In Italia possiamo scordarci un Partito Pirata come quello tedesco o un movimento online, come quelli della Primavera araba, perché la nostra cultura digitale sembra davvero inesistente. Si fa un gran parlare di appassionati di tecnologia, malati di smartphone e schiavi di Internet, ma la verità è che la maggioranza degli italiani hanno un rapporto per lo più consumistico con queste cose. Si comprano tablet o cellulari come si farebbe con frullatori e lampade. Lo sostengono, tra i denti, gli esperti del Web, ma lo sanno bene i veri appassionati.
Un saluto vulcaniano
"Non c'è un partito Internet in Italia per lo stesso motivo per cui, è successo davvero a Cuneo, se fai un'indagine su tre classi dell'ultimo anno delle superiori, su 70 studenti di 18 anni nessuno sa cos'è Google Reader, 2 si informano in Rete sui siti dei grandi giornali, e 70, cioè tutti usano Facebook (Facebook piace agli italiani, boom di utenze)", ha spiegato Marco De Rossi, creatore della startup Oil Project a La Repubblica. Altro che rivoluzione culturale, desiderio di cambiamento e battaglie per le libertà digitali. "Sono numeri agghiaccianti, i ragazzi in Italia si perdono il meglio della Rete (I giovani parlano di Web, ma lo frequentano poco)", ha aggiunto De Rossi.
Non che Google Reader rappresenti il Bene e i social Network il Male, ma è evidente che alcuni consumi digitali hanno un valore diverso da altri. L'Informazione fino a prova contraria dovrebbe essere privilegiata rispetto alla chiacchiera.
E fra gli adulti? Il successo alle recenti elezioni del Partito Pirata tedesco ha riacceso il dibattito, ma la nostra realtà è lontana anni luce. "Il Partito Pirata Italiano non riesce a decollare perché non abbiamo un programma appetibile, non abbiamo teste pensanti, non abbiamo ciurma e non abbiamo soldi", ha dichiarato mestamente il segretario Alessandro Bottoni.
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Forse il movimento 5 stelle di Beppe Grillo assomiglia di più a una community, ma la sua connotazione politica a 360° lo rende meno appetibile rispetto a quello Pirata. "Intanto c'è il leaderismo. Un partito pirata è senza leader. A fatica ricordi i loro nomi, ci sono degli eletti ma contano come gli altri. Nel movimento 5 stelle invece il peso di Grillo è enorme", ha spiegato il professor Juan Carlos De Martin del Politecnico di Torino, specializzato in società IT.
"I partiti pirata partono dalla libertà di web e dalla condivisione della conoscenza per costruire una visione della società . Anche il Movimento a 5 stelle parla del web, ma da un punto di partenza molto diverso: la lotta alla casta".
"Quello che mancano per ora sono i giovani, in Europa i pirati sono tutti under 30, da noi chi se ne è occupato finora viaggia fra i 50 e i 60 anni...(Web italiano, online più vecchi che giovani)".
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Concordo purtroppo su tutta la linea e sempre più spesso rilevo nei commenti alle nostre notizie un rapporto feticistico con la tecnologia. La sensazione è che si tenti di analizzare dispostivi o servizi solo con approccio da vecchio erborista: bilance e bilancini per rilevare caratteristiche e dotazioni, dimenticando le debolezze umane che si devono ai sensi. Ma questo in fondo è il difetto che personalmente mi preoccupa meno perché con il tempo si diventa un po' più scafati nelle analisi.
Quel che intristisce di più è la totale e completa mancanza di fiducia nei confronti dello sviluppo e delle novità . I primi commenti che leggo a ogni notizia dedicata a super mirabolanti tecnologie (non uso a caso questi termini!) sono sempre negativi e colmi di spleen. Come chiedere all'Italia di investire sul futuro, se per primi non riconosciamo che il nuovo non può essere perfetto e che rappresenta solo l'avvio di un percorso?
Dobbiamo forse interpellare Freud?