DentistinApp per scovare i dentisti abusivi

DentistinApp è la prima app ufficiale della Federazione nazionale dei medici e odontoiatri (FNOMCeO-CAO) che consente di stanare i dentisti abusivi.

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a cura di Dario D'Elia

Si chiama DentistinApp e si candida a diventare lo strumento più utile per la lotta all'abusivismo nel settore odontoiatrico.La maggioranza degli italiani infatti non sa che in Italia vi sono non meno di 15mila dentisti fasulli, che esercitano la professione senza autorizzazione o alcuna competenza. Insomma, un rischio enorme per la salute nazionale.

dentistinapp

DentistInApp non solo è l'app ufficiale della Federazione nazionale dei medici e odontoiatri (FNOMCeO-CAO), ma semplifica le operazioni di controllo. È sufficiente inserire i dati del proprio dentista per verificare la sua iscrizione all'ordine - il codice fiscale non è obbligatorio. L'ultima versione è disponibile sia per Android che iOS.

"L'obiettivo è raggiungere il numero massimo di utenti", ha dichiarato il dott. Giuseppe Renzo, presidente nazionale Cao (Commissione Albo Odontoiatri) promotore del progetto. "Basterà qualche clic, comodamente dal proprio smartphone o ipad per verificare se un dentista è regolare e, in caso negativo, denunciare alle autorità competenti (Guardia di Finanza e Nas) coloro che si spacciano per operatori sanitari, soprattutto in regioni come Lombardia, Piemonte, Veneto, Campania, Sicilia, Emilia Romagna e Lazio, le più colpite dal fenomeno dell'abusivismo odontoiatrico".

denti

L'abusivismo in questo settore secondo i dati dei Carabinieri del NAS ha generato da gennaio a novembre 2017 un valore in sequestri di strutture e materiali pari a 19 milioni di euro, che se sommati al biennio precedente raggiungono i 90 milioni. "I dati sono dirompenti", ha aggiunto Renzo. "Se quello dei sequestri è il valore degli investimenti che gli abusivi fanno, immaginiamo i guadagni, ovviamente illeciti e quindi 'in nero'. Per questo, la nostra app rappresenterà un prezioso ponte tra pazienti truffati e Forze dell'Ordine".

Da rilevare poi che il sistema sanzionatorio non pare adeguato perché nei primi 11 mesi del 2017 non si è andati oltre i complessivi 154mila euro, appena lo 0,7% dei sequestri. La multa infatti non supera i 500 euro.