Fisco duro per Apple, Google e gli altri: svolta irlandese

L'Irlanda ha annunciato la riforma fiscale che obbligherà Apple e gli altri colossi statunitensi a pagare più tasse in Europa. Dovranno adeguarsi entro il 2020.

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a cura di Dario D'Elia

"I can't believe the news today, I can't close my eyes and make it go away", cantava Bono Vox degli U2 in Sunday Bloody Sunday. "Non riesco a credere alle notizie oggi. Non posso chiudere gli occhi e farle andare via", deve aver pensato Tim Cook ieri quando il ministro delle Finanze irlandese Michael Noonan ha annunciato la fine delle agevolazioni fiscali.

"I can't believe the news today, I can't close my eyes and make it go away"

Si chiude un'epoca: quella del "Double Irish" che per quasi 20 anni ha consentito a Apple, Microsoft, Oracle, Google e altri colossi statunitensi di godere di una fiscalità europea privilegiata, quasi inesistente. Si parla del 12,5% ma solo su quel che rimane di una serie di transazioni fra affiliate che giocano sulla proprietà intellettuale. In pratica vengono tassate le briciole, il "buono" finisce nei paradisi off-shore.

Il Ministro Noonan ha annunciato una crescita del 4,7% e dopo sette anni di austerity propone l'abbassamento dell'aliquota massima della tassa sul reddito al 40%, l'innalzamento dei requisiti per rientrare in questo scaglione e una riduzione dei contributi sociali. L'unica nota negativa riguarda l'abolizione "per le compagnie di utilizzare il Double Irish cambiando le regole sulla residenza e richiedendo a tutte le aziende registrate in Irlanda di essere anche fiscalmente residenti".

I tempi però saranno lunghi: l'adeguamento dovrà concretizzarsi entro il 2020. "Siamo profondamente impegnati con l'Irlanda e lavoreremo per implementare questi cambiamenti appena diventeranno legge", ha commentato un portavoce di Google.

Fine di un'epoca. Ma con calma.