Archimede Solar Energy, la burocrazia soffoca l'innovazione

La storia di Archimede Solar Energy è il perfetto esempio di tutto ciò che funziona e di tutto ciò che non funziona nel nostro Paese. Una tecnologia innovativa, frutto della ricerca italiana, che avrebbe potuto creare lavoro e attrarre investitori, ma che invece è bloccata da 4 anni dalla burocrazia

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a cura di Alessandro Crea

Tutti sappiamo che la burocrazia in Italia è una macchina elefantiaca ed inefficiente, che rallenta inutilmente lo sviluppo e il progresso di questo Paese, ma a volte le verità di fatto diventano talmente ovvie che rischiano di trasformarsi in luoghi comuni della cui verità si potrebbe addirittura cominciare a dubitare. Invece no.  Basta imbattersi in una storia paradossale quanto esemplare che ne riafferma con prepotenza tutta la verità, come ad esempio nel caso della Archimede Solar Energy.

Si tratta di un progetto unico al mondo per innovazione, sviluppato dalla Angelantoni Industrie e basato sulla tecnologia solare termodinamica sviluppata dall’ENEA, che avrebbe previsto la realizzazione del primo impianto solare termodinamico a sali fusi in Sardegna, "primo passo a cui far seguire prospettive estere" come spiegato all’Adnkronos da Federica Angelantoni, Amministratore Delegato di Archimede Solar Energy.

solare termodinamico a sali fusi

Archimede sarebbe stato in grado di generare energia pulita, creare una filiera industriale, occupazione, competenze spendibili all’estero e, al contempo, attrarre investitori. Che infatti arrivano, dal Giappone, a ottobre del 2012. Di lì a poco parte la richiesta per avviare l’iter autorizzativo che, sulla carta, doveva durare appena 150 giorni. Peccato che invece ad oggi, dopo quasi quattro anni, è ancora tutto fermo.

In realtà al progetto non è mai stato detto sì né no, perché quello che blocca l'iter è proprio l'assenza di un parere che quindi, a distanza di anni, potrebbe ancora arrivare, giusto per completare il paradosso. Nel frattempo però ovviamente gli investitori nipponici si sono dileguati, rivolgendosi ad altri mercati.

“Abbiamo perso investimenti per un miliardo di euro che erano già sul tavolo, con conseguenze importanti anche in termini occupazionali, in particolare per tutto l’indotto che si sarebbe sviluppato in Sardegna e che è andato in fumo”, ha aggiunto la Angelantoni.

Dal canto suo anche l'azienda si è rivolta all'estero e così, mentre gli investitori nipponici hanno investito i loro soldi chissà dove e la Angelantoni Industrie sta realizzando una centrale da 50 MW in Cina, in Italia le piccole e medie imprese sono messe in ginocchio dalla burocrazia e forse anche da altri interessi, che utilizzano gli ostacoli burocratici come un'arma da utilizzare per difendere il proprio tornaconto.