Ieri Silvio Berlusconi e Rupert Murdoch, il patron di Sky, si sono incontrati ad Arcore. Due le questioni sul tavolo, secondo quanto riferisce Milano&Finanza: una possibile trattativa su Mediaset Premium e i diritti sulla Champions League. "Mediaset in quanto azienda non risulta coinvolta nell'incontro che si sarebbe tenuto ieri sera tra Rupert Murdoch e Silvio Berlusconi", ha dichiarato immediatamente il portavoce dell'azienda. Sky ha preferito non esprimere commenti.

Se da una parte la possibile cessione dei diritti di trasmissione (non esclusivi) della Champions League per il periodo 2015-2018 fa gola alla televisione satellitare, dall'altra bisogna riconoscere che è il tema meno affascinante. Se Mediaset e Sky dovessero trovare un accordo ne saranno felici i rispettivi abbonati, liberi di scegliere una piattaforma invece che un'altra.
Di ben altra portata invece l'eventuale sinergia o fusione tra Sky Italia e Mediaset Premium. Com'è risaputo da settimane si parla del presunto interessamento di Vivendi (già azionista Mediaset e Telecom Italia) per la pay-TV del biscione. I francesi vantano circa 10 miliardi di euro di liquidità e un desiderio di espansione su altri mercati che si fa sempre più pressante.
Insomma, Mediaset Premium potrebbe essere ceduta parzialmente o completamente al migliore offerente. I conti si stanno rimettendo a posto, ma negli anni per Mediaset è stato più un bagno di sangue che una fonte di soddisfazioni.
Lo scenario si complica ulteriormente se si dovessero calcolare i progetti che ha Vivendi per Telecom Italia.
Infine non si può che sottolineare l'ennesima uscita a gamba tesa del presidente Fedele Confalonieri su Google, Facebook e Amazon. "Queste compagnie non pagano tasse in Italia […] non sottostanno alle regole sulla privacy che per noi sono giustamente molto rigide […] distribuiscono contenuti editoriali fatti da altri senza accollarsi i costi di produzione ma incamerando i ricavi della pubblicità", ha dichiarato in sede di assemblea degli azionisti.
"Si dirà che Mediaset vuole mettere un giogo legislativo ai concorrenti, imbrigliare il futuro o addirittura limitare la libertà di rete. Quindi chiariamo: se vogliamo la deregulation facciamola ma anche per i televisivi. Il nostro obiettivo è di business: vogliamo che siano eliminati i rilevanti vantaggi di operatori che prosperano anche grazie all'illegalità".