Emendamento Capezzone per disinnescare la Web Tax

La Commissione della Camera ha considerato ammissibile l'emendamento Capezzone anti-Web Tax. Mancano il voto della Camera e del Senato per disinnescare il tutto.

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a cura di Dario D'Elia

Daniele Capezzone (FI), presidente della Commissione Finanze della Camera, ha presentato un emendamento che potrebbe annullare la Web Tax. Pochi giorni fa la Commissione della Camera, incaricata di vagliare l'ammissibilità degli emendamenti per il decreto Destinazione Italia, ha dato l'ok.

In pratica nel documento si propone l'abrogazione della norma che prevede l'obbligatorietà della Partita IVA per la vendita di pubblicità online e l'abrogazione di quella legata alla tracciabilità dei pagamenti (sempre nella pubblicità digitale).

Daniele Capezzone

Di fatto l'iniziativa di Capezzone disinnescherebbe la tassa voluta dal Governo Letta, e nello specifico dal Presidente della Commissione Bilancio Francesco Boccia (PD). La Web Tax è stata introdotta dalla legge di stabilità per rendere trasparenti (quindi tassabili) i profitti di chi opera nel settore della pubblicità online: su tutti Google. Lo strumento di "emersione" chiave è quello di obbligare gli operatori a dotarsi di Partita IVA.

Se la Camera dovesse esprimersi positivamente sull'emendamento Capezzone - questione di giorni - basterebbe un ulteriore passaggio al Senato per la conversione in decreto legge. Ad ogni modo com'è risaputo il Segretario PD Renzi, Confindustria digitale e numerose forze politiche si sono schierate da tempo contro la Web Tax. Difficile che entri in vigore, com'è previsto, dal 1° luglio 2014. Tutti in fondo invocano l'intervento di Bruxelles, che in verità si è attivata istituendo una task force ad hoc.