AGCM: la raccomandata elettronica tNotice non è equipollente e alternativa alla PEC

InPoste.it S.p.A non potrà più pubblicizzare il suo servizio di "raccomandata elettronica" tNotice come legalmente analogo alla PEC, secondo l'AGCM.

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a cura di Dario D'Elia

InPoste.it S.p.A non potrà più pubblicizzare il suo servizio di "raccomandata elettronica" tNotice come "equipollente e alternativo a quello di Posta Elettronica Certificata (PEC)". L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) ha accolto il ricorso di AssoCertificatori, l’associazione dei principali certificatori accreditati e operanti in Italia per il rilascio di firma digitale, identità SPID e posta elettronica certificata nonché per l’erogazione di servizi di conservazione digitale a norma.

In pratica, come ha stabilito l’AGCM, tNotice non ha "un superiore valore probatorio" rispetto al PEC. "Anche alla luce delle informazioni ricevute da Agenzia per l’Italia Digitale (AgID) e in conformità al parere formulato dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AGCOM), l’AGCM ha deliberato - ai sensi dell’articolo 21 del Codice del Consumo - la scorrettezza della pratica commerciale di InPoste.it in quanto ingannevole relativamente alla natura e alle caratteristiche del servizio pubblicizzato: in conseguenza di ciò,  ne ha vietato a InPoste.it la diffusione e continuazione, irrogandole pure una sanzione amministrativa pecuniaria", spiega AssoCertificatori.

I consumatori sarebbero potuti cadere in errore, considerando i due strumenti analoghi. L’AGCM ha ribadito infatti che la PEC è attualmente "l’unica tecnologia, attestante l’invio e la consegna di una comunicazione, ad essere normativamente equiparata ad una notificazione trasmessa per via tradizionale, quale la Raccomandata A/R, ai sensi della disciplina giuridica vigente di cui al Regolamento europeo eIDAS (electronic IDentification Authentication and Signature) e al CAD (Codice dell’Amministrazione Digitale)".

Da rilevare infine che oltre ad AssoCertificatori anche l’ADOC (Associazione per la Difesa e Orientamento dei Consumatori) aveva fatto ricorso per gli stessi motivi. InPoste è stata sanzionata per 7mila euro e dovrà interrompere ogni campagna di comunicazione che viola le norme.