Dipendenze digitali come quelle da sostanze

Presso il Sert di Aosta si curano le dipendenze da giochi, Internet e shopping. L'unica strada è quella del supporto psicologico e dei gruppi di auto-aiuto. La patologia non dovrebbe essere sottovalutata.

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a cura di Dario D'Elia

Le dipendenze digitali, come quella da telefonino, Internet, gioco o shopping rispondono a meccanismi biologici simili a quanto accade con il gioco d'azzardo. Presso il Sert di Aosta, lo psichiatra Lindo Ferrari ormai conosce bene la casistica e come individuare i sintomi. "Non è stata ancora tracciata una chiara linea di confine che ci dica quando è necessario intervenire. E inoltre sono fenomeni molto nascosti, sommersi dietro a un comportamento diffuso e accettato: non c'è niente di strano o di male nell'uso dei videogiochi, di Internet o del cellulare. Il problema è quando si esagera e si perde il controllo", ha spiegato Ferrari in un'intervista a La Stampa.

Dipendenza da gioco

"All'origine di queste dipendenze senza sostanze ci sono meccanismi e sostrati biologici molto simili a quanto accade con il gioco d'azzardo. Chi ne soffre, quando è in astinenza sta male anche fisicamente
. Come succede con le droghe classiche".

La cura migliore si basa sul lavoro psicologico e sui gruppi di auto-aiuto, come avviene ad esempio con gli Alcolisti anonimi. "Ma c'è ancora molto da scoprire perché la letteratura scientifica è recente e scarsa: si sta ancora cercando di capire quale sia il modo migliore per trattare queste dipendenze. Inoltre non è ancora chiaro se queste situazioni siano campanelli d'allarme per altri tipi di dipendenza: di certo i ragazzi che abbiamo avuto in cura soffrivano anche di altri problemi", ha aggiunto lo psicologo del Sert.

Intervenire al più presto è fondamentale. "Serve buonsenso, prima di tutto. Consigliamo di regolare il tempo dei ragazzi per evitare che trascorrano troppo tempo giocando al computer e allo stesso tempo di facilitare la scoperta di nuovi interessi. Anche a costo di essere severi. Bisogna far capire ai genitori che ogni comportamento, quando diventa troppo intensivo, rischia di sfociare in una patologia. La maggior parte delle segnalazioni, poi, ci arrivano dalle scuole: dopo il papà e la mamma, gli insegnanti sono il primo punto di osservazione", ha concluso Ferrari.