sbloccando progressivamente un arsenale più fornito, auto di pattuglia più performanti e l'accesso a nuovi, insidiosi quartieri della metropoli. La progressione è gratificante e tangibile, e la guida stessa, fluida e reattiva, rende ogni spostamento un piacere, specialmente quando si sperimenta la notevole (e spesso catartica) distruttibilità di gran parte dell'ambiente urbano, con ben poche barriere a ostacolare la tua corsa contro il tempo.
Averno City, pur non vantando la vastità tentacolare di altre metropoli videoludiche, pulsa di una personalità tutta sua, un carisma intriso di neon e nostalgia. È in questo scenario che si muove Nick Cordell Jr., un giovane agente appena assegnato al distretto. Per lui, queste strade hanno un significato più profondo: sono le stesse calcate da suo padre, un eroe caduto in servizio il cui nome risuona ancora con rispetto tra i colleghi. Il commissariato, un alveare brulicante di attività, diventa il vostro punto di riferimento, il luogo dove pianificare il prossimo turno e consegnare alla giustizia i frutti del vostro lavoro. Nick non è un detective da scrivania, perso tra scartoffie a crimine ormai compiuto; lui è l'intervento immediato, la sirena che squarcia il silenzio quando il pericolo è ancora presente e i cittadini hanno bisogno di aiuto.
A dare vita a questo mondo contribuisce una direzione artistica e musicale semplicemente impeccabile, capace di trasportarti immediatamente nell'epoca. Sul fronte tecnico, le prestazioni si mantengono generalmente solide (con una lodevole ottimizzazione anche per piattaforme come Steam Deck), e il livello di interazione con l'ambiente, come la già citata distruttibilità, sorprende positivamente. Certo, come in ogni città virtuale ambiziosa e dinamica, talvolta si palesa qualche piccola anomalia: un bug occasionale, un'intelligenza artificiale degli alleati (o degli stessi malviventi) non sempre impeccabile – magari quella volante di supporto che finisce per intralciare più che aiutare, o il tuo partner che si attarda inspiegabilmente durante una fase concitata. Si tratta, comunque, di sbavature sporadiche e tutto sommato comprensibili nel contesto di un open world così vivo, che raramente riescono a compromettere il coinvolgimento e il divertimento delle vostre perlustrazioni per le strade di Averno City.
La scalata verso il successo
Diciamocelo chiaramente: The Precinct non si limita a darvi una pistola d'ordinanza e mandarvi allo sbaraglio. No, i ragazzi di Fallen Tree Games hanno imbastito una discreta trama di fondo, con il nostro Nick invischiato in una faida tra gang che tiene in scacco la città. Ogni intervento, ogni prova raccolta, serve a far avanzare il racconto – narrato con dialoghi in inglese e ritratti statici che strizzano l'occhio alle visual novel – verso la cattura dei pezzi grossi. Un contorno narrativo che, pur senza gridare al miracolo, fa il suo dovere.
Poi c'è la strada, il vero cuore pulsante. Al volante, o a piedi, si pattuglia, si fiutano guai o si scatta al suono gracchiante della radio del 911. Le interazioni? Affidate a un menu radiale, abbastanza intuitivo da non farti imprecare troppo: chiedi documenti, perquisisci, ammanetti, chiami rinforzi. Un sistema che punta all'essenziale, cercando di non intralciare troppo l'immersione.
E qui The Precinct gioca la sua carta migliore: promette di farvi sentire un vero poliziotto anni '80 e, al netto di qualche compromesso fisiologico, ci riesce dannatamente bene. È dettagliato, quasi pignolo nella sua simulazione, ma senza diventare quel mattone punitivo che a volte affligge il genere. Il gioco vi tiene per mano, vi sussurra le procedure, vi indica la via. Multa, arresto o una bonaria ramanzina: ogni azione ha un peso, e sbagliare costa punti a fine turno. Niente perquisizioni arbitrarie o etilometri a casaccio se la situazione non lo richiede – e meno male che un'interfaccia chiara, con un uso intelligente dei colori, vi fa da navigatore nel codice.
Questo sistema funziona, è innegabile, anche se la sua metodicità potrebbe mettere alla prova chi cerca solo sparatorie forsennate. A proposito: la pistola si usa solo se strettamente necessario, quando i proiettili fischiano e c'è gente da proteggere. Scelta lodevole per il realismo, e anche perché, diciamocelo, il gunplay è l'aspetto meno lucido del pacchetto. Mirare è legnoso, le coperture non sempre affidabili, e le sparatorie possono diventare un caotico "tutti contro tutti".
Per il resto, i turni filano via che è un piacere (anche se qualcuno potrebbe trovarlo noioso dopo qualche ora), sebbene a volte il centralino sembri impazzire, accavallando crimini procedurali: magari sei nel bel mezzo di un inseguimento per un'auto rubata quando ti chiamano per una rapina, costringendoti a scegliere a chi dare la caccia. La progressione è ben dosata e la routine, pur con il rischio di diventare prevedibile dopo un po', è l'anima stessa del gioco.