Forza Telecom, ovvero la mossa del Cavaliere

Forza Italia propone lo scorporo di Telecom Italia, ma Franco Bernabè non vuole mettere il colbacco

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a cura di Dario D'Elia

Non esiste Viagra più potente per le telecomunicazioni italiane che sentir parlare di scorporo Telecom. Pierluigi Borghini, coordinatore nazionale del dipartimento Attività produttive di Forza Italia, ha tirato fuori un coniglio stracotto dal cilindro delle iniziative che dovrebbero risollevare il paese. Un'idea per altro già suggerita dal Presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, lo scorso Autunno.

"Noi proponiamo la creazione di un soggetto separato, che si potrebbe chiamare Telecom Larga Banda: suggeriamo cioè la separazione della rete, la valutazione dell’asset che Telecom scorporerà e l’acquisizione della nuova società così costituita con un successivo aumento del capitale da 10 miliardi di euro che potrebbe vedere coinvolte F2I e la Cassa depositi e prestiti", ha dichiarato l'esponente di FI.

"Abbiamo infatti considerato, seguendo il progetto Telecom, che un allaccio valga circa 500 euro. Con 23 milioni di utenze, un semplice prodotto ci porta così a stimare in 11 miliardi e mezzo di euro la cifra che serve per realizzare l’opera".

Insomma, una presunta strategia geniale per lo sviluppo del broadband, comunque a controllo Telecom Italia. "(l'azienda) sarebbe affiancata da nuovi azionisti fino al 40%. E sono già in molti a candidarsi per entrare nel capitale della nuova società… abbiamo già trovato grandi aziende - tra le quali Siemens, Nokia-Ericsson, Alcatel Zte - che sono disposte a collaborare fornendo un miliardo di euro ciascuna in attrezzature con pagamento differito", ha precisato Borghini.

Forza Italia, insomma, avrebbe già pensato a tutto. Anche ad un finanziamento dello Stato nella misura del 10%: circa 3 miliardi di euro ad esempio per l’innovazione delle pubbliche amministrazioni.

Franco Bernabè, l'amministratore delegato di Telecom Italia, ha noleggiato un paio di autobotti di acqua gelata per abbassare le temperature di Palazzo Grazioli, sede romana di Forza Italia. "Qualsiasi intervento dirigistico sarebbe illegittimo e inappropriato e andrebbe a ledere i diritti di un soggetto privato proprietario, fino a prova contraria, delle proprie infrastrutture di rete", ha seccamente ribattuto Bernabé.

"Fortunatamente siamo in Italia, e in un convegno del Popolo delle libertà e non a un convegno della Gosplan (l'organismo sovietico che si occupava dei piani quinquennali, ndr). Abbiamo un ordinamento che ci tutela e dà tutte le garanzie per procedere in maniera ordinata".

"Se si vuole mettere insieme una nuova società per la rete a banda larga, tenendo conto che parliamo di un intervento keynesiano di aprire le buche e chiuderle la sera, ben venga ma questo è un problema dello Stato e non di Telecom".

Ora, è vero che da anni numerose associazioni dei consumatori richiedono lo scorporo. Ma siamo sicuri che sia l'unica strada percorribile?

Lo scenario è quanto mai complesso e vede al centro della questione, a mio parere, la distribuzione multi-piattaforma dei contenuti televisivi. Il timore più grande di Mediaset è che Sky riesca ad essere favorita dall'attuale condizione di Telecom Italia, magari giocando la carta della partnership con Telefonica – già azionista dell'ex monopolista. Telecom Italia manca di risorse per investire sulla Rete, come sostengono in molti? Nessun problema, arrivano gli euro spagnoli e i dollari australiani… Che non sia mai! E risentiremo parlare dell'italianità della TLC. Riborda.