The Walking Dead: The Final Season, le nostre impressioni sul terzo episodio, Giocattoli Rotti

Giocattoli rotti è il terzo episodio di The Walking Dead: The Final Season, in quest'articolo abbiamo raccolto le nostre impressioni dopo averlo giocato.

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a cura di Nicola Armondi

Dopo una prima puntata che ha messo in campo un interessante rapporto mentore-alunno tra Clementine e AJ, e un secondo episodio che ha posto le basi per il proseguimento ma con un ritmo un po’ basso, è tempo di scoprire come è andata con il terzo (e penultimo) "appuntamento" con The Walking Dead: The Final Season, "Giocattoli Rotti".

Riprendiamo il controllo di Clementine poco dopo la conclusione di “Bambini Perduti”, durante la quale abbiamo dovuto scegliere chi salvare tra Violet e Louis: una scelta costruita nel corso di tutta la puntata, ma in modo affrettato, figlia di una produzione che non può permettersi i canonici cinque episodi. Gli eventi si dipanano in modo automatico, senza dover compiere scelte di trama che possano cambiare in modo sensibile l’intreccio: questa sensazione di scarsa influenza e maggiore linearità si trascina già dalla seconda puntata.

Buono ma non abbastanza

Nella prima metà, durante la quale dobbiamo prepararci a salvare i ragazzi rapiti, la trama avanza a un ritmo lento e fatica a caricare emotivamente il giocatore. La situazione tratteggiata da Telltale/Skybound è sì preoccupante, ma mai drammatica: non si percepisce la disperazione e la tensione che dovrebbero correre in un gruppo di giovani non abituati a combattere.

Fortunatamente, AJ torna completamente a fianco di Clementine: dover essere la sua bussola morale è sempre interessante e ci costringe a rivedere il modo in cui avremmo agito se fossimo stati soli; azioni negative e positive hanno un impatto sul lungo termine sul bambino e speriamo proprio che nell’ultima puntata tutto venga deciso da un attimo in cui AJ dovrà prendere una scelta definitiva, basata sui nostri insegnamenti.

Nella fase finale di "Giocattoli Rotti" il ritmo si alza e il gioco dona una sequenza che colpirà il cuore di ogni fan: non fatichiamo a dire che si tratta della migliore scena della serie, non solo perché gioca con i sentimenti dei giocatori ma anche perché riesce ad approfondire ulteriormente Clementine e a farci vivere la sua crescita.

A mancare il risultato è invece l’ambientazione, ancora una volta non ci muoviamo nella Ericson: come già detto nel precedente articolo, Telltale ha probabilmente creato un canovaccio che mantiene i personaggi nella stessa area, il tutto con lo scopo di limitare i costi produttivi. Sono presenti un paio di nuove zone, ma nulla a che vedere con i completi cambi di scena delle precedenti stagioni. Anche a livello registico e fotografico, la puntata osa poco.

Questa “obbligatoria immobilità” è quindi stata sfruttata per cercare di trasformare la Ericson nella nostra casa e rendere più profondo il desiderio di proteggerla: lo si vede sia dai dialoghi che dai collezionabili, da usare come arredamento. L’idea è giusta, ma l’obbiettivo non viene raggiunto. La nostra stanza è solo uno dei vari ambienti e, per quanto vi si torni in modo regolare, non è sufficiente per percepirla come “nostra”. Inoltre, troppi membri del gruppo rimangono anonimi, impedendoci di affezionarci a loro: solo Violet e Louis riescono a intrigare.

Anche per quanto riguarda le scene d’azione ci riteniamo delusi: dopo due puntate che hanno proposto interazioni uniche (rispetto agli standard della serie, ovviamente), non vengono messe in campo novità di alcun tipo. Infine, i problemi con i sottotitoli emersi con la precedente puntata non si sono ripresentati, fortunatamente.

Verdetto

“Giocattoli Rotti” è una puntata migliore rispetto alla seconda, “Bambini Perduti”. AJ si evolve e anche Clementine ha spazio in un paio di occasioni di ridefinirsi e crescere. La sezione finale è più interessante e mette in campo molti personaggi, mescolando i vari intrecci creati fino a questo punto. Il problema è che ci si arriva dopo una prima parte che non riesce a caricare il giocatore a sufficienza. Per essere il penultimo episodio, prima del gran finale di tutta una saga iniziata da molti anni, in parte fallisce nell’intento di lasciarci col fiato sospeso per il fato dei vari personaggi. La curiosità rimane, in ogni caso, e non possiamo non sperare che la conclusione sappia chiudere il cerchio in grande stile.