Edicola Italiana riunisce i big sulle news digitali a pagamento

Cresce il progetto Edicola Italiana, che vede diversi giornali uniti in un chiosco digitale. L'obiettivo è superare il modello attuale e riuscire a vendere i contenuti anche in forma digitale.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Notizie gratis sui quotidiani digitali addio. Con Edicola Italiana è cominciato il conto alla rovescia verso i paywall, cioè sistemi di pagamento delle news online. Il progetto è stato avviato a marzo, ma ci sono voluti sei mesi per arrivare alla firma dell'accordo. Gli editori italiani si sono ispirati ai colleghi francesi per dare vita all'Edicola Italiana. L'iniziativa - che vede insieme per la prima volta i più importanti editori nazionali - ha l'obiettivo di creare "la più completa offerta a pagamento in lingua italiana dei prodotti editoriali digitali", con un'interfaccia che ne semplifichi la scelta, l'acquisto e la fruizione.

Partner del consorzio sono Caltagirone Editore, Il Sole 24 Ore, La Stampa, Gruppo Espresso, Mondadori e Rcs Mediagroup. Vi possono fin d'ora aderire altri editori che intendono dare ai propri utenti la possibilità di leggere in digitale le proprie testate preferite.

Questo però è anche un posto di chiacchiere faccia a faccia

Edicola Italiana sarà raggiungibile da qualsiasi tablet, personal computer o dispositivo mobile. Negli espositori digitali troveranno collocazione ed evidenza quotidiani, periodici e altri prodotti degli editori consorziati. Gli editori potranno usare i propri sfogliatori oppure quello messo a disposizione dal consorzio.

Gli editori intendono, grazie all'Edicola Italiana, costruire un rapporto diretto e trasparente con i propri clienti e presidiare la filiera commerciale, dalla definizione dei prezzi ai metodi di pagamento. Il consiglio di amministrazione del consorzio Edicola Italiana sarà composto da Alvise Zanardi (Caltagirone Editore), Anna Matteo (Il Sole 24 Ore), Maurizio Scanavino (La Stampa), Pier Paolo Cervi (Gruppo Espresso), Roberto Sicardi (Mondadori) e Alessandro Bompieri (Rcs Mediagroup). Presidente è stato nominato Fabrizio Carotti, direttore generale della Federazione Italiana Editori Giornali.

È curioso notare inoltre come da pochi giorni La Repubblica è entrata a far parte dell'Edicola di Apple (iOS), l'applicazione "contenitore" dove si trova il quotidiano italiano. Significa che il gruppo Espresso ha fatto un accordo con Apple e dunque ha accettato di pagare quel 30% di "dazio" alla multinazionale americana.

A questo punto è lecito chiedersi se Edicola Italiana finirà nell'Edicola di App Store oppure se La Repubblica ha scelto di far parte di entrambi i contenitori. Inutile cercare risposte nei comunicati: l'unica certezza è che per non pagare Apple l'unica via è creare un negozio virtuale che usi il browser, come ha fatto Amazon con il Kindle Store.

Dobbiamo aspettarci che i giornali italiani traghettino in massa verso un modello a pagamento, e che non informino più tramite i loro siti web? È senz'altro possibile, ma le esperienze a riguardo sono discordanti: esistono giornali soddisfatti del proprio paywall (uno su tutti, il New York Times), ma altri che hanno dovuto rinunciare perché non sono riusciti a trovare abbastanza lettori paganti.

Il progetto francese a cui s'ispira Edicola Italiana

Le variabili in gioco sono tante, troppe per fare una previsione precisa. Per molti lettori l'informazione è un bene da ricevere gratuitamente, e solo pochi di questi sarebbero disposti a pagare, e il problema è capire che cosa si può vendere: inchieste, editoriali, lunghi approfondimenti, notizie originali sono tutti elementi potenzialmente validi, accomunati dal termine "qualità".

Per un pezzo di qualità crediamo che pagare non sarebbe certo un problema. Anzi, se un giornale ingaggia un editorialista capace di mettere per iscritto pensieri davvero rilevanti, o un reporter che crea un'inchiesta che fa emergere informazioni determinanti, allora ha tutto il diritto di chiedere ai propri lettori che paghino per accedere a tali contenuti. Il problema, semmai, è capire come si misura questa qualità. 

Ringraziamo Pino Bruno per la collaborazione.