Anche l'industria discografica scarica i Torrent?

Recording Industry Association of America è stata pizzicata dalla piattaforma YouHaveDownloaded: i suoi indirizzi IP sono stati utilizzati per scaricare file pirata. La giustificazione fa sorridere: accusano un fornitore esterno.

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a cura di Dario D'Elia

Nessun membro dello staff RIAA (Recording Industry Association of America) ha scaricato musica pirata dagli uffici istituzionali: il sito YouHaveDownloaded ha fatto un buco nell'acqua. Questa la presa di posizione dell'associazione dell'industria discografica che sta cercando in questo giorni di difendersi dalle accuse della comunità online.

La settimana scorsa la notorietà del progetto YouHaveDownloaded, che sembra essere in grado di fotografare il traffico Torrent e memorizzare i download dei singoli indirizzi IP, ha fatto tremare l'establishment. Prima sono caduti nella trappola gli indirizzi IP del Palais de l'Élysée dove vive Sarkozy, poi quelli degli uffici Sony Pictures Entertainment, Fox Entertainment, NBC Universal e infine quelli RIAA e della Department of Homeland Security.

RIAA furbetta

Ovviamente come avevamo già ribadito non c'è nulla di sicuro in queste rilevazioni: un indirizzo può essere condiviso fra più individui. E in effetti, soprattutto quando si parla di grandi società o istituzioni, può esserci chiunque dietro una tastiera. Ma RIAA si è spinta oltre e in un recente comunicato parla della responsabilità di un fornitore terzo. Qualcuno che sarebbe riuscito a utilizzare in remoto l'indirizzo IP dell'associazione per condividere e distribuire file pirata.

"Questi indirizzi IP parziali sono simili e tali da bloccare gli indirizzi assegnati alla RIAA. Sono utilizzati da un vendor terzo per il nostro sito", ha dichiarato il portavoce. "Come abbiamo detto in precedenza, non sono utilizzati dallo staff RIAA per accedere al Web". Ovviamente la giustificazione non ha convinto affatto gli esperti, anche perché gli indirizzi di cui parlano sono assegnati a loro. E poi detta tutta non era proprio la RIAA che si burlava degli utenti P2P che parlavano di indirizzi IP usati da altri? 

A questo punto è evidente che la condivisione dei propri IP con un ente esterno sembrerebbe una leggerezza non da poco. Detta tutta: le major forse dovrebbero farsi rappresentare da qualcun altro. Un po' come avviene in Italia con la SIAE, che non riesce neanche a ripagare i suoi debiti che ha nei confronti degli autori ed editori. Comprereste un'auto usata da queste organizzazioni? La regola del buon senso è sempre valida.