I droni amatoriali non sono giocattoli, ma oggetti potenzialmente più pericolosi di un carro armato. Cosa può avere di così spaventoso un quadricottero telecomandato da pochi centinaia di euro o anche meno? Apparentemente nulla, ma se si scatenano le paure più recondite dei militari e della sicurezza nazionale può venire fuori di tutto.
Un DJI Phantom 2 con 1,3 chili di esplosivo. Foto Daniel Herbert via Wired
È quello che è successo alla conferenza statunitense DHS tenutasi ad Arlington, Virginia, a cui hanno partecipato funzionari militari degli Stati Uniti, rappresentanti del Department of Homeland Security e la FAA (Federal Aviation Administration). Stando a quanto racconta Wired è emerso che un comune drone amatoriale comprato nel negozio sotto casa potrebbe essere impiegato come arma dai terroristi o da chi intende perpetrare una strage.
Stando alle fonti dell'intelligence i ribelli siriani starebbero importando droni consumer da usare per lanciare attacchi a vari livelli. A questo si aggiunga che prodotti come per esempio il DJI Phantom sono in grado di trasportare 1,3 chilogrammi di esplosivo. L'esercito statunitense ha provato ad attaccare armi semiautomatiche ai droni commerciali a basso costo, riuscendo a sparare con successo. Ciliegina sulla torta, in esposizione alla conferenza c'erano anche droni amatoriali che erano stati convertiti in bombe volanti.
Siamo nel campo delle ipotesi, ma tutto questo fa capire i motivi del panico che è serpeggiato quando un drone è atterrato nel giardino della Casa Bianca. Poi si è scoperto che era manovrato da un impiegato governativo che aveva bevuto un bicchiere di troppo e le paure si sono calmate. Intanto la sicurezza nazionale ha tremato e il produttore del DJI Phantom, uno dei modelli più diffusi, ha annunciato un aggiornamento firmware che impedirà ai suoi prodotti di volare nei cieli di Washington. Ricordiamo che già da prima ai quadricotteri DJI è interdetto il volo in prossimità degli aeroporti e di altre zone, come per esempio i confini nazionali per ostacolare il traffico di droga.
A quanto pare però non basta. L'aggiornamento "forzato" di DJI riguarderà solo i Phantom 2 e non il più datato Phantom 1, e l'installazione avviene solo quando si collega il drone a un PC o Mac connesso a Internet. Insomma, aggirare l'upgrade non è così difficile.
Dobbiamo davvero iniziare ad avere paura dei droni? In realtà demonizzare i droni non è l'approccio più corretto al problema. Se è vero che potrebbero essere usati come armi, lo è altrettanto per tecnologie più consolidate come le automobili e gli aerei, che come racconta la cronaca sono diventati più volte autobombe e mezzi di distruzione (vedi Torri Gemelle).
Insomma il drone di per sé non è uno strumento negativo, basti pensare ai droni per le ispezioni territoriali, per l'agricoltura, per le riprese video e per i molti impieghi produttivi che stanno fiorendo anche nel nostro Paese. Sono strumenti utili, che nelle mani sbagliate possono diventare "cattivi", ma di per sé non lo sono.
Inoltre, a dare voce alle paure emerse nella conferenza oggetto di questa notizia sembrerebbe che non ci siano regole in ambito droni. Invece ce ne sono tante – a volte fin troppo restrittive- in tutti i Paesi compresa l'Italia. Il nostro direttore Pino Bruno le ha riepilogate nell'interessante articolo E’ boom per i droni, ma abbiamo bisogno subito di poche e chiare regole per volare sicuri. Leggetelo e scoprirete che non siamo nel Far West, ma in un'epoca evolutiva in cui per una volta le leggi sono arrivate per tempo.