2012 all'insegna del LTE, sognando i 100 Mbps

Il prossimo anno saranno attivati i primi servizi LTE nella grandi città. Vodafone investirà per l'implementazione nei prossimi 3/4 anni più di un miliardo di euro. Da risolvere comunque il problema della legge sui limiti delle emissioni elettromagnetiche.

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a cura di Dario D'Elia

La rivoluzione LTE è alle porte: Vodafone è pronta a investire nei prossimi tre/quattro anni più di 1 miliardo di euro per la sua implementazione. In una recente intervista pubblicata dal Corriere delle Comunicazioni, Sefano Parisse, direttore strategy e new business di Vodafone Italia, ha confermato una roadmap incoraggiante. 

Si parla dell'attivazione dei primi servizi LTE nelle grandi città già dal 2012. "La velocità sarà la migliore che la tecnologia ci permetterà di offrire (100 Mbps, NdR.), tenendo conto degli apparati di rete ed eventuali sinergie tra diverse frequenze", ha dichiarato Parisse.

Smartphone LTE: inizia la caccia

"Le frequenze a 800 MHz ci serviranno a garantire la massima copertura del territorio con la miglior qualità indoor mentre quelle a 2.6 GHz permetteranno di offrire la massima velocità nelle zone urbane più densamente popolate. Useremo i 1800 MHz sia per il GSM sia per il 4G".

Il lavoro di implementazione consisterà sopratutto nell'aggiornamento delle attuali infrastrutture con nuovi apparati multistandard (2G/3G/Lte) a basso consumo energetico (Single Ran). Non da meno sarà ampliata la rete nazionale per risolvere il problema delle zone ad alto traffico e quelle in digital divide. "Il backhauling sarà realizzato con un mix di siti collegati in fibra e in ponte radio, questi ultimi confluiranno in punti di raccolta a loro volta collegati in fibra", ha aggiunto il dirigente.

Ritorna quindi protagonista il dibattito sull'aggiornamento della normativa sulle emissioni elettromagnetiche. Com'è risaputo la legge italiana è fra le più severe d'Europa: impone un limite di 6 V/m, contro le soglie 40 - 60 V/m d'oltreconfine. 

La moltiplicazione delle antenne - Clicca per ingrandire

Il parere di Vodafone è che bisognerebbe "specificare meglio le metodiche e le aree di misurazione", mettendo a frutto gli studi decennali di  Arpa, della Fondazione Ugo Bordoni, dell'Ispra e del Cei. Il problema di fondo è che limiti così stringenti incidono negativamente sulle possibilità di condivisione dei siti di trasmissione/ricezione. Ecco quindi l'effetto collaterale della moltiplicazione delle antenne. 

"C'è il rischio che in Italia gli operatori debbano installare dai 15mila ai 20mila nuovi siti per il deployment dell'Lte con un evidente aggravio di costi e con un insostenibile impatto paesaggistico", sostiene infatti Mario Frullone, direttore ricerche della Fondazione Ugo Bordoni.

Da rilevare infatti che nell'ultima bozza del Decreto Sviluppo si parla di revisione della legge sui limiti dei campi magnetici. Ad esempio uno dei nodi chiave è quello riguardante i limiti dei 6 V/m imposti in ogni area pubblica e indoor, senza distinguere tra quelle ad alta permanenza (più di 4 ore) e quelle a bassa frequentazione.