AGCOM: la magistratura è lenta, colpiamo noi i pirati

In un recente forum organizzato dal Corriere delle Comunicazioni l'AGCOM ha svelato le carte. La nuova normativa sul copyright di fatto prevede l'aggiramento dei poteri della magistratura per evitare lungaggini. Pragmatismo all'ennesima potenza.

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a cura di Dario D'Elia

Il dibattito sulla nuova delibera AGCOM riguardante il copyright si è ridotto ormai al muro contro muro. Il Corriere delle Comunicazioni ha recentemente organizzato un forum invitando tutte le parti in causa: i commissari Agcom, Nicola D'Angelo (recentemente sollevato dall'incarico, NdR) e Stefano Mannoni, l'avvocato IT Fulvio Sarzana, il presidente della FIMI (Federazione Industria Musicale Italiaa) Enzo Mazza e Antonello Busetto, direttore Rapporti Istituzionali di Csit (Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici). 

"Entrando nel dettaglio, un punto che non mi convince in alcun modo è l'eliminazione del ruolo della magistratura dal procedimento, centrale invece in altre realtà, come quella statunitense dove il notice and take down è deciso con sentenza", ha spiegato l'avvocato Sarzana. "Proprio la mancanza di un riconoscimento di un potere al tribunale lede il principio del contraddittorio, garanzia prima del nostro ordinamento giudiziario". 

Ormai è guerra di trincea

"Un sito come Wikileaks, o come qualsiasi piattaforma Ugc potrebbe dunque essere reso inaccessibile qualora all'interno esso ospitasse anche file in violazione del diritto d'autore. Questo perché è la definizione stessa di violazione del copyright contenuta nella delibera che l'Agcom si appresta a varare a essere troppo vaga, risolvendosi in realtà nella possibilità di cancellare interi siti web privati e prestandosi così a numerosi abusi contro la libertà di espressione in Rete". 

Il commissario Mannoni ha risposto di fatto che in Italia coinvolgere la magistratura vorrebbe dire rinunciare a tempistiche strette. "La scelta di inibire il sito per via amministrativa è certamente la via più veloce ed efficace per assicurare la tutela di chi – come i produttori di contenuti – invoca da anni e inutilmente il presidio della legalità. Circa la copertura normativa primaria del nostro potere regolamentare è ampia, trattandosi di più fonti, e non del solo Decreto Romani, che non dovrebbe essere giudicato sempre e soltanto con le lenti della politica", ha sottolineato il dirigente. 

Roba da mani nei capelli a mio parere. A suo parere dato che la magistratura è lenta ne facciamo a meno perché tanto anche per via amministrativa la tutela dei diritti sarebbe analoga.

I pirati sono brutti e cattivi

"Non mi convince la chiusura per via amministrativa dei siti prevista nella delibera. Intanto non è chiaro il rapporto con il procedimento penale. Se è reato e Agcom segnala alla Guardia di Finanza , quest'ultima che fa, avvisa il giudice o fa l'istruttoria per l'Autorità? Altro aspetto importante si prevede un meccanismo che potenzialmente può ledere le nuove libertà civili, cresciute assieme all'evolversi del Web. Il tema del diritto d'autore, al pari di quello sulla web-TV non può essere trattato con forme di intervento repressivo in via amministrativa", ha ricordato l'ex commissario AGCOM Nicola D'Angelo.

"Non è vero in alcun modo che il provvedimento amministrativo rappresenti una minaccia per i diritti fondamentali. Tanto per cominciare, l'Italia ha esplicitamente ripudiato il modello Hadopi, proprio perché non garantiva i diritti dell'utente. Il nostro obiettivo è più pragmatico, ossia l'oscuramento dei siti che vivono di pirateria o la rimozione selettiva del materiale illecito. Abbiamo immaginato precise garanzie procedurali, primo fra tutti il principio del contraddittorio", ha rilanciato Mannoni. 

L'obiettivo sembra essere talmente pragmatico che dimentica la differenza tra un'istituzione costituzionale, indipendente e autonoma e un'istituzione amministrativa condizionata politicamente – i cui otto commissari sono eletti per metà dalla Camera dei deputati e per metà dal Senato della Repubblica, e il presidente proposto direttamente dal Presidente del Consiglio.