Garanzia Apple nei guai anche in Portogallo

In Portogallo Apple deve affrontare una denuncia simile a quella italiana per quanto riguarda la comunicazione sui termini di garanzia. Non solo: c'è anche un rivenditore che l'accusa di averlo fatto fallire.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Nuovi problemi legali per Apple, questa volta in Portogallo. La società deve affrontare due diverse accuse nel paese di Fernando Pessoa: la prima arriva da un'associazione dei consumatori e riguarda i termini di garanzia, mentre la seconda causa è mossa da un rivenditore che accusa l'azienda di averlo portato al fallimento.

La causa intentata dalla DECO, associazione per i diritti dei consumatori portoghese, non è dissimile da quella italiana: Apple è accusata di non informare adeguatamente i propri clienti riguardo al secondo anno di garanzia legale in Europa, spingendo così le vendite del piano di assistenza Apple Care in modo artificioso. Comunicazione poco trasparente quindi, che ha portato le autorità italiane a multare Apple per 900.000 euro.

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Rispetto all'Italia tuttavia c'è una piccola differenza: in Portogallo Apple spiega che la garanzia legale esiste e copre solo il cosiddetto "difetto di conformità", cioè quello che già esisteva al momento dell'acquisto. DECO invece afferma che in terra lusitana nel secondo anno di garanzia rientra ogni difetto che possa emergere, non solo quelli preesistenti (un tentativo fatto anche da Altroconsumo, a dire il vero). Apple inoltre sarebbe anche colpevole di non comunicare ai consumatori portoghesi la possibilità di ottenere uno sconto o la cancellazione del contratto in caso di prodotti difettosi.

Pochi giorni dopo questa denuncia un altro problema è caduto sulla testa dei dirigenti portoghesi di Apple. Stavolta la firma è quella della società Taboada & Barros, gruppo che controllava il rivenditore Interlog. Quest'ultimo è recentemente fallito, e la colpa sarebbe proprio di Apple, che ora deve rispondere a una richiesta più che sostanziosa: 40 milioni per danni.

Apple avrebbe ridotto artificialmente le forniture di prodotti a Interlog, portando quest'ultima azienda al fallimento. Dal 2007 l'azienda di Cupertino ha aumentato progressivamente la propria presenza nel paese come distributore diretto, e a quanto pare l'ha fatto soffocando i partner esistenti - che si erano costruiti una posizione nei precedenti 20 anni.

Il portavoce di TB, senza peli sulla lingua, ha dichiarato che Apple ha "usurpato i canali di distribuzione creati da Interlog", o che si è "impadronita del giro d'affari con la forza". I rivenditori ritengono quindi Apple direttamente responsabile delle mancate vendite, conseguenza diretta della scarsità nei rifornimenti. Il danno economico poi è dovuto anche a una revisione unilaterale dei margini concessi ai rivenditori, che è passato dal dodici al quattro percento.

Anche in questo caso abbiamo un precedente: lo scorso dicembre infatti il più grande rivenditore francese aveva denunciato Apple per concorrenza sleale. Forse un sintomo della rapidissima crescita dell'azienda, e dei problemi che ne derivano. Vedremo quali vie d'uscita troverà la casa di Cupertino: forse però i rivenditori farebbero meglio a farsene una ragione, e accettare il fatto che con la mela morsicata non si guadagnerà più come un tempo. Quanto alla garanzia magari sarebbe meglio se fosse Apple a cedere, adeguandosi a fare ciò che altre aziende hanno già fatto e cioè fornire un secondo anno di garanzia completa, anche se non è ciò che richiede la legge. Meno mal di testa per tutti, e soprattutto meno multe.