Confindustria sostiene l'AGCOM, ma perde la faccia

Confindustria ha comprato una pagina pubblicitaria del suo Sole 24 Ore per rendere noto l'appoggio alla normativa sul copyright dell'AGCOM. Pochi spunti interessanti per il dibattito, purtroppo.

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a cura di Dario D'Elia

Confindustria è scesa in campo per dare man forte all'AGCOM sulla nuova normativa per il copyright. La cosa imbarazzante è che ha deciso farlo acquistando uno spazio pubblicitario del suo quotidiano di riferimento Il Sole 24 Ore. A parte la caduta di stile (chissà se hanno chiesto uno sconto, NdR) il comunicato "pubblicitario" è sembrato piuttosto scarno. 

Stile impeccabile

"Tutelare la creatività italiana non censurando le idee ma rispettando il lavoro e libertà d'espressione: pieno sostegno al provvedimento AGCOM contro la pirateria", titolava il rettangolo che è comparso come informazione pubblicitaria.

"Confindustria Cultura Italia scende in campo a favore della legalità e dello sviluppo dei contenuti digitali italiani. Bloccare l'illegalità diffusa per aiutare il mercato legittimo a svilupparsi e garantire investimenti per una maggiore competitività del sistema economico, industriale e culturale del nostro Paese nella rete. Non è censura bloccare alcuni siti che usurpano illegalmente il diritto d'autore, ma incentivo all'investimento e tutela della creatività, della libertà di espressione e del lavoro di centinaia di migliaia di persone".

La pubblicità

Insomma, dopo settimane di dibattito intellettuale, interpretazioni giuridiche, riferimenti ai diritti digitali, Confindustria e tutte le sue associate di settore intervengono nella modalità più sterile che si potesse immaginare. Siamo qui a disquisire sui massimi sistemi, e la crema dell'imprenditorialità italiana sembra voler tentare di risolvere tutto con tre ovvietà messe in croce: legalità, tutela della creatività e salvaguardia del lavoro. Come se gli avversari fossero ovviamente contro il rispetto delle leggi, la tutela dei diritti di copyright e dei posti di lavoro.

Arriva la cavalleria

Possibile che Confindustria non abbia capito che il tema centrale riguarda i poteri discrezionali dell'AGCOM? Davvero pensano che non sia arrivato il momento di accedere il dibattito sulle licenze? Merita forse questo paese che il confronto si riduca a paginate pubblicitarie?

È vero che ambasciator non porta pena, ma a questo giro il suo messaggio manca di bon ton, ricorda un po' le pubblicità di quei rimedi anti-cellulite e soprattutto scredita la categoria di quegli imprenditori che sanno fare bene il proprio mestiere - e sopratutto meditano prima di parlare e agire.